↬58.

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Quando il pianto sembrò essersi calmato, Luhan rimase inerme sul letto. Si sentiva una tale delusione. Aveva sbagliato, aveva sbagliato a provare quei sentimenti tanto malati. Aveva sbagliato a dirlo ai suoi genitori. Li aveva delusi. Non era più il figlio perfetto che pensavano di avere. Non andava bene, doveva rimediare. Si alzò lentamente, racimolando le forze che ancora aveva, per poi guardarsi allo specchio. Gli occhi erano gonfi di lacrime, ed il viso era rigato dalle lacrime asciutte. Non capiva proprio cosa non andasse in lui, ma c'era qualcosa, e doveva assolutamente migliorarlo. Non si era mai piaciuto, non aveva mai avuta una grande stima di se stesso, si era sempre considerato una via di mezzo fra il nulla e il qualcosa. Doveva assolutamente diventare perfetto. Non andava bene come era. Non poteva essere una delusione per la sua famiglia. Cosa avrebbero pensato i colleghi di suo padre? E le amiche di sua madre? I suoi zii, i suoi cugini, tutti i suoi parenti incredibilmente perfetti? Cosa avrebbero pensato di lui, che perfetto non era? Doveva migliorarsi a tutti i costi. E fu così che iniziò la tragedia. Tutto iniziò col volersi migliorare, per sembrare perfetto agli occhi di tutti, ma improvvisamente la situazione gli sfuggì di mano. Il suo aspetto era pessimo, non si era mai piaciuto. Era davvero brutto, sia fuori che dentro. Si considerava un involucro vuoto, niente di più, niente di meno. Era davvero orribile. Luhan non si era mai amato e mai l'avrebbe fatto. Nessuno avrebbe mai potuto amare un essere così. Si vedeva ripugnante. Era disgustoso. Si toccò il volto, e sentì una sensazione di disgusto assalirlo. Gli venne un conato di vomito, per lo schifo che stava provando. Quello specchio lo deformava, non gli mostrava chi fosse davvero, quello non era lui. Chi era? Ormai non lo sapeva più. Doveva cambiare, cambiare tutto. Doveva imparare a migliorarsi, raggiungere la perfezione. Fu una cosa abbastanza graduale. Certi giorni sentiva lo stomaco chiudersi totalmente per lo stress, per il disgusto. Era sempre solo a casa, quindi nessuno badava a lui. Doveva pensarci da solo. Per lui non