•Avvertimento o trappola?• ||Part.I||

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Erano passate altre tre settimane e stranamente nessun attacco. L'ultima volta che avevo avuto un incontro con i miei amici era stato tre settimane prima, quando avevo fatto piangere Allison, che da allora non mi avevo più rivolto la parola né degnata di uno sguardo proprio come aveva deciso di fare anche Logan, e mio fratello mi aveva lasciato dicendomi che non si sarebbe arreso, dopodiché però non avevo visto nemmeno lui e Garrett per tutto questo tempo. Nemmeno in giro per casa. Dio se mi mancavano, stavo malissimo.

Poggiai la mia divisa sul letto intatto. Non dormivo da un po', sia per gli allenamenti sempre più frequenti, sia perché i miei pensieri non mi davano pace. 

Mi preparai in fretta, Fasciando accuratamente il mio polso sinistro con una benda bianca pulita, aggiungendo poi qualche cerotto qua e là sulle piccole ferite riportate il giorno prima e quelli prima ancora, sistemandoli in modo da farle vedere il meno possibile. 

Mi guardai allo specchio, ero pallida come un lenzuolo. Avevo un livido enorme che dal collo portava fino alla clavicola, e nonostante avessi tentato di coprirlo con l'uso del fondotinta, risultava ancora abbastanza evidente. Decisi allora di utilizzare una sciarpa oltre alla mia solita collana, certamente mi avrebbe aiutato parecchio. Mancavano ancora cinque minuti, poi sarei andata di sotto per andare a scuola. 

  «Emerald vuoi un po' di coccole?» chiesi al mio piccolo animale domestico. A volte Emerald  sembrava capirmi. Mi dava ascolto come se fosse un essere umano, mi ero affezionata così tanto a lui e il merito era di Logan. Senza preavviso le lacrime avevano cominciato a solcarmi il volto con prepotenza. Avevo la spietata voglia di abbracciarli. I miei amici mi mancavano da impazzire e trattenere le emozioni non era mai stato così difficile per me, ma forse questo dipendeva dal fatto che fino a poco tempo fa nemmeno sapevo cosa volesse dire avere degli amici, una vera e propria famiglia. Non conoscevo l'amore che si poteva provare per gli altri ero sempre stata sola, ignorata, e non era mai stato un problema per me fino a quel momento. Provavo un amarezza e un senso di vuoto indescrivibile.

Emerald era scivolato accanto a me e mi guardava dispiaciuto ed io mi sentivo per qualche strano motivo colpevole per il suo dispiacere.

 «Va tutto bene.»  dissi accarezzando il suo morbidissimo pelo grigio. «Capita a tutti di avere questi momenti, ma passano così come passa il tempo.» gli sorrisi. «Vado a scuola.»  dissi prima di sollevarmi in piedi.

«Sei sicura di voler proprio andare?» mi chiese Eleonor.  «Certamente.» risposi io.

  «Non mi sembri molto in forma piccola...»  replicò lei. 

Aveva ragione, era ciò che io stessa avevo avuto modo di constatare allo specchio poco prima. «Tranquilla, starò bene.» dissi, rivolgendole un piccolo sorriso per tranquillizzarla.

  «Per qualsiasi cosa può chiamare me. Lo sai anche tu Erika no?»   

 «Certo Jack. Lo so bene.» confermai io.

  «Almeno fai colazione oggi, ti prego...» 

 «Veramente io non ho molta...»

  «Portala con te in macchina, mangerai mentre andiamo.»  Presi il sacchetto con la mia colazione e lo portai con me.   

«Ragazzina, non hai una bella cera...» Era preoccupato? «Sono solo... Stanca. Tutto qui.»

  «Ecco a proposito di questo, Blake e Ezra pensano che sia meglio fare una pausa.» 

Cosa?! «Per quale motivo? Hanno forse problemi? Potrei comunque allenarmi con te in questo caso...» dissi seccata.

  «No Erika. Il problema è il tuo.»  Mio? «Da quando hai avuto quella discussione con Kyle e i tuoi amici ti sei allenata sempre di più senza sosta. Non ti fa bene continuare così.»

Another Strange WorldOnde histórias criam vida. Descubra agora