||Part.V||

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Una ragazza identica a me, se non per i capelli molto più lunghi, quasi come lo strascico mozzafiato di un vestito da sposa. Stava lì in piedi con il mento rivolto verso l'alto e gli occhi socchiusi. Il sole sembrava baciarne il volto e il vento soffiava fra i suoi capelli come se volesse accarezzarli senza scompigliarli. Sembrava più essere una pietra preziosa che una persona, forse il merito era di quel vestito color avorio che pareva esserle stato dipinto addosso.

Sì. Era proprio identica a me, se non qualche piccolo dettaglio. La pelle era molto più chiara, aveva un'aria strana. Averla di fronte bastava a incasinare le mie sensazioni, era come se m'inquietasse ma allo stesso tempo vederla mi faceva piacere. Mi Faceva sentire a disagio e a mio agio, come se fosse davvero possibile essere entrambe le cose.

Sdraiata su un fianco com'ero, non riuscivo a vedere cosa teneva in mano.

Mi tirai su sulle ginocchia, piegando leggermente la testa di lato, scrutando l'oggetto che teneva stretto fra le dita, sorpresa che ancora non si fosse resa conto della mia presenza.

Si girò a guardarmi qualche istante dopo. Aveva gli occhi completamente bianchi. Il suo viso era quasi inespressivo, almeno fino a quando le sue labbra non s'incurvarono come per incanto in un sorriso. Ricambiai subito con leggero imbarazzo. Era difficile guardarla. Come guardarsi allo specchio ma essere il riflesso e non la persona in carne e ossa. Quel pensiero fece tornare l'inquietudine che se n'era andata, non appena la ragazza mi aveva graziosamente sorriso.

«Sei uguale a me, solo più bella...» dissi. «Strano...» per un attimo ebbi la sensazione di non essere reale. Di essere nel corpo sbagliato, come se avessi dovuto trovarmi dentro di lei e non di fronte. Questo pensiero bizzarro mi portò ad abbassare lo sguardo, prima di chiederle chi fosse.

Il sorriso le morì sulle labbra. Si avvicino a me ed io non fui in grado di muovere nemmeno un muscolo. Con una mano, fece cenno di alzarmi in piedi, poi, di dispormi esattamente davanti a lei. Obbedì come se non potessi farne a meno.

«Ci conosciamo?» mi morsi subito la lingua per quella domanda inutile e stupida.

Portandosi l'indice sulle labbra fece per zittirmi, sempre continuando a fissarmi.

Restammo ferme tutte e due finché il mio ginocchio non diede piccoli segni di cedimento con un lieve tremolio, che l'altra imitò alla perfezione.

Sgranai gli occhi per lo stupore e lei fece lo stesso, contemporaneamente.

Mi raddrizzai facendo un respiro profondo, reagì allo stesso modo per la terza volta.

Allungai il braccio portando la mano proprio anteriormente alla mia e alla sua faccia. Stavolta non fui sorpresa di veder ricreare alla perfezione anche quei movimenti.

«Perché lo fai?» Chiesi curiosa. Non ricevendo una risposta feci per avanzare verso di lei, ma a gran velocità mi anticipò, trapassandomi come se fosse fatta di fumo, arrivando alle mie spalle.

«Come hai fatto?» domandai sorpresa. Di certo non me lo aspettavo.

Lei scosse la testa, mimando appena le parole "Fai troppe domande", appoggiò le mani sulle mie spalle con una forza che non pensavo potesse avere. Come poteva infondo? Mi era passata attraverso come un fantasma, ma riusciva comunque ad afferrarmi. Almeno adesso ne ero quasi certa, quella non potevo essere io.

«Sei un demone non è così? Sei come Sapphire, puoi entrare nei sogni, non ho forse ragione?» dissi con voce roca.

La ragazza mimò di nuovo delle parole, stavolta disse "Si e No. Hai ancora troppa paura."

Irritata e spaventata mi dimenai come una matta. Non appena le sferrai un calcio, che però andò a vuoto, mi lascio andare e d io finì per cadere per terra, seduta, sotto il suo sguardo penetrante come la lama di un pugnale.

Another Strange WorldWhere stories live. Discover now