15 ~ Memories

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Fate ASSOLUTAMENTE partire la canzone in copertina Call your Name Instrumental.


Eren camminava fianco a fianco con un'infermiera.

Intorno a lui c'erano altri ragazzi.

Si sentiva... osservato.

Per lui non era una novità essere considerato strano, pericoloso, o anche semplicemente "particolare".

Eren li ignorava. Ignorarli era stata una scelta che aveva fatto dai tempi della prima crisi. Anche a scuola.

Non aveva amici e non voleva averne, soprattutto se avesse potuto far loro del male.

Soprappensiero, Eren inciampò e cadde all'indietro, sbattendo la testa per terra.

Un ragazzo biondo e robusto quanto un armadio si avvicinò a lui.

Il castano fece una smorfia, quando lo riconobbe.

Era quell'energumeno bastardo che lo tormentava sin dai tempi delle medie.

Confuso, a causa della botta, Eren poté solo chiedersi il motivo per cui quel bullo del cazzo potesse trovarsi lì.

E quasi non l'ascoltava mentre lo prendeva in giro.

Non voleva assolutamente ascoltarlo. Sapeva già che sarebbe andata a finire male, altrimenti.

Eppure, pian piano che le offese si facevano più dure, Eren parve riscuotersi.

Sperava che qualcuno intervenisse prima che lo facesse lui, ma nulla.
Né medici, né infermieri, e nemmeno gli altri pazienti. Tutti restavano indifferenti. E fu allora che Eren decise di reagire.

Oh, quella decisione costò cara. E non solo a lui.

Non ne poteva più, così, non appena si alzò, si avventò su quel ragazzo, e i due iniziarono a picchiarsi.

L'infermiera chiamò il medico, ma quando quel ragazzo iniziò ad insultare Eren, e a chiamarlo "errore"...

«...allora persi la ragione» mormorò, stringendo gli occhi, mentre Armin gli accarezzava un braccio.

Iniziò ad urlare, ma lasciò che quel ragazzo lo picchiasse.

Quando vennero separati, Eren cominciò a correre per il corridoio, in preda al panico.

Quello non era più un ospedale.

Era l'inferno.

«I-Immagini orribili non la smettevano di perseguitarmi. Persino pazienti e medici erano diventati mostri... E quando presi le forbici, con la speranza di difendermi...»

Non riuscì più a dire nulla, tanto era scosso da singhiozzi.

Armin lo strinse a sé, accarezzandogli i capelli.

Eren affondò la testa nell'incavo del suo collo, lasciando che per l'ennesima volta, quel giorno, il suo viso fosse inondato da lacrime.

«I-Io... n-non volevo...»

«Lo so Eren, lo so» rispose Armin, baciando la tempia del più alto. «Sei stato provocato e nessuno ti ha aiutato. Pensa solo che è passato. Okay?»

Il castano annuì, stringendosi al fidanzato, poggiando la testa sul suo petto.

«Ti amo» sussurrò il biondo.

«Anche io... Vorrei solo che l'avesse capito anche lei.»

"L'avrà capito, Eren. Deve averlo capito. Ci starà osservando ora, da lassù. Come potrebbe non averlo capito?"

"Vorrei solo che mi perdonasse per averla delusa. Davvero sono una delusione per così tante persone?"

"Sua madre lo avrà già perdonato. Eren non lo saprà mai. Nessuno potrà mai saperlo. Ma lei probabilmente adesso si starà rammaricando di non essere riuscita a dire al figlio quanto gli volesse bene."

"Vorrei solo averle potuto dire un'altra volta che le voglio bene. Non gliel'ho mai detto abbastanza."

"Per me non sei una delusione, Eren."

"Non voglio più essere una delusione, mamma. Non lo sarò mai più. Ora che sei andata via, te lo prometto."

"Per me... non sei una delusione, Eren..."

I'll show you the world [EreMin] IN REVISIONEWhere stories live. Discover now