||Part.III||

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Mi feci coraggio alzandomi finalmente in piedi. Il panorama che mi trovavo di fronte agli occhi era senza dubbio spettacolare, ma non era il momento giusto per rimanere incantata da così tanta bellezza. Dovevo capire dove e com'ero arrivata fin lì, e sopratutto perché. Andai avanti a passo lento dirigendomi verso il lago. Il silenzio rendeva quel luogo ancora più bello, l'unico rumore che di tanto in tanto si udiva, era il fruscio del vento. Mi avvicinai ancora per poter guardare con più attenzione e finì per scorgere uno strano sasso in mezzo a quelle acque cristalline. Ero decisa più che mai a vederlo da vicino, c'era qualcosa che mi spingeva ad avvicinarmi, come se qualcuno mi stesse chiamando da quella direzione. Era come se il mio corpo si muovesse da solo. Continuavo a camminare, nemmeno l'acqua era riuscita a fermarmi, ci stavo dentro senza nemmeno essermene resa davvero conto. Cosa mi stava succedendo? Non riuscivo a stare ferma, come se la mia volontà non bastasse, c'era di più. Giunsi fino in fondo. Toccai il masso col palmo della mano come per accarezzarlo dolcemente. Era freddo come il ghiaccio. Mi diedi la spinta con entrambe le braccia per salirci sopra, così facendo mi accorsi di una parola incisa sulla sua superficie, "μακάρι".
«Si legge "makári" é greco. Vuol dire desiderio.» disse una voce alle mie spalle.
Mi schiarì la voce in modo da apparire il più tranquilla possibile. «Sei la voce di prima.. Ti riconosco..»
«Ah, così adesso sarei "la voce"» incredibile. Era davvero odioso. «Beh, almeno si può dire che facciamo progressi.» Decisamente irritante.
«Dimmi chi sei.. »
«Dovrai capirlo da sola. Sai un tempo eravamo molto amici noi due, ma poi ti sei dimenticata di me e degli altri, e a quanto pare anche di te stessa.»
«Impossibile! Io non dimentico nessuno. Ti stai sbagliando!» Mi stava sicuramente confondendo con qualcun altro, ovvio. Non poteva essere altrimenti.
«Sei stata indotta a dimenticare. E' tutta colpa loro.»
«No no, fermo. Gli altri? Loro? Cosa stai blaterando? Non mi costringere a chiamare i miei fratelli, potrebbero anche avvertire la polizia!»
«Hahaha, seria? Mi pare che tu non abbia un buon rapporto con loro o sbaglio? Da piccola mi raccontavi spesso di voler andare lontano insieme a me.»
Che cosa avevo appena sentito con le mie orecchie?
«Adesso ho capito chi sei. Brutto stalker, maniaco, pervertito. Vuoi entrare nella mia testa, e dio solo sa cosa altro vuoi farmi. Vedi di stare dove sei non credere di poterti avvicinare.»
«ehi no, aspetta, cosa!? Ma cosa stai dicendo!? Io non voglio fare nulla di quello che pensi. Ho una ragazza bellissima non potrebbe mai importarmi di una come te!»
«Come scusa? Stai dicendo che sono orribile? Ma come osi!»
«No, io non stavo affatto dicendo questo, per favore smettila di fraintendere! Tu sei semplicemente stupenda..»
«Oh, grazie.. Ma resti sempre un maniaco che sta ancora cercando di provarci..»
«Sei senza speranze, dico sul serio.» Beh, si stava davvero impegnando per farmi infuriare. «Non ho più intenzione di risponderti.»
«Ma sentila, che marmocchia!»
Mi sedetti sull'enorme pietra sotto di me appoggiando la testa sulle ginocchia che circondavo con le braccia. «Senti, io voglio solo tornare a casa.. Si sta facendo buio e la mia famiglia sarà preoccupata. Domani dovrò affrontare tante cose, di certo sarà una pessima giornata. Voglio andare a dormire e starmene tranquilla almeno per stasera.»
«Non ti metterai a piangere ora spero.» il suo tono di voce ora era più tranquillo, quasi preoccupato.
«Dici di conoscermi, dovresti sapere che io non piango mai»
«Beh, una volta lo facevi, perché ora non più? » Non sapevo a cosa si riferisse, non conoscevo nulla di lui né riguardo agli altri a cui alludeva, ma in quel momento fu come se sentissi lo strano bisogno di parlarci, mi veniva così naturale che non riuscì a resistergli.
«Non ci riesco da molto ormai.»
«Io ti aiuterò, promesso.» Nell'istante in cui sollevai la testa per guardare verso l'albero da cui la voce proveniva, una folata di vento fece volare in aria una dozzina di foglie. Vidi a mala pena un'ombra dissolversi. Era tornato il silenzio, ma stavolta era diverso, faceva quasi paura. «Ehi! Non lasciarmi qui da sola!» Non ricevetti nessuna risposta. Ammetto che stavo iniziando a spaventarmi perché da lì a poco tutto piombò nuovamente nel buio, la pietra sotto i miei piedi scomparve ed io fui inghiottita dalle stesse acque cristalline che ora apparivano nere come l'inchiostro. Non riuscivo a respirare così chiusi gli occhi e mi abbandonai alla corrente che mi trascinava sempre più giù. Non speravo che qualcuno mi salvasse, non potevano sapere dove fossi finita. Chissà perché ero lì, forse era destino?
«Ti prego fidati di me.» Queste furono le ultime parole che riuscì a udire. Mentre delle mani calde mi legavano qualcosa intorno al collo. Ormai ero abbandonata a me stessa, non avevo nemmeno la forza di dimenarmi per sottrarmi a quest'ultime.

Another Strange WorldWhere stories live. Discover now