Capitolo 2

2.5K 171 31
                                    

La stanza in cui avrebbero effettuato le sedute era davvero minuscola; lunga tre metri e mezzo e larga altrettanti, ad occhio e croce, ma d'altronde in un luogo simile non poteva essere altrimenti: tutto era tenuto sotto la massima sorveglianza e sicurezza; in un ambiente più grande sarebbe stato difficile essere tempestivi in caso di pericolo.

«Prego, entri pure signorina Cooper», disse la direttrice tenendole aperta la porta. Lo stesso trattamento garbato non fu riservato al detenuto di cui la giovane avrebbe dovuto occuparsi, dato che venne spinto malamente nella stanza dall'operatore penitenziario che lo aveva scortato, il quale era grosso almeno il doppio di lui. «Se dovessero insorgere dei problemi di qualsiasi tipo, mi raccomando non esiti a fare un cenno. Robert e Patrick non esiteranno ad intervenire».

Detto ciò, la donna rivolse un'occhiata cordiale alla ragazza prima di indirizzare l'attenzione al biondo che si era già accomodato sulla sedia posta dietro al tavolino in plastica bianca. «Quanto a te McCann, vedi di non recare alcun fastidio», concluse, prima di girare i tacchi e tornare, presumibilmente, nel suo ufficio; gestire un carcere così grande non doveva essere certo un'impresa facile, era un lavoro che richiedeva molte energie, oltre che una brillantezza fuori dal comune e da quello che aveva potuto vedere Sienna nel poco tempo che aveva trascorso con la direttrice, alla donna non mancava, certo, nessuna delle due cose.

«Tanto in isolamento ci sono già», sussurrò Jason sorridendo una volta che furono rimasti soli all'interno di quelle quattro mura.

La ragazza si guardò un po' intorno, prima di appoggiare sul tavolo il fascicolo del giovane che ancora teneva tra le mani e sedersi anche lei, proprio di fronte a quel criminale.

Gli attimi che seguirono le sembrarono interminabili; il silenzio li avvolgeva e gli occhi del biondo puntati sulla sua persona non facevano altro che aumentare quel senso di confusione che da pochi secondi si era impadronito di lei. Non era certo una di quelle ragazze che si intimidivano di fronte ad un bel faccino, ma Jason aveva qualcosa, qualcosa che la metteva piuttosto in soggezione.

Da dove avrebbe potuto cominciare?

Si schiarì la gola, cercando di fare meno rumore possibile, anche se, a dir la verità, in quella stanza non volava una mosca, l'unico suono udibile era quello dei loro respiri. Aprì nuovamente la cartellina con i dati del ragazzo, il quale continuava a fissarla con irritante insistenza.

Sienna passò l'indice su ogni riga che scorreva, leggendo mentalmente ogni riferimento sul suo primo caso.

La parola omicidio compariva sotto la voce colpevole di.

Posò lo sguardo sopra la fotografia posta in alto a destra e la scrutò con attenzione. Lì, in quell'immagine, lo sguardo del biondo, che al momento del suo arresto era stato poco più che un ragazzino, sembrava triste e spaventato, e quegli occhi che solo poco prima le erano sembrati freddi, anzi glaciali, a discapito del colore caldo, erano i più malinconici che avesse mai visto. Non poteva credere che quella fosse la stessa persona che si ritrovava davanti.
Notò, inoltre, che la cicatrice sul lato sinistro del volto era già presente all'epoca; dedusse che, quindi, non dovesse essere il ricordo di qualche rissa avuta con un suo compagno di cella, come quella che lo aveva visto coinvolto quel giorno stesso.

Ancora una volta una breccia di curiosità la portò a chiedersi come se la fosse procurata.

«Bello, vero?»

La ragazza fece un salto per lo spavento. La voce del suo futuro interlocutore l'aveva colta di sorpresa, tanto era assorta ad osservare quel viso magnetico ed enigmatico.

«Come, scusa?» chiese, cercando di capire a cosa lui alludesse con quella domanda. Jason sorrise divertito, ed incrociò entrambe le mani prima di appoggiarle sul ripiano chiaro davanti a lui; l'attenzione di Sienna ricadde sulle manette che avvolgevano i polsi del ragazzo facendole ricordare che non stava avendo una semplice conversazione con un suo amico davanti ad una tazza di caffè. Tuttavia non volle farsi prendere dal panico che in molti, al posto suo, avrebbero avuto nello stare a così stretto contatto con un assassino; d'altronde da lì ad un anno quello sarebbe potuto essere il suo lavoro, tanto valeva farci l'abitudine e comportarsi di conseguenza.

Redemption | Jason McCannDove le storie prendono vita. Scoprilo ora