Capitolo 26

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Jason stava provando a chiamare Sienna da un'ora ormai, ma ancora non aveva ricevuto nessuna risposta da parte della rossa.

Era davvero curioso di sapere dove diavolo fosse andata a finire e, in cuor suo, sperava che non si fosse cacciata in qualche guaio. 

Seduto sul divano dello squallido appartamento di Carl, affondò le dita tra i capelli, dandosi dell'idiota per come le avesse così spudoratamente mentito dopo tutto quello che lei aveva fatto per lui.

Lei lo aveva fatto uscire di galera, l'aveva reso migliore, gli aveva raccontato della sua vita privata, quel giorno nel bosco, senza avere la benchè minima paura di essere giudicata, e, infine, le aveva dato tutta sè stessa.

Si era forse dimenticato di tutto questo?

No, certo che no. Non avrebbe mai potuto dimenticare una cosa così grande e, soprattutto, non avrebbe mai potuto dimenticare quanto gli faceva bene stare con lei, averla al suo fianco.

Avrebbe dovuto dirle come stavano le cose fin dall'inizio, fin da prima del furto da lui commesso al Delirium.

Ma certo! Il Delirium! Come aveva fatto a non pensarci? Voleva parlare con lei, scusarsi, tentare di risistemare le cose, e allora quale posto migliore se non il suo posto di lavoro?

In fretta e furia, quindi, si alzò e afferrò il giubbotto di jeans dall'attaccapanni dietro la porta, prima di richiudersi quest'ultima dietro le spalle con un tonfo sordo e correre giù per le scale ad una velocità folle, col rischio di slogarsi una caviglia saltando di netto gli ultimi cinque gradini.

Una volta davanti all'insegna del pub, scrutò l'interno dalla vetrata, cercando la fiammante chioma di capelli tra i tavoli o dietro il bancone, ma l'unica persona che vide fu Chase, con la divisa del locale, il grembiule nero legato in vita e la sua pettinatura sempre impeccabile.

Come facesse Sienna ad essere amica di quel ragazzo, sempre così perfetto e maniaco del suo aspetto, ancora non riusciva a capirlo, tuttavia non era quello il momento di cercare la risposta al suo quesito. 

Quando entrò, gli occhi del ragazzo intento a preparare un caffè per una signora distinta e dall'aspetto elegante, si posarono su di lui riducendosi a due sottilissime fessure.

Gli faceva ridere come il modo in cui quel tizio provasse ad assumere un'aria minacciosa, andasse a finire sempre più nel ridicolo.

Tuttavia, non ci fece troppo caso, non era giunto fin lì per deriderlo.

<<Cosa vuoi McCann? Sai che, dopo quello che hai fatto, non sei il benvenuto qui>> disse subito il moro a denti stretti stringendo i pugni sul bancone.

<<Cerco Sienna. Dimmi dove posso trovarla e toglierò il disturbo>> replicò Jason guardandosi intorno nella speranza che, lei, facesse il suo ingresso in sala.

<<Sienna non è ancora arrivata>> rispose Chase riprendendo poi a servire la signora che aveva, per un breve istante, abbandonato.

Il biondo dal canto suo si stupì di quella affermazione. Controllò l'orologio, e, come sospettava, Sienna era in uno spaventoso ritardo.

<<Avrebbe dovuto essere qui da più di venti minuti. O avete cambiato i turni?>>

A quel punto, il moro si bloccò all'istante e controllò anch'egli l'orologio a muro affisso alla parete dietro di lui.

Quel bastardo aveva ragione. La ragazza avrebbe dovuto essere lì circa mezz'ora prima, eppure ancora non aveva fatto il suo ingresso. Strano, era sempre stata la più puntuale tra i dipendenti.

Redemption | Jason McCannDove le storie prendono vita. Scoprilo ora