||Part.VII||

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«Siamo tornate?» chiesi come se mi aspettassi una risposta.

«Credo di sì, o forse no?» disse l'altra confusa.

«Aspetta... posso parlare con te?! Assurdo.»

«Si, ma è meglio se non lo fai ad alta voce. Sei la sola a sentirmi, sembreresti una psicopatica.» ridacchiò lei.

Una voce fece ancora capolino nella mia mente. Fenrir. Di nuovo.

"Sei qui, non credevo ci saresti riuscita."

«Mai sottovalutare chi ci si trova davanti.»

"Hai idea di quanto tempo è passato?"

«Non saprei... qualche minuto? Mezz'ora?»

"Sono passate cinque ore."

«Che cosa?! Impossibile...»

"Non sei ancora sveglia, ma lo sarai presto. D'ora in poi dovrai stare molto più attenta, anche se hai trovato la pace con la tua metà e ora siete in sintonia, non è da escludere che potresti perderla un'altra volta. I tuoi poteri stanno aumentando, ogni giorno ne avrai sempre di più."

«Questa volta sono pronta per qualsiasi cosa.» Dissi fermamente convinta. La mia voce era simile a un eco fortissimo.

"Inginocchiati e solleva il mento verso l'alto. Io sarò qui ad aspettarti quando avrai dei dubbi mia cara ragazza, fa attenzione. Questo è il sigillo Key moonstone."

«Io vedo solo una sfera di luce, nera e argentata...»

"Guarda meglio."

Allungai una mano e la sfera si trasferì nel mio palmo, poi, avvicinai quest'ultima sopra al petto.

«Non so perché lo sto facendo...» confessai.

Il Fenrir mi guardò e sorrise. "Farà un po' male"

«Cosa?» ebbi giusto il tempo di pensarlo che un dolore fortissimo mi bloccò il respiro. Sentivo le tempie pulsare come dannate, così cominciai a urlare straziata. La vita cominciò a scorrermi davanti agli occhi, percepivo tutto il peso delle mie sofferenze spostarsi insieme a tutte le mie emozioni e la mia forza, fu poco più di un minuto, finché tutto non confluì nello stesso punto, lì dove la luce era stata assorbita, proprio sul petto. Comparvero due lune, unite di schiena, nere. Tutto intorno c'era qualche goccia di sangue.

"Chiedi al Key moonstone di contenere i tuoi poteri, rivolgiti a lui se ne sentirai il bisogno. Questo sigillo ti aiuterà, ma il peso è ancora tutto sulle tue spalle. Buona fortuna."

«Aspetta, come funziona? Che cosa mi hai fatto? Perché sto sanguinando? Aspetta...»

«Ti prego basta, sono stanca!» urlai nella mia mente.

Sentii Chaos mentre mi suggeriva di calmarmi. «E' tutto finito.» disse. «Per ora.»

«Cos'è quella roba?!»

«Fermo Ryan!»

«Maledizione che dolore!»

«Sei ferito, smettila di muoverti, ci penso io.»

«Ha smesso di luccicare...»

«Ora! Portiamola giù, adesso!»

«Chaos, perché stai ridendo?» chiesi assonnata.

«Oh, ti sei svegliata bella addormentata. I tuoi due amici stanno tentando di tirarti giù. Poveretti.» rispose lei.

«In che senso stanno cercando di... come ci siamo finite quassù?»

«Odiosi mutaforma che giocano a fare le creature supreme, la verità è che di supremo non hanno proprio nulla. Sono come noi, punto e basta.»

«Non prendertela, tentiamo solo di capire come uscire da questa specie di... bozzolo?» dissi poco convinta.

«Ci deve aver scambiato per vermi, simpatico, o forse era simpatica?» riflettemmo entrambe.

«E' come Katya, nel senso che doveva essere una donna, almeno dopo aver abbandonato la forma da Fenrir... sembrava proprio una ragazza.»

«Dici che questa roba può bruciare?» domandò all'improvviso Chaos.

«Scopriamolo.» cominciai a prendere fuoco. Mai mi ero soffermata alla bellezza di quelle fiamme blu che mi ricoprivano dalla testa ai piedi, senza però bruciarmi, ne ero stata così terrorizzata finora.

«Wow. Lo stai facendo sembrare facilissimo... sarà merito della pace tra noi due?»

«Credo proprio di sì, o forse è che non ne sono più spaventata.»

«Penso siano entrambe le cose... sono bellissime.»

Udii un leggero sussurro, era la voce di Katya. «Erika?»

«Allontanati Tya.» così fece.

Riuscii a liberarmi con stile, in altre parole cadendo a testa in giù come un salame.

Bella mossa Erika, sei grande.

«Stai bene?!» Ryan era pallido, sembrava così preoccupato. Faceva tenerezza.

«Beh, si, certo... figuraccia a parte...»

Mi gettò le braccia al collo stringendomi con forza. In quel momento realizzai quanto mi fossero mancate le sue braccia, il suo profumo, e i suoi bellissimi occhi verdi.

«Mi dispiace da morire. Non avrei mai voluto lasciarti sola, so che è stupido da dire ma non sono stato io ad abbandonarti. Non l'avrei mai fatto. Lo sai vero? Ti prego non odiarmi. Stavo impazzendo, non riuscivamo ad avvicinarci allo specchio, siamo stati buttati giù milioni di volte mentre eravamo in volo, avevo cominciato a pensare che fosse finita per davvero, che non ti avrei più rivisto. Dio, non me lo sarei mai perdonato. Abbiamo fatto di tutto per venire ad aiutarti, ma eravamo sbalzati via ogni volta, sembrava impossibile finché tutto non è cessato di colpo. Credevo... di essere arrivato troppo tardi... e ora eccoti qui.»

«Ma tu stai... piangendo.» il cuore mi batteva a mille, come a voler uscire dal petto. Poi mi sollevai da terra e una volta in piedi, diedi a Ryan un abbraccio così pieno di sentimento che mi vergognai un po' subito dopo, ma senza staccarmi. «E' filato tutto liscio gattaccio, non preoccuparti più. Adesso sono qui con te, possiamo tornare a casa insieme finalmente.»

«Sicura di star bene Erika?» mi chiese dolcemente Katya.

«Sì, e non vedo l'ora di schiacciare un pisolino!» esclamai stiracchiandomi. «Voi state bene?» domandai mentre scrutavo attentamente le loro ferite.

«Sono solo graffi. Passeranno.»

«Sinceramente non credo di avere forza sufficiente per curarvi ora, ma non appena mi sarò rimpinzata di cibo ritornando piena di energie, vi rimetterò in sesto. Potete contarci.»

«Allora, si torna a casa?»

«Proprio così Ryan.» feci un enorme sorriso afferrando i miei due amici per mano. Ora rimaneva solo l'ultima battaglia, ma prima mi sarei potuta godere un po' d'affetto dalla mia adorata famiglia. Finalmente.





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