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Fissava le medicine che gli erano state prescritte. Non voleva prenderle, non ne aveva bisogno, erano inutili. Alla fine decise di buttarle. I suoi non se ne sarebbero comunque accorti. Quando l'avevano dimesso, non avevano fatto domande. Non sembravano neanche essere preoccupati. Lui lo sapeva che a loro non importava tanto. Avevano altro a cui pensare, non avevano tempo per il loro figlio imperfetto. Luhan scosse il capo e smise di pensare a tutte quelle cose e si alzò per prepararsi: doveva andare da Sehun, gli aveva promesso che l'avrebbe aiutato. Sperava di ricordare la strada di casa, non voleva perdersi. Non aveva tutta questa voglia di vederlo, ma ormai aveva accettato. Arrivò, o meglio, sperava di essere arrivato avanti all'abitazione del ragazzo e bussò alla porta, un po' insicuro. Si sarebbe aspettato che a riceverlo sarebbe stata la madre di Sehun, ma invece si trovò avanti proprio il ragazzo. Aveva i capelli scompigliati, ed indossava una tuta abbastanza larga, che però gli donava. Sembrava si fosse appena svegliato.

"Luhan! Scusa, non ti aspettavo così presto, stavo riposando" rispose in evidente imbarazzo.

"Ti ho svegliato?"

"No... Cioè sì, ma non è importante, davvero" scosse il capo.

Luhan si osservò intorno: la casa era molto grande e pulita, arredata in modo elegante.

"Bene, iniziamo?" il ragazzo poggiò la borsa sul tavolo.

"Oh Sì, vieni in camera" gli fece strada.

Il ragazzo lo seguì in silenzio, sperando che la situazione non sarebbe diventata ulteriormente imbarazzante. Alla fine si rese conto che Sehun non era poi tanto male, era uno apposto, se si escludeva il fatto che non era per niente ferrato in matematica, e spesso Luhan era sul punto di perdere la pazienza.

"Luhan... Tu sei cinese vero?" chiese improvvisamente.

"Sì, sono di Pechino"

"E lì com'era?"

"Non c'è molta differenza" scosse le spalle.

"Non avevi amici?"

"Non ho tempo per queste cose"

"Tu hai tempo solo per la scuola" scosse il capo, sbuffando.

"Il successo non si raggiunge con gli amici" rispose, secco, cinico.

"Ma non si può essere soli a vita" ribatté lui, sperando di farlo ragionare.

"Tu invece, hai amici?" Domandò allora, curioso.

"No" scosse il capo, abbassando lo sguardo.

"Come mai?"

"Non piaccio alle persone" scrollò le spalle.

"Perché?"

"Adesso sei tu quello che vuole conoscermi?"

"No, non volevo essere invadente" scosse il capo; forse l'aveva offeso.

"Stavo scherzando" rise leggermente. Luhan non poté fare a meno che pensare a quanto fosse bello quando sorrideva, ma scacciò subito quel pensiero.

"Non sono uno molto estroverso, ecco" rispose semplicemente, sollevando le spalle.

"Non sembra" osservò, guardandolo.

"Però, Luhan, mi piacerebbe conoscerti meglio" disse, facendosi coraggio nel parlare.

"Perché vorresti conoscermi?" Chiese allora, confuso. Non pensava che a qualcuno sarebbe mai potuto interessare essere suo amico.

"Penso che forse potremmo essere amici io e te... Non so dirti il perché, ma da quando ti ho visto non ho fatto altro che pensare a ciò"

"Non ho davvero tempo per avere un amico" scosse il capo.

"Dammi il tuo numero" azzardò.

"Mh?" il ragazzo si accigliò.

"Così potremmo parlare senza che tu perda tempo" gli spiegò. Sehun non avrebbe mollato per nulla al mondo.

Luhan rimase interdetto. Non sapeva che rispondere. Voleva davvero farlo? Non aveva mai avuto un amico, non sapeva neanche come potesse stargli simpatico, ma decise di accettare.

"Va bene, Sehun" annuì, mostrando un flebile sorriso a metà.

Quel sorriso, anche se accennato, per Sehun era una vittoria.

Skin and Bones [HunHan.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora