Capitolo 16: io al posto suo.

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Passarono due giorni dopo che la squadra si dimezzó completamente. Il morale era basso e visto il completo divieto del calcio in tutto il paese, non avevamo luoghi dove poterci allenare o essere al sicuro da quelli dell'El Dorado.
Così, lasciammo tutto nelle mani di Fey e Wonderboat e tornammo ognuno nelle rispettive case, seppur mantenendoci in contatto.
Per questo due giorni dormì a casa di Victor.
Non avevo voglia di tornare a casa mia e affrontare mio padre, anche se ero consapevole di star scappando inutilmente: se voleva trovarmi, l'avrebbe fatto, e non ci metteva tanto a far 2+2 e scoprire dove fossi.
Quella mattina, infatti, mi risvegliai con almeno 5 sms da mio padre e altrettante chiamate, ma evitai di leggere e mi voltai verso il viso del mio fidanzato, entrambi eravamo ancora sdraiati sotto le coperte.
Mugoló qualcosa e poi aprii gli occhi.

-Buongiorno.- era così bello seppure con la bocca impastata. -Come hai dormito?-

-Benissimo...ma ora devo andare.- mi alzai e sentii Victor fare lo stesso, sedendosi sul letto.

-Dove vai? Sono solo le 8...-

-Devo tornare a casa.- mi tolsi quella maglia che mi aveva imprestato Victor e mi misi un paio di jeans e una felpa, anch'essa sua. -Mio padre mi stará cercando.-

-Vuoi che ti accompagni?-

-No, tranquillo.- gli stampai un bacio sulle labbra e poi uscii da Casa Blade. Casa mia non era molto lontana, qualche isolato e sarei arrivata, ma devo ammettere che durante quel breve tragitto pensai molte volte di fare marcia indietro e di affrontare mio padre un altro giorno.
Ma se continuavo a rimandare, alla fine non lo avrei mai fatto e sarebbe arrivato lui stesso a prendermi per i capelli e trascinarmi via.
Difatti, quando chiusi la porta in legno di casa, scese le scale come un furia.

-Ti pare questa l'ora di rientrare?! Ashley, non puoi fare sempre così, so benissimo che siete tornati due giorni fa, dove sei stata tutto auesto tempo!?- non sapevo cosa rispondere. Forse, dopo quella scenata quando ancora eravamo al Quinto Settore, quella fu una delle poche volte in cui vidi mio padre seriamente preoccupato. Aveva gli occhi sbarrati, i capelli disordinati e l'aria veramente stanca.
Non potevo fare a meno di sentirmi in colpa.

-Mi ha ospitato Victor...i-io non...- mi bloccai non appena vidi cambiare l'espressione di mio padre da preoccupata a quella di un omicida.

-A casa di Victor?- ancora un volta non risposi, ma lo schivai e andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.
Se avesse mai scoperto che avevo fatto l'amore con lui, mi avrebbe ammazzata.
Eppure, mio padre era furbo e sapevo che ci sarebbe arrivato da solo. -E dimmi, come è andata?- aveva quel tono sarcastico che avrei voluto sputargli l'acqua direttamente in faccia. -Raccontami, visto che a quanto pare della vita sociale di mia figlia non so più niente!-

-Ho 16 anni!-

-Non importa che tu abbia 16 anni Ashley! Ho giurato a tua madre di proteggerti, ma adesso non riesco più a capire chi tu sia!- urló. Urló talmente forte che le lacrime mi uscirono meccanicamente dal viso e mi accovacciai contro il mobile della cucina.
Aveva ragione, io non ero più la figlia che conosceva.
Ero parte integrante di Minerva ormai, mi stava cambiando, ma ció significava distruggere il legame con mio padre.
Era come se mi mettesse davanti a una scelta: o Victor, o mio padre.

-Ashley...- si avvicinó, ma glielo impedì visto che lanciai davanti a me il bicchiere di vetro che cadendo a terra andó in mille pezzi e sparse l'acqua sul pavimento.

-Stammi lontano...- dissi tra i singhiozzi.
Se si fosse avvicinato, non avrei fatto altro che metterlo in pericolo.
Ma lui desistì e mi abbracció comunque, accovacciandosi di fianco a me.
Non mi ricordo cosa mi disse, avevo troppi pensieri per la testa. So solo che dopo quella conversazione, mi addormentai esausta sul divano del soggiorno mentre mio padre ripuliva i frammenti di vetro sul pavimento.



Il giorno dopo, Arion mi invió un messaggio e ci ritrovammo tutti alla torre.
Mio padre mi seguì. Diceva che doveva parlarci e quando gli ho detto che non avevamo un posto dove allenarci, lui consiglió di andare al Giardino Imperiale, l'ex campo di allenamento oer i giocatori del Quinto Settore.
Insieme a mio padre, Celia e quei pochi che rimanevano della squadra, ci recammo al campo.
Ma quando arrivammo, trovammo Beta ad aspettarci.

-Si puó sapere che diavolo vuoi?!- chiese Fey. Come se sapesse già tutto, mio padre continuó a fissare la turchesina. Fu lì che mi ricordai del suo BRACCIALETTO TEMPORALE. Ecco perchè sapeva di Mark e cosa fosse successo! Rimaneva soltanto da scoprire chi fosse l'uomo incappucciato che glielo diede...o forse era una donna? Dai modi di fare e la corporatura non assomigliava affatto a un uomo.

-Semplice, sono qui per proporvi uno scambio...- sorrise sotto i baffi e spostó lo sguardo verso di me. -Non fare nulla all'allenatore Evans soltanto se ci consegnerete lei.- e con un movimento della mano, mi indicó. Instintivamente mio padre mise un braccio davanti a me e mi spinse dietro di lui, mentre Victor si affiancava in modo da farmi da scudo.

-No.- fu proprio lui a parlare. -Non accetteremo mai un baratto del genere!-

-Victor ha ragione!- si intromise anche Jp.

-Non vi consegneremo mia figlia, quindi se siete venuti per questo potete anche andarvene.- aggiunse poi mio padre.
Ma si stavano sbagliando.
Si stavano soltanto mettendo in pericolo e con loro anche l'allenatore Evans...

-Allora non mi resta altro che obbligarvi.- sorrise e alzó quello strano pallone bianco che avevano sempre i giocatori dell'El Dorado.
Un'altra luce si emanó, ma questa volta verde. In un batter d'occhio, tutti i ragazzi, mio padre e Celia, si piegarono in due da un'improvviso dolore alla testa.
Io non avevo nulla, come se non mi colpisse.
Era quella luce verde a farli stare male.
Ero io a farli stare male.

-A-Ashley...- mio padre si inginocchió tenendosi le mani sulla testa. -S-scappa Ashley!-

-Io non vi lascio qui!-

-Ben detto.- si intromise la turchesina venendo verso di me. -Quindi se non vuoi che li faccia stare ancora peggio, vieni con me.- pose una mano verso di me.
Fissai i ragazzi, piegati in due dal dolore, con quasi le lacrime agli occhi.
Non sapevo cosa fare.

-No-non muoverti!- fu Victor a parlare. Fissai i suoi occhi ambra, resi una piccola fessura dal male. Fui io quella che cominció a lacrimare, stavano tutti soffrendo e a causa mia.
La luce si fece più intensa e a giudicare dalle espressione dei ragazzi e un grido emesso da alcuni, il dolore si fece più forte.

-SMETTILA!- urlai in una crisi isterica. -Verró con te ma ti prego fermati! Non fargli del male!-
Lei sorrise e per la seconda volta tese una mano verso di me.

-Vieni qui Ashley.- sembrava quasi gentile, ma in fondo sapevo che non lo fosse.
Mi mossi nella sua direzione.

-Fermati!- Victor e mio padre urlarono con tutto il fiato che gli rimaneva.
Mi voltai quando arrivai di fianco a Beta, perchè se lo avessi fatto prima probabilmente sarei corsa indietro.
Non sono mai stata una ragazza coraggiosa.
Ma se in mezzo c'era il bene delle persone che amavo potevo acquisire il coraggio di un leone.
Beta abbassó il pallone e lo fece rotolare sotto il suo piede, mentre con la mano mi teneva dal cappuccio della felpa.

-Hai fatto la scelta giusta, mia cara.- mi sorrise per l'ennesima volta.
Sentii ancora una volta qualcuno che chiamava il mio nome, sicuramente mio padre, ma poi una luce bianca mi avvolse, portandomi via con Beta.

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora