Il mercoledì di quella settimana Chase si decise, finalmente, a fare il suo rientro a lavoro. Sienna avrebbe voluto accoglierlo saltandogli in braccio quando lo vide varcare l'ingresso, ma si trattenne pensando a com'erano andate le cose l'ultima volta che si erano visti -il giorno in cui le confessò di amarla e subito dopo si baciarono- e ritenendo che quel gesto avrebbe potuto essere interpretato da lui in maniera diversa da come lo interpretava lei o, ancor peggio, che Jason avrebbe potuto vedere la scena e interpretare male.

Sì, perché adesso iniziava a preoccuparsi anche di cosa il biondo potesse pensare.

Così, si limitò ad avvicinarsi a lui che le sorrise mentre si legava in vita il grembiule con il logo del locale.

Sembrava tranquillo, o almeno così pensava Sienna.

Nei giorni precedenti gli aveva lasciato diversi messaggi e lui le aveva risposto, ma erano per lo più state chiacchiere di circostanza.

La giovane non poteva fare a meno di chiedersi se si ricordasse di quella notte o, se invece, fosse stato troppo ubriaco per farlo. Non aveva toccato quell'argomento durante le loro conversazioni, non era una cosa di cui avrebbe potuto parlare per messaggio.

Perciò, seppur con un po' di timore, si fece coraggio e andò incontro all'amico per scoprire quali ricordi avesse di quella sera nemmeno troppa lontana.

«Ciao», gli disse, una volta giunta ad una distanza ravvicinata.
«Ehi, Sienna», le rispose Chase con un cenno della testa.

Fino a qui tutto bene.

«Qualcosa non va?» chiese lui.

Assurdo. Doveva essere lei a fargli quella domanda.

«Come?» sbattè le palpebre la rossa.
«La tua faccia», osservò, «Sembri preoccupata».

Non rimase stupita da quella sua affermazione, non poteva nascondere niente, non a lui. Chase la conosceva meglio di quanto non conoscesse se stessa, ma questo non sempre era un bene.

«No, no, è tutto okay», disse lei cercando di assumere il tono più sicuro possibile, «Solo... Mi chiedevo se ricordi qualcosa dell'altra sera, quando ti sei ubriacato...»
«No, merda, perché? Ho fatto qualcosa di sbagliato?» domandò, la preoccupazione sul suo volto.

"Qualcosa di sbagliato" era la definizione giusta per descrivere quello che c'era stato tra di loro.

«Sienna, se è così devi dirmelo...» insistè lui vedendo l'esitazione a rispondere della ragazza.
«Tu...» avrebbe voluto dirgli di quel ti amo, di come per un attimo aveva sciolto il suo cuore per quella confessione e di come da stupida aveva ricambiato quel bacio che lui le aveva dato. «No, niente, non preoccuparti», fu la sua risposta. Del resto, non c'era motivo di ricordarglielo, soprattutto perché questo avrebbe significato farlo soffrire e lei non voleva che accadesse. Era una fortuna che si fosse dimenticato tutto e che lei potesse, così, tornare ad avere il suo migliore amico.
«Menomale», tirò un sospiro di sollievo passandosi una mano tra i capelli, «Adesso è meglio che vada, Alan vuole vedermi».
Sienna annuì, «Certo».
«A dopo», le disse infine lasciandole un bacio sulla nuca prima di allontanarsi in direzione dell'ufficio.

La verità, che sapeva solo lui, era che stava mentendo: non avrebbe potuto dimenticare quello che era successo.

***

"Hai cinque giorni."

Le parole di Tom erano come un disco rotto nella testa di Jason.

"Fallisci e ne pagherai le conseguenze."

Non voleva avere niente a che fare con lui, con Samuel o con gli affari loschi in cui si era invischiato quel vile di suo padre.

Ma non voleva nemmeno morire.

Non adesso che aveva cominciato a vivere, non adesso che aveva...

Scosse la testa: lui non aveva proprio niente e nessuno.

Era solo, come lo era sempre stato.

Solo contro tutto e tutti.

Ora, i cinque giorni di tempo sarebbero terminati l'indomani, ma lui non sapeva come trovare i duemila dollari che quel tirapiedi gli aveva chiesto.

Aveva messo dei soldi da parte, nelle settimane in cui aveva iniziato a lavorare al Delirium, dato che alla maggior parte delle spese pensava Carl, ma non bastavano a coprire quella cifra e non voleva nemmeno chiedere aiuto all'amico che sapeva avere già i suoi problemi.

Continuava a pensare, pensare e ancora pensare.

Poi, ebbe un'illuminazione.

Guardò il registratore di cassa posto non lontano dalla sua postazione. Quella sera toccava a lui chiudere il locale e, visto l'elevato numero di clienti che vi era stato durante la serata, pensò che il guadagno dovesse ammontare alle stelle.

Ormai era notte fonda e tutti i suoi colleghi se ne erano già andati, perciò non lo avrebbe visto nessuno se avesse preso dei soldi.
Lentamente, si avvicinò all'oggetto, quando una mano poggiata sulla sua spalla per poco non lo fece sobbalzare.

Si voltò di scatto: era Sienna.

Cazzo, non se ne era andata insieme agli altri?

«Ehi, io sto andando a casa, vuoi un passaggio?» domandò la rossa sorridendo al biondino, ignara delle sue intenzioni.
«Ehm, no, vai pure, io finisco di sistemare il locale», le rispose con l'ansia che gli scorreva nelle vene.

Il sorriso sul volto della ragazza svanì; non era certo questa la risposta che sperava di ricevere. «Uhm, okay... Allora ci vediamo domani?»
Lui annuì sforzandosi di sorridere e non di sudare freddo come invece stava per fare, «A domani» disse, prima di lasciarle un fugace bacio a fior di labbra per salutarla.

Aspettò che fosse uscita dal locale da un po', per sicurezza. Non voleva che lo vedesse fare quello che aveva intenzione di fare, non voleva deluderla e distruggere, così, l'immagine che si era fatta di lui, quella del ragazzo che stava cambiando ed era sulla via della redenzione.
La redenzione doveva aspettare, pensò Jason, perchè, seppur con un enorme macigno sullo stomaco, simile al senso di colpa, rubò quei maledetti soldi dell'incasso.

Redemption | Jason McCannحيث تعيش القصص. اكتشف الآن