Capitolo 37

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Senza di lui ero persa.
Non potevo esistere senza quel cavallo.
Mi sentivo il nulla più totale.
Non mi importava se non sapevo cavalcare, se sarei caduta, se mi sarei fatta male... se sarei morta.
Prima o poi la morte arriva ed è sempre meglio morire a causa di qualcosa di bello che per la vecchiaia o un incidente.
E poi, in quel mondo, non servivo a nessuno e a niente.
Ero in grado di combinare solo pasticci, di essere odiata dai miei genitori perché avevo quella passione.
Ma non poteva essere colpa mia se ero nata con quella libertà dentro.
Il mondo ideale per me era un mondo senza regole.
Solo divertimento e libertà di fare ciò che si ama.
Tutto il contrario della realtà, come sempre.
Sospirai rumorosamente mentre stavo tornando a casa.
Trascinavo i piedi sull'asfalto.
Il mio sguardo era basso e vuoto.
Mi sentivo improvvisamente stanca.
Quando finalmente arrivai a casa, infilai frettolosamente la chiave nella serratura ed entrai spingendo la porta.
《Bob》, urlai.
Non sapevo cos'altro dire, come quando non si sa cosa scegliere e si sceglie la cosa più ovvia.
Lo sentii scendere le scale velocemente mentre mi stavo buttando sul divano stanca e svuotata.
Tenevo gli occhi chiusi e respiravo lentamente.
Poi sentii la lingua del cane sulla mano.
《Ciao》, salutai.
Bob emise una specie di verso come per farmi aprire gli occhi.
Così li aprii e accarezzai la sua testa.
《Ti ho trascurato parecchio... lo so, scusami》, mi scusai.
Il cane saltò sul divano e si mise accoccolato di fianco a me.
In quelle situazioni lui era l'unico a capirmi.
Di certo i miei genitori non mi avrebbero aiutata.
Non sapevano nulla del maneggio, di Power, di Elena...
Iniziai a pensare a come ero riuscita a mantenere quel segreto per due mesi.
Di solito io non amavo dire bugie, ma quella era troppo importante.

《Spero tu sia finalmente felice》, disse con un sorriso vago mia madre.
Era tutto sfocato, non si vedeva bene.
Nonostante la scarsa visibilità riuscivo a localizzare la figura nera al mio fianco.
Sentivo qualcosa di bellissimo nel cuore: felicità.
Sì, ero davvero felice.
Cercai di guardare meglio al mio fianco e trovai qualcuno di familiare.
Sì, era proprio lui, era Power.
《Power!》, urlai con le lacrime agli occhi.
Lo abbracciai fortissimo e misi il mio viso nella criniera del cavallo.
Sentii mia madre fare una risatina di gioia.
《Da quanto tempo non la vedevo così》, sospirò qualcuno.
Guardai accanto a mia madre e accanto a lei c'era mio padre che la stava abbracciando, entrambi sorridevano.
Io mi strinsi ancora di più a Power, le lacrime scorrevano veloci sul mio viso.
《È questo che voglio!》, esclamai.
Il cavallo nitrì come per dare un consenso.

《Jessica?》
Qualcuno mi stava scuotendo forte con le mani.
《Che c'è?》, chiesi d'istinto.
Ma allora non era vero, non stavo davvero con Power, non si era sistemato tutto.
Mi alzai violentemente mettendomi seduta.
Osservai il tutto: ero nella mia camera, sotto le coperte, e dalla finestra entravano i raggi di sole.
Evidentemente mi avevano portata di sopra dopo essermi addormentata sul divano la sera prima.
Di fronte a me c'era mia madre che teneva ancora le mani sulle mie braccia per scuotermi.
Aveva un'espressione strana, ma non era preoccupata.
Sbattei le palpebre: erano bagnate.
《Piangevi nel sonno... e anche nella realtà》, spiegò mia madre.
Mi asciugai le lacrime con le mani.
Anche prima di trovare il maneggio piangevo nel sonno e nella realtà, mi capitava sempre.
《Già, troppo bello per essere vero》, sussurrai dispiaciuta.
Mia madre si alzò e uscì dalla stanza.
《Ci vediamo stasera》, disse mentre scendeva le scale.
Io annuii silenziosamente.
Aveva già capito che si trattava dei cavalli e per questo se ne era andata prima di cominciare qualsiasi argomento.
Io mi alzai e mi misi dinanzi allo specchio.
I capelli erano cosparsi sulle spalle e sembravano ancora più ramati del solito.
La pelle era bianca, peggio di quella di un cadavere, ma mi piaceva molto.

PowerWhere stories live. Discover now