||Part.II||

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«Erika, in piedi!»
«Ancora cinque minuti, ti prego.»
«Oh, va bene principessina.»
«Ehi, che fai, fermo!» esclamai volando giù dal letto.
Alla faccia della protezione.
«Buongiorno!» disse sarcastico.
«Giuro che se ti prendo ti uccido.» gli ringhiai contro.
«Ragazzi, è ora.» annunciò mia madre entrando dalla porta della stanza.
«Avete dormito insieme?»
«Sì.»
«No.»
«Bugiarda.»
«Pervertito.»

«Forse non ve ne siete accorti ma, i letti sono due.»
«Cosa?» eh?
«Quello non è un matrimoniale tesoro, sono il mio letto e il tuo messi insieme. Ho sempre tenuto un letto per te, sapevo che mi sarebbe servito, ma poiché finora ho sempre vissuto da sola, per avere più spazio, così da dormire più comoda, li ho avvicinati usandoli come letto unico.»
In quel preciso istante mi tornò alla mente la scena successa poco prima che mi addormentassi.
«Avresti dovuto dirlo prima mamma.» le feci notare esasperata.
«Scusa.» ridacchiò lei.
«Mangiate, forza. Poi inizierete a cercare gli specchi.»

«Hanno un ordine preciso?»
«Bella domanda tesoro mio.» disse facendomi scivolare un piatto pieno di uova e bacon sotto il naso, ed io la ringraziai. Morivo di fame.
«Il primo specchio che dovrai trovare è quello che porta inciso la parola sóma.»

«E' una parola "greca", vuol dire corpo.» intervenne Ryan. «Il greco è la mia specialità.» Era stato lui a tradurre per me le parole incise sulla roccia del lago. Questa lingua possedeva dei caratteri diversi dalla nostra, e questo la rendeva illeggibile per coloro i quali non la conoscevano.

«Non è un nome stupido?» chiesi.

«Assolutamente no, è sensato.» ribatté come se la mia domanda l'avesse in qualche modo ferita.

«Perdonami.»

«Si chiama così perché il primo dei tre è stato creato per allenare il fisico. Il secondo si chiama kardiá, vuol dire cuore. Questo invece è stato creato per mettersi il cuore in pace. Può sembrare una cosa poco importante, ma non si deve mai dare per scontato che il nostro cuore è una delle parti più forti che possediamo, e che come le altre deve essere anch'esso addestrato. Il terzo, come già ti avevo detto in precedenza, è il più pericoloso, e porta il nome divasanistírio antanaklátai, conosciuto a noi come tormento riflesso.»

«Perchè si chiama così?» Il solo nome mi rendeva inquieta.

«Perchè lui non è come gli altri, lui è il più meschino, il più spietato e manipolatore. E' inesorabile.»

«E' una pessima notizia...» Una vera tragedia. «Ma ahimè, non posso tirarmi indietro.» anche se lo vorrei tanto.

«Erika, non deve essere così per forza. Se questo destino non lo accetti, se non lo vuoi, puoi cambiarlo. Puoi scegliere.»

Guardai Ryan, aveva i pugni serrati e mi guardava intensamente. «Non lo cambierò di certo scappando, e poi, questa è una mia scelta.» come poteva non esserlo. Di mezzo non c'ero solo io ma un'infinita di persone, quelle cui tenevo, e quelle che nemmeno conoscevo e che mai avrei potuto conoscere da morte.«Sei sicura quindi? » mi implorò con sguardo supplichevole, ma per quanto volessi lamentarmi tra le sue braccia e piangere dimostrandogli il terrore che provavo, mi limitai a sorridergli. «Sì.» Voglio passare un'infinità di tempo con te. voglio provare a salvarli tutti. Voglio salvarti, e se non dovessi riuscirci, solo allora mi accontenterò di morire, pur che sia accanto a te.

Mi sollevai in piedi. «Andiamo?»

«Andiamo.»

«Sei sicuro che questa sia la strada giusta?»

«Ovvio che è così, per chi mi hai preso.» Era così piacevole stare spalla a spalla con lui, così tanto che non pensavo alla mia imminente battaglia da quando avevamo lasciato la casa della mamma.

Another Strange WorldWhere stories live. Discover now