21 ~ Bring me out!

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Fu allora che il biondo capì che restare a riflettere non avrebbe risolto nulla.

"Dobbiamo chiarire."

Si diresse a passi lenti verso la camera del castano, che, intanto, ascoltava la musica attraverso gli auricolari neri.

Una musica dolce, romantica e strappalacrime. Roba da femminucce.
On my own, si chiamava. Non la sua canzone preferita (che portava lo stesso identico nome), ma un'altra, cantata da un tale Ross Lynch.
Eppure la amava. Perché faceva capire che, nonostante la distanza, nonostante la solitudine, si poteva stare bene. E, in quel momento Eren quelle parole le sentiva penetrare fin dentro le viscere. Le percepiva in un modo tutto nuovo, come se gli appartenessero.

"And if it's only: me, myself and I.
Will I be fine?"

"E se sono solo: me, me stesso e io.
Starò bene?"

«Sì, starò bene. Devo stare bene» si ritrovò a dire, sottovoce, parlando a se stesso.

Improvvisamente gli squillò il cellulare.

Tolse gli auricolari e lesse il nome di colui che aveva interrotto quel momento di conforto interiore.

Numero privato.

Ciò bastò al ragazzo per attaccare, ma un insistente bussare alla porta lo fermò, appena prima che potesse rifiutare la chiamata.

«Chi è?»

«Armin! Posso entrare...?» urlò il biondo, dall'altra parte della porta.

Eren rifiutò la chiamata e, dopo aver fatto un respiro profondo, invitò il più piccolo ad entrare.

Quando Armin aprì la porta, trovò il castano voltato di spalle, che riponeva il cellulare in una tasca.

«Ciao» disse, incerto se fosse il modo più adatto per cominciare una conversazione.

«Ciao» rispose il più alto con una voce che, pur cercando di essere indifferente, tradiva l'ansia e il nervosismo che il ragazzo provava in quel momento.

Armin non disse nulla per qualche istante, tanto che Eren fu tentato di mandarlo fuori a calci, se l'unico motivo per cui era venuto era quello di infastidirlo con la sua presenza.

"La sua presenza... mi infastidisce?"

«Lo vuoi davvero?» chiese il ragazzo, fissando l'altro con i suoi grandi occhi azzurri pieni di nostalgia.

Eren sbatté le palpebre, forse per cacciare indietro le lacrime che, inconsapevolmente, cercavano in tutti i modi di uscire.

«Tu vuoi che ti faccia del male? No. Vedi? C'è un motivo se l'ho fatto.»

«Invece di autocommiserarti, dovresti impegnarti a controllarti. E non dirmi che ci hai provato ed è impossibile, perché so che tu puoi farlo. Solo che non ci hai provato abbastanza.»

«Le crisi ce le ho io, non tu. Quindi non dirmi quello che devo fare.»

Quelle parole arrivarono molto dure alle orecchie di Armin, che, alzando le sopracciglia, ricordò quello che era successo tempo prima, quando ancora non aveva la possibilità di vedere il mondo con i propri occhi e ciò che provava per Eren era ancora semplice affetto.

I'll show you the world [EreMin] IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora