Capitolo 8

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«J-Jason!»

La rossa stentava a crederci. La persona a cui, ultimamente, era rivolta la maggior parte dei suoi pensieri, ora era lì in piedi di fronte a lei, proprio al di là del bancone.

«Sorpresa di vedermi, Cooper?» domandò schietto il biondo con la sua solita sfacciataggine, accompagnata però da un ampio e sincero sorriso.
Per un attimo, Sienna pensò fosse un'allucinazione, era strano vedere il suo ex paziente lì, nel locale in cui lavorava come una matta da quattro anni, e non all'interno del penitenziario. Quindi, sbattè velocemente le palpebre per assicurarsi e convincersi di non essere effettivamente diventata pazza tutto in una volta.
E lui era ancora lì, la fissava con quegli occhi profondi, caldi e tenebrosi che la intimidivano ed allo stesso tempo attraevano più di qualsiasi altra cosa.
«Ti hanno rilasciato?» riuscì a chiedere poi, ma la sua voce era talmente smorzata dal caos che vi era in quella sala che Jason fece fatica a comprenderne il senso, tant'è che dovette sporgersi verso di lei per farsi ripetere la frase.
Grazie a quel gesto, la rossa potè sentire la fresca colonia indossata dal ragazzo entrarle fin sotto la pelle e inebriarla completamente. I loro volti erano molto vicini, separati solo da pochi centimetri, quando Sienna si ritrasse per afferrare da sotto il bancone una biro e un block notes che tenevano come riserva per ogni evenienza.

Le era venuta un'idea.

Tolse il cappuccio alla penna e, su di una pagina bianca, scrisse: ''se vuoi ed hai pazienza, possiamo parlare alla chiusura del pub''. Fece scivolare il foglio sulla superficie in legno verso Jason che dopo aver letto le fece l'occhiolino e poi, sgarbatamente, afferrò il cocktail già pronto del ragazzo accanto a lui, che in un momento di distrazione era voltato altrove, dirigendosi, poi, in mezzo alla sala alla ricerca di un tavolo, senza che gli occhi di Sienna lo abbandonssero un istante.

Chase, che era impegnato a servire e sparecchiare, aveva visto ogni cosa e si chiedeva con molta curiosità, e anche una punta di gelosia, chi fosse quel tizio in camicia bianca che stava parlando con la sua migliore amica fino ad un momento prima. Lo seguì con lo sguarso per tutto il tragitto che egli fece fino ad un tavolino non troppo lontano, e si fermò a fissarlo forse con troppa insistenza, ma decise di non dargli troppa importanza.
Con tutti quei tatuaggi e quella cicatrice sul viso procuratasi chissà come, gli riusciva difficile credere che un tipo così potesse piacere ad una ragazza come la sua migliore amica, sempre tutta curata ed ordinata, anche se non gli passò affatto inosservato il sorriso smagliante che lei gli aveva rivolto alla fine della loro breve conversazione, uno di quei sorrisi veri e spontanei che di solito mostrava solo a lui.

«Scusami, ho ordinato una tequila circa mezz'ora fa, ce la fai a portarmela prima di Natale?»
Una voce femminile e piuttosto stizzita, lo ridestò dai suoi pensieri, costringendolo a tornare immediatamente alle sue mansioni; avrebbe risolto i suoi dubbi in un altro momento.

***

«Quindi è qui che lavori», osservò Jason con finta ingenuità; in realtà sapeva bene che quello fosse il posto di lavoro della ragazza; era la prima cosa sulla quale si era documentato al momento della sua scarcerazione. Desiderava in tutti i modi poterla rivedere, solo che non sapeva se per lei fosse la stessa cosa, ecco perché preferì fingere che in quel locale l'avesse portato il caso e non la voglia che aveva di godere un po' della sua compagnia, di quella voce che per mesi gli era mancata.

Ormai erano circa le due di notte e il locale era era quasi vuoto. Le uniche persone rimaste erano quelle del personale, Jason e una coppia di amici che si stava accingendo a svuotare i loro bicchieri di birra.
La rossa, intenta a togliersi il grembiule, si voltò di scatto sentendo quella voce familiare. Sorrise ed annuì al ragazzo che aveva appoggiato i gomiti alla superficie di legno scuro e teneva in mano una banconota da cinque dollari.

Redemption | Jason McCannDove le storie prendono vita. Scoprilo ora