Capitolo 12

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Per fortuna il giorno dopo era sabato e c'era il sole.
Mia madre andò al lavoro e io chiamai subito Elena per sapere se sarebbe andata al maneggio.

《Hey, oggi andrai al maneggio?》, le chiesi a telefono.

《Stamattina no, ma oggi pomeriggio sì》.

《Va bene. Allora verso che ora?》.

《Vieni verso le tre e mezza》, mi disse entusiasta.

Io la ringraziai e la salutai.
Mi feci una doccia veloce e mi vestii.
Anche quella mattina avevo in programma un'uscita.
Sarei andata a trovare un cavallo stupendo.
Diedi da mangiare a Bob velocemente e poi mangiai io.
Presi il cellulare e lo infilai nella tasca dei jeans.
Uscii fuori e salii sulla bici.
Quell'odore stupendo di sole mi faceva sentire bene.
Non perché amassi il sole, ma perché mi faceva uscire comodamente senza ombrello.
Iniziai a pedalare e girai all'incrocio.
Osservavo i fiori nel campo, quando vidi una farfalla bellissima passare dinnanzi a me.
Pedalavo abbastanza lentamente, quindi riuscii a vederne i colori.
Era tutta celeste con delle striature nere e dei puntini dorati.
Era davvero stupenda e mi trasmesse la sensazione di libertà.
Girai ancora a destra e mi inoltrai nel sentiero delimitato dagli alberi a destra e a sinistra della strada.
Non si vedeva più il sole, talmente erano fitti.
Arrivata al punto desiderato, scesi dalla bici e la lasciai a terra.
Entrai nel boschetto, cercando di nascondermi dietro agli alberi e alle foglie.
Non avevo alcuna intenzione di spaventare il cavallo.
Poi, quando fui arrivata dietro allo stesso albero dell'altra volta, mi sporsi per vedere se c'era ancora quella nobile creatura.
Guardai con il cuore in gola e mi accorsi che c'era.
Sulle mia labbra spuntò un enorme sorriso.
Il cavallo era lì immobile che mi guardava con le orecchie dritte.
Quanto avrei voluto avvicinarmi, ma sapevo che non dovevo assolutamente farlo.
Così pian piano uscii allo scoperto e mi sedetti a terra con le gambe incrociate.
Lo guardavo dritto nei suoi profondi occhi verdi e non sembrava mostrare segni di nervosismo o paura.
Poi, distogliendo lo sguardo da me, si avvicinò ad un ramo per mangiare delle foglie.

《Hai fame?》, chiesi.

Lui continuò a mangiare, facendomi ridere per il suo modo buffo di farlo.
Quando sentì la mia risata, girò lo sguardo verso di me e rimase immobile.
Sentivo il suo respiro provenire dalle narici.
Che effetto mi faceva, era il suono più bello che potesse esistere.
Sognavo quel suono da sempre, come il suono del respiro dei cavalli quando galoppano.
Il mio più che altro non era un mondo reale.
Perché la mia vita iniziava proprio nei sogni, era lì che tutto mi sembrava proprio reale, come lo volevo.
Lo sbattere gli zoccoli del cavallo mi riportò alla realtà.
Non sapevo cosa volesse dire, magari non c'era un motivo, ma credevo lo stesso di dover stare attenta a ciò che facevo.
Poi, ancora come l'altro giorno, il cavallo prese una stradina e andò via.
Io non volli seguirlo, magari avrei violato la sua privacy.
Ma in mente mia pensai subito a dei nomi...
Di certo non potevo dargli nomi senza nemmeno sapere chi fosse quel cavallo.
Ma volevo lo stesso provarci.
Star Night, Wonder, Love...
Troppi nomi che invadevano la mia mente mentre ero sulla bici.
Le parole scorrevano nella mia mente proprio come i miei capelli sbolazzavano in aria, libere.
Quando tornai a casa, trovai Bob sul divano che mi guardava con gli occhi dolci.
Non riuscii a resistere e andai a fargli le coccole.
Poi il mio stomaco mi ricordò che era ora di pranzo e che avevo abbastanza fame.
Mi preparai qualcosa e mentre stavo mangiando sentii il classico squillo del telefono.
Stava iniziando a darmi sui nervi.
Mio padre mi fece la solita "chiamata di cortesia" e io tornai a mangiare.
Pensavo ancora a lui, a tutta quella bellezza.
Dopo aver mangiato mi diressi in camera.
Lessi qualcosa di un libro che poco mi interessava, ma per fortuna arrivarono le tre.
Feci in un batti baleno per prepararmi e andai subito a prendere la bici.

