Capitolo 9: calm down.

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Non appena entrai nella macchina che ci avrebbe riportato al Quinto Settore, mio padre mi giardó con uno sguardo misto fra la compassione e il severo, non avrei saputo descriverlo.

-Perchè hai parlato con quella ragazza?- si riferiva a Melanie ed io sgranai gli occhi dallo stupore.

-È la figlia di Evans, eravamo amiche siano a neanche due anni fa.-

-Non importa, abbiamo deciso di lasciare il passato alle spalle.-

-TU hai deciso di lasciare il passato alle spalle.- marcai questa frase con la stessa acidità del veleno di una serpe.
Strinsi il braccialetto di mia madre con due dita, io non avevo lasciato assolutamente il mio passato alle spalle, era come se dovessi dimenticare anche lei nel passato.
Ma no, lei non era soltanto un ricordo, mi addolorava che mio padre stesso avesse dimenticato.

-Ashley.-

-No, papà. Smettila di decidere la vita anche per me, ormai posso fare da sola, so cavarmela.-

-Non sapresti cavartela là fuori, nessuno di noi è capace.-

-Come puoi dire una cosa del genere?-

-Perchè tua madre è morta, Ashley.- c'era fermezza nella sua voce ed un velo di tristezza. Nei suoi occhi vidi un bagliore di malinconia legata al pensiero di mia madre, mi mancava moltissimo.
Non era stato facile per nessuno dei due andare avanti dopo quella perdita, ma il progetto del Quinto Settore ci aveva avvicinato, più o meno...
Continuava a fissarmi dritta negli occhi senza più far parola, decisi di troncare il discorso lì.
Era inutile parlare inutilmente.
Scendemmo dalla macchina ed entrammo velocemente nella sede, dirigendomi subito nella mia camera, senza degnare di uno sguardo nessuno.
Arrivata in camera mi spogliai della divisa del Quinto Settore, volevo togliere dalla mia vista quel logo per un po.
Mi misi una vecchia maglia di mio padre che mi ricadeva fino alle cosce e mi andava larga, facendomi quasi da vestito. Comoda e con mille pensieri, ricaddi sul letto all'indietro e chiudendo gli occhi. Ero stanca di quella situazione, mio padre aveva già detto mille volte che tutto quello sarebbe 'finito presto'...ma non era vero.
Il mio monologo interiore fu interrotto dallo squillo del mio cellulare.

-Ah, chi mi rompe i...- lessi il nome sul display e risposi. -Victor.-

-Ashley Zabel, questa sera sarebbe disponibile per un'uscita clandestina?-

-Uscita clandestina?- risi a pensare a quel nome.

-Bhe, se tuo padre venisse a sapere che tu esci con me, mi ucciderebbe e tu finiresti in punizione. Non è vero?- stessi zitta e mugolai qualcosa di indecifrabile persino a me stessa, sorridendo.
Parlai con Victor per quasi un'ora, accordandomi sull'appuntamento e scherzando sulla mia 'entrata teatrale' nella partita della mattina.
Mi sentivo bene con lui, era la cosa migliore che mi fosse capitata in quel momento, poteva essere soltanto mio e di nessun altro.
Risi al pensiero di avere al mio fianco un ragazzo come Victor, da tutti ritenuto il classico 'cattivo ragazzo', ma a giudicare da quello che faceva per il fratello era tutt'altro.
Mi ero innamorata, non potevo farci nulla...

La sera per mia fortuna arrivó in fretta.
Mi misi qualcosa di comodo, optai per un paio di shorts di jeans e una canotta bianca, con sopra una giacca del medesimo colore.
Aprii la porta con attenzione, l'unico rumore che risuonava nel corridoio era il suo cigolio.
Con passo felpato e nascondendomi nel buio quando alcuni servitori passavano, arrivai fino all'uscita.
Corsi via, il più velocemente possibile ed arrivai fino al Ponte appena sopra al Campo al Fiume, dove vi trovai subito Victor.
Mi sorrise dolcemente e ci salutammo con un flebile bacio a stampo, prendendomi in giro poichè fosse talmente alto che dovevo mettermi in punta di piedi per arrivargli al viso. Non ero io bassa, era lui alto!
Mi prese per mano intrecciando le nostre dita e passeggiammo chiacchierando.

-Ti ha visto qualcuno uscire?- chiese un po preoccupato.

-No, sono stata silenziosa.- risposi con un sorrisetto furbo.
Mi spinse fra se e il muretto, incastrandomi fra loro due. Mi mise le mani sui fianchi, la fronte contro la mia e i corpi si toccavano, era la stessa sensazione che mi pervase quel mattino.
Mi bació con trasporto, quasi come se gli fossi sempre appartenuta.
Quel bacio mi diede piccole scosse che si innescarono il tutto corpo, gli portai le mani sulla nuca e cominciai a torturare i suoi capelli.

-I capelli...- mugoló ringhiando sulle mia labbra.

-Mi piacciono...- sorrisi e sentii le mie gote colorarsi di rosso e diventare più calde.
Stavamo per baciarci nuovamente, ma il mio telefonò squilló, interrompendo il momento più bello della mia vita.
Guardai il nome sul display e impallidii.

-Che succede?- Victor mi alzó il viso con due dita.
-Ashley?-
Lo guardai con preoccupazione e mormorai una parola che meglio non ripetere.
Lui subito non capii, ma poi gli mostrai il nome sul display:

"Papà"

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Where stories live. Discover now