Capitolo 18: perdita.

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Non sapevo cosa sarebbe successo, ne che cosa mi avrebbero fatto. Avevo avuto brevi periodi di conoscenza quando mi stavano trasportando in so quale luogo e quello che sentivo erano soltanto due braccia che mi portavano in braccio e un forte odore, simile alla benzina...
Avevo paura, fu la prima volta che desiderassi che mi portassero via da quel posto, anche lontano da mio padre pur di non sentire più la sensazione delle mani legate strette in una corda e la mia bocca tappata da un bavaglio lurido.
In quel momento riaprii leggermente gli occhi e le braccia erano legate dietro allo schienale della sedia su cui ero seduta, mentre i piedi erano liberi, cosa che non potevo dire della mia voce che era ancora soffocata da quel pezzo di stoffa.
Sentii delle voci, ma continuai a tenere la testa bassa, sia per non destare l'attenzione, che per far si che mi credessero ancora svenuta e cosicché parlassero senza problemi.

-Quando si sveglia quella ragazzina chiamami immediatamente.- era la voce di Zoolan, ma che rispose una persona che non subito non riconobbi. Poi, delle dita intrecciarono i miei capelli e rabbrividii a quel tocco ma cercai di non muovermi.

-Non penso ce ne sia bisogno signore...- sentii un tono di malizia e mi ricordai di quella voce, era quella del mio aggressore. Tiró i miei capelli e alzai lo sguardo di sofferenza rivelandomi sveglia. -La ragazzina era sveglia già da tempo.-
Cazzo.

-Pensi sempre di essere più furba degli altri, Blaze.-
Sgranai gli occhi.
Blaze? Quindi loro sanno...
Zoolan e il suo scagnozzo si lanciarono uno sguardo e con un cenno il primo disse all'altro di lasciarmi, togliendo la mani dai miei capelli e venendo davanti a me, così potessi vederlo.

-Sei stupita, ragazzina?- quell'altro ragazzo aveva un tono veramente viscido e crudele, che somigliava a quello dei classici bulletti della scuola superiore.
Guardai anche la stanza intorno a me: stranamente da come pensavo non era proprio buia, aveva delle vecchie luci che penzolavano piene di ragnatele sul soffitto e faceva abbastanza freddo. Scorsi anche qualche mobile nell'oscurita: ero in una vecchia abitazione, sicuramente.

-Falla parlare Kinishi.- fu Zoolan il primo a riprendere il discorso. -E quando ti avrà detto qualcosa vieni da me.- mi prese il viso fra una sua mano e mi guardó dritta negli occhi, facendomi rabbrividire. -Con lei fra le mani Axel Blaze e di conseguenza anche il mondo del calcio si prosterà ai miei piedi.- ghignó e la ultima frase fu seguita da una sonora risata da parte sua, che continuó fino a che non uscii dalla porta in fondo alla stanza.
Quando Zoolan se ne andó, l'altro prese una seconda sedia e si mise di fronte a me, con le schienale al contrario cosicchè potesse appoggiarsi con le braccia.
Con un movimento inusualmente delicato, mi spostó il fazzoletto togliendomelo dalla bocca e facendolo passare al collo.

-Allora.- sorrise e lo guardai attentamente. Sul volto aveva due cicatrici incrociate fra loro, che partivano dalle tempie e arrivavano alle guance opposte, passando per gli occhi neri come i suoi capelli. Faceva paura. -Perchè tuo padre ha deciso di unirsi al Quinto Settore?- non risposi. Anche sotto tortura non avrei tradito mio padre e i suoi ideali. Lui si mise a ridere dopo secondi di silenzio a vuoto. -Non hai più il bavaglio, puoi rispondere ragazzina...-

-Mi chiamo Ashley.- strinsi la mascella e continuai a fissarlo, anche se dentro di me stavo morendo di paura, era l'adrenalina che parlava.
Kinishi rise ancora di più e si alzó dalla sedia, spostandolo un pó più in là.

-Non volevo usare le maniere cattive Ashley.- e prima che potessi ribattere mi tiró uno schiaffo col dorso della che mi spaccó sicuramente il labbro, a giudicare dal rivolo di sangue che scivoló sul mento e poi cadde a terra.

~Axel's Pov

-Che cazzo significa che hanno preso Ashley?-
Austin stava davanti a me, in piedi nel mio ufficio e con gli occhi fuori dalle orbite.

-C'erano queste nell'ufficio di quel bastardo.- le posai le foto sul suo petto quasi con violenza, lui le prese subito e ebbe la mia stessa reazione.

-Lurido figlio di...- si contenne. -Che facciamo?-
Negai con la testa, stavo impazzendo e dentro di me avevo paura. Mi passai una mano sul viso e pensai a dove potessero aver portato mia figlia, rabbrividendo al pensiero di cosa le stessero facendo.
Sentii una mano sulla spalla e mi voltai, il mio secondo aveva uno sguardo che diceva rutto, quasi infuocato.

-La troveremo.- disse.

-Ho già perso Jocelyn anni fa, non posso perdere anche Ashley.-

-Non la perderai. Ce la siamo sempre cavata fino ad adesso.-
Non so perchè, ma quella frase mi fece saltare in mente il nome di una persona. Guardai Austin con speranza e andai a cercare il numero di telefono in mezzo a quelle scartoffie.

-Ma che stai facendo?-

Non gli risposi, fino a che non trovai il numero di telefono del Detective Smith in mezzo ai documenti.

Sii Forte. ~Inazuma Eleven Go~Where stories live. Discover now