21 ~ Bring me out!

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Armin camminava da ore ormai.
Era appena sorto il sole quando aveva deciso di uscire dalla stanza e fare un giro nel cortile all'esterno dell'ospedale.
Gli occhi erano rossi e gonfi, ancora lucidi e, a causa del vento fresco che gli accarezzava il viso, quasi aveva perso la sensibilità delle guance, bagnate dalle lacrime. Lacrime che da giorni non la smettevano di scendere.

"Pensa che l'ha fatto per te, Armin. L'ha fatto per proteggerti da ciò che lui è. Devi convincerti che lui è pericoloso. Quando ti sarai convinto, accetterai questa rottura."

Da quando Eren lo aveva mollato per il suo bene, Armin si ripeteva sempre le stesse cose dalla mattina alla sera.

Il dolore immenso che provava, a malapena lo faceva sopravvivere ancora.
Si era stancato di perdere le persone a cui teneva.

Le giornate erano diventate monotone e noiose senza la compagnia di quel ragazzo dagli occhi verdi che gli aveva stravolto la vita.
Si svegliava, piangeva, camminava, mangiava, dormiva (quando riusciva) e piangeva ancora, mangiava, faceva un giro, mangiava e dormiva di nuovo, con le lacrime agli occhi: una routine infinita, ogni tanto allietata dalla compagnia di Jean.

Jean sperava di avere una possibilità col ragazzo dai grandi occhi azzurri, ma si era reso conto che di questo passo sarebbe stato solo un ripiego. E aveva capito anche che, per quanto potesse consolare Armin, lui non l'avrebbe mai visto come qualcosa di più di un semplice amico.

Quando le gambe cominciarono a fargli male, Armin decise che era ora di tornare in stanza e fare colazione.

Anche Eren era sveglio, rinchiuso in camera ormai da giorni, e le poche volte che usciva, se incontrava l'ormai ex fidanzato, lo ignorava.

O almeno, Armin pensava ciò.

Per Eren quel sentirsi lontani, nonostante fossero così vicini, era una tortura. Ed era per questo che ora stava guardando il soffitto, picchiettando le dita sul materasso.

"Tra quattro ore me ne vado via da qui."

Eren prese in mano il cellulare e rilesse i messaggi che si era scambiato col padre.

Presto sarebbe uscito da quell'orribile posto.

Addio ospedale.

Addio medici.

Addio infermieri.

Addio Jean Faccia da Cavallo.

E soprattutto: Addio Armin.

Già... perché in fondo sapeva che quello sarebbe stato un addio.

"Non sono solo i medici a definirmi pericoloso. Lo fa anche Armin. E ha ragione. Preferisco accettare la realtà, piuttosto che rischiare di ferirlo."

"Eppure... non ce la faccio" pensò invece Armin, camminando per il corridoio che lo avrebbe portato in camera. "Se una persona ne ama un'altra, non deve scappare, ma deve lottare per averla. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli. Nonostante i difetti. Nonostante tutto."

Eren si mise in piedi e continuò a rimuginare, appoggiandosi al davanzale, con lo sguardo perso fuori dalla finestra.

"È inutile piangere sul latte versato.
Ormai quel che è fatto è fatto. E non accettare la realtà significa darsi per vinti ancor prima di affrontare la sfida."

Armin si fermò davanti alla porta della sua stanza, portando la mano sulla maniglia.

"Se non è capace di lottare per me, allora, forse, non mi ama davvero."

I'll show you the world [EreMin] IN REVISIONEWhere stories live. Discover now