Capitolo 38

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Mi voltai per capire cosa stava succedendo.
Nathan mi aveva appena chiamata e io avevo appena avvertito qualcosa nello stomaco.
Mentre lo stavo raggiungendo, iniziai a sentire un nodo alla gola.
《Cosa succede?》, gli chiesi allarmata.
《Guai》, si limitò abbassando lo sguardo.
Non chiesi altri e corsi verso l'ufficio di Miranda dove notai abbastanza agitazione.
Riconobbi immediatamente la riccia con i capelli rossi e poi un uomo alto, evidentemente suo padre.
Victoria agitava le mani e urlava contro Miranda.
Quest'ultima si difendeva dicendo di abbassare la voce, da quel che avevo capito leggendo il labiale.
Quando fui abbastanza vicina, notai altre due figure a me familiari che non avrei mai voluto notare.
C'erano anche i miei genitori.
Mia madre si sorreggeva la testa con una mano e mio padre stava a braccia conserte, entrambi con un'espressione seria e minacciosa.
Mi preparai a subire rimproveri, punizioni, proibizioni...
Mi preparai a fare guerra.
Appena mia madre mi vide, mi venne incontro correndo e mi prese per il braccio furiosa.
Mi trascinò dal resto della gente che ci guardava allibita.
《Come ti sei permessa? Cosa hai combinato?》, urlò come fosse stata esaurita.
《Signora, la prego...》
Mia madre non lasciò terminare la frase di Miranda e continuò a sgridare me, che stavo lì impalata con il cuore a mille.
Non mi importava un bel niente delle sgridate o di ciò che avevo combinato.
Volevo sapere cosa sarebbe successo a Power, perché io non lo avrei lasciato andare.
Oltre a mia madre si aggiunse anche Victoria.
《Come ti sei permessa di avvicinarti a lui?》, sembrava una pazza isterica.
Mentre urlava i suoi capelli volavano dappertutto e io morivo dalla voglia di afferrarli e tirarli via tutti.
《Come ti sei permessa di maltrattarlo?》, mi avvinghiai su di lei.
Alla mia domanda, sia lei che il padre impallidirono e si guardarono l'un l'altra cercando risposte che non arrivarono.
Victoria si scostò da me facendo dei passi indietro, ma non volle arrendersi.
《Come ti permetti, ragazzina?》, mi gridò il padre.
Mia madre mi afferrò con le mani e mi tirò indietro.
Se fossimo state sole un bel ceffone non me lo avrebbe tolto nessuno.
Per lei ciò che contava era solo l'educazione, ma io ero stanca morta di quell'educazione.
Se mi comportavo bene a scuola era solo per mia madre, altrimenti avrei sempre risposto male ad ogni professore.
E in quel momento sentivo che avrei potuto commettere un omicidio.
《Per favore, calmiamoci!》
Miranda alzò le mani in aria in segno di tregua.
Tutti ci ricomponemmo e quando guardai mia madre trovai i suoi occhi furiosi.
《Jessica, io devo fare il mio dovere, mi dispiace. Questo cavallo deve tornare nelle mani del suo proprietario》, cercò di spiegarmi con calma.
In quel momento il mondo mi crollò addosso.
Nemmeno Miranda poteva aiutarmi?
Sentivo l'aria mancarmi e il respiro diventare irregolare.
Il cuore ormai si era fermato e non aveva alcuna intenzione di ripartire.
《Mi dispiace》, ripeté Miranda notando il mio mancamento.
《Non esistono "mi dispiace" in queste situazioni》, conclusi duramente.
Ne avevo abbastanza.
Avevo finalmente trovato la mia strada e mi veniva sbarrata di nuovo.
E Power? Cosa avrebbero fatto con lui?
Di me poco importava, ma lui non poteva essere maltrattato.
Sentii qualcuno afferrarmi dalle spalle e trascinarmi via mentre Victoria teneva un sorriso malizioso.
《Ora si va dritti a casa》, era mio padre.
《No! Devo rivederlo! Non posso!》, urlai agitandomi.
Ma contro la presa di mio padre non c'era nulla da fare.
Inutile dire che il mio viso era ricoperto di lacrime.
Tutti osservavano la scena: Miranda teneva le mani sul viso dispiaciuta, Victoria rideva soddisfatta e suo padre aveva uno sguardo indifferente.
Poi scorsi una figura correre verso di noi velocemente.
《Jessica!》
Era Elena che correva a perdifiato per venire a salutarmi.
Riuscii a sfuggire dalle braccia di mio padre per poi finire tra quelle di Elena.
《Non voglio andare via, non voglio lasciarvi》, dissi tra le lacrime.
《Nemmeno io》
Avevo troppo bisogno di lei, volevo restare in quell'abbraccio per sempre.
Mi strinsi di più a lei, come se avessi saputo che non ci saremo mai più riviste.
Sentii di nuovo quella presa alle braccia ed era di nuovo mio padre che mi trascinò in macchina.
《Scusateci per tutto. Io non ho mai saputo nulla di questa storia, altrimenti non sarebbe mai successo nulla di tutto questo》, si giustificò mia madre con Miranda.
Avrei voluto spaccare il finestrino e correre da Power per fuggire via.
《Signora, non si preoccupi. Sapete, vostra figlia ha un potenziale enorme. Perché non provate a farle frequentare i corsi?》, propose Miranda.
Io mi calmai per un istante e cercai di non aspettarmi troppo da mia madre.
《No, mi dispiace》, rifiutò mia madre.
Era più che ovvia quella risposta, mia madre non avrebbe mai accettato.
Entrò frettolosamente in macchina come per volersi liberare di un fastidio.
Solo che non sapeva che liberandosi di quel fastidio si sarebbe liberata anche di me.
Osservai Elena fuori dal finestrino che mi salutava tristemente.
Feci un cenno anche io sbattendo la testa sul sedile.
Le lacrime scendevano velocemente sul mio viso.
Iniziai a singhiozzare forte.
Cosa ne sarebbe stato di lui?
Cosa gli avrebbe fatto quella strega?
《Bene. Ora mi spieghi come ti sei permessa》, disse mia madre appena usciti dal maneggio.
Io non spiegai proprio nulla: non volevo farlo e ormai ero entrata in uno stato di annebbiamento totale.
Guardavo fuori, ma vagamente.
Non c'era nulla di preciso che mi attirava, solo il nulla.

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