《Ciao Bob!》, dissi uscendo di casa e chiudendo la porta.

Pedalavo come una matta, non vedevo l'ora di arrivare da Elena.
Quando passai dinanzi al boschetto, lo guardai attentamente.
Poi mi concetrai sulla strada, altrimenti sarei caduta.
Posai la bici a terra ed entrai nel maneggio.

《Ciao Miranda!》, la salutai con un cenno di mano.

Miranda mi rivolse un sorriso.
Mi diressi dov'era il box di Cody, ma non c'era.
Poi mi ricordai del paddock, magari era lì.
E con mia fortuna, le trovai tutte e due lì.
Elena era andata a prenderla.

《Oh, ciao Jessica!》, mi salutò Elena con un bel sorriso che mostrava le sue fossette.

《Hey, come sta Cody?》.

《Bene, anche se oggi è un pó distratta》, rispose guardando la cavalla che era impegnata a guardare qualcos'altro.

《Ah...》, sospirai.

Faceva molto più caldo della mattina e mi chiedevo come avrebbero potuto sopportarlo, i cavalli.

《Fa niente, andiamo a sellarla》
Elena la condusse ai box, seguita da me.

Io le feci da "passa oggetti" e questo mi piacque.
Mentre stavo andando a prendere la sella, vidi Nathan venire verso di me per andare dal suo cavallo.
Io non sapevo cosa fare, non perché fossi timida, ma perché non avevo mai avuto un buon rapporto con i maschi.
Infatti non avevo mai trovato un vero amico.

《Ciao》, mi disse lui camminando, quando si trovò vicino a me.
Anch'io risposi con un ciao e andai in selleria.

Presi il tutto e lo riportai da Elena, che preparò Cody.

《Sono pronta, ora vado》.

《Io ti guardo da fuori》, le feci l'occhiolino e lei sorrise.

Entrarono nel campo dove avevo visto la loro prima lezione.
Gli allievi erano quattro e si posizionarono sulla pista a mano sinistra.
Fecero un pó di passo e molto trotto.
Solo in fine passarono al galoppo e poi iniziarono a saltare qualche ostacolo.
Cody saltava davvero alto, ma sembrava che Elena avesse qualche difficoltà.
Il binomio era al galoppo, ma ad un tratto, come se fosse stato spaesato, la cavalla inciampò e cadde con le ginocchia a terra.
In quel momento non sapevo cosa dire o cosa fare.
Elena scivolò dalla sella e oltrepassò il collo del cavallo.
Cadde a stile "razzo" con il cap nella sabbia e fece una capriola in avanti.
Ci mancava poco e la cavalla l'avrebbe schiacciata, ma Cody se ne stava buona distesa a guardare Elena.
Non sapevo cosa fare, volevo correre, ma ci aveva già pensato Miranda che era andata ad aiutarla.
Quando si tirò su, Elena non pensava al dolore, ma a come togliere la sabbia di dosso.
In più di fece anche una risata, guardando la cavalla spensierata.
Salì su di nuovo e si mise al passo.
Gli allievi erano lì che ridevano, anche se in pensiero.
Poi passarono direttamente al galoppo e volarono ancora dimostrando che binomio perfetto che erano, nonostante la caduta.
Per essere perfetti, bisogna superare molte prove.

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