13 ~ Please, Mom, look at me

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QUANDO VI DÒ IL SEGNALE, FATE PARTIRE LA CANZONE CHE TROVATE IN COPERTINA DOPO L'IMMAGINE: MAGARI PIANGERETE DI PIÙ CON LA COLONNA SONORA DI SOTTOFONDO :)

Buona lettura


Erano passati cinque giorni.

Eren trascinava il biondo verso il parcheggio dell'ospedale, attendendo l'arrivo dei suoi genitori.

«Tra un po' saranno qui!»

Armin inspirava ed espirava ed era decisamente pessimista.

"E se non gli piacessi?"

"E se non fossero d'accordo perché sono un maschio?"

"E se mi impedissero di frequentarlo?"

Il ragazzo continuava a farsi queste domande, pensando tutto in prospettiva a dir poco negativa.

«Sono arrivati!» esclamò Eren, trascinando il biondo verso un auto di color grigio metallico.

"Dio, fa che vada tutto bene, ho un brutto presentimento!"

Il castano sorrise nel vedere la madre scendere dalla macchina e la salutò con la mano.

«MAMMA!»

«Eren! Da quanto tempo!» esclamò la donna avvicinandosi.

Il ragazzo mugolò, guardandosi intorno.

«E papà?»

«Purtroppo aveva una conferenza importante e...» in quel momento Carla spostò lo sguardo dal figlio al biondo accanto a lui, «...lui chi è?»

Armin si asciugò la mano sudata sul pantalone, prima di porgerla verso la donna, accennando un sorriso.

«Armin Arlert, signora. Lieto di fare la sua conoscenza.»

Carla strinse la mano del ragazzo, sorridendo.

«È un piacere, Armin.»

Eren deglutì, prendendo un grosso respiro e guardò la madre, agitato.

«Ma'. Avrei qualcosa da dirti...»

«Dimmi pure caro.»

Armin ritrasse la mano, riprendendo a sudare.

*fate partire la canzone in copertina Vogel Im Kafig*

«Io e Armin...» arrossì lievemente, «...stiamo insieme.»

Il biondo sviò lo sguardo, stringendo la mano del fidanzato, mentre Carla restò in silenzio, sbattendo le palpebre, per poi incrociare le braccia e decidersi a parlare.

«Tu...? Con un ragazzo...?»

La donna serrò la mascella, picchiettando le dita sul braccio.

«Qualche problema a riguardo?» domandò Eren, fissando freddamente la madre, con le sopracciglia aggrottate.

"Lo sapevo che non le sarebbe piaciuto saperlo" pensò il più basso, deglutendo il nodo che gli serrava la gola.

«Hai sempre combinato casini nella tua vita, e adesso te ne esci con questa storia che sei gay? Così! Tutto d'un tratto!»

«Mamma, io lo amo. Non posso farci niente.»

«Signora, mi scusi se mi intrometto, ma Eren da quando è arrivato non ha combinato alcun "casino". E non penso che essere gay possa essere considerato uno di questi...» intervenne Armin, rosso in volto.

«E Mikasa allora? Non era la tua ragazza fino a qualche mese fa?»

«Vuoi sapere la verità? Vi ho sempre presi per il culo. Io e lei non stavamo insieme. A me non piacciono le ragazze.» strinse a sé Armin, «Io amo lui per com'è. Mikasa e la sua fottuta ossessione per me mi stanno altamente sui coglioni.»

«NON USARE QUESTO LINGUAGGIO CON ME!» lo rimproverò Carla, accigliandosi.

«Ma quando era Zeke a usarlo non dicevi nulla.»

La donna sospirò frustrata.

«Questa era la grande notizia che volevi darmi?»

«Sì. E sai una cosa? Ho intenzione di sposarlo un giorno, se proprio vuoi saperlo. E avere una famiglia, insieme, con dei bambini. Ti basta questo?»

Armin guardò Eren, sgranando gli occhi, commosso e sorpreso allo stesso tempo.

«D-Davvero...?»

Carla scosse la testa, ridendo nervosamente, cominciando ad allontanarsi, per tornare alla macchina.

«L'ennesima delusione...»

«Se mi permette, signora, finché suo figlio ha dei sogni, degli ideali, delle passioni, non si può considerare una "delusione".»

Non ricevendo risposta, Armin abbassò lo sguardo, angosciato.

Eren si allontanò dal più basso per avvicinarsi di qualche passo alla madre, rompendo con le sue grida di dolore il silenzio, interrotto solo dal rombare di qualche veicolo.

«SAI UNA COSA MAMMA?! VAFFANCULO! NON SEI MAI RIUSCITA A VOLERMI VERAMENTE BENE, E SE MI AVESSI MOSTRATO UN MINIMO D'AFFETTO, MAGARI NON SAREI DIVENTATO COSÌ!»

Il castano lasciò scivolare qualche lacrima, combattuto. Voleva che quella donna se ne andasse, se non era in grado di comprenderlo. Ma voleva anche capire cosa davvero lei pensava di lui. Se l'aveva mai amato. E si ritrovò quasi a pregare.

"Dio, fa' che si giri."

"Mamma. Ti prego. Guardami."

E lei lo fece. Si voltò, molto lentamente, e incrociò lo sguardo del figlio. I loro occhi contenevano lo stesso dolore.

Ma Eren non fece in tempo a interpretare quella scintilla negli occhi della madre, perché un auto si abbatté su di lei con violenza, e la investì.

Potevano essere lacrime.

Poteva essere rabbia.

Poteva essere frustrazione.

Quella scintilla poteva essere qualsiasi cosa.

Ma Eren non l'avrebbe mai saputo. Nessuno avrebbe più potuto saperlo.

Cadde in ginocchio, con le lacrime che scendevano copiose sul suo viso.

Avrebbe voluto avvicinarsi. Scuoterla e portarla in braccio fin dentro l'ospedale, farla curare.

Ma in fondo sapeva che non sarebbe servito a niente.

Nulla sarebbe più servito.

Sua madre giaceva lì, immobile.

Era morta.


n/a:
ilysm

I'll show you the world [EreMin] IN REVISIONEWhere stories live. Discover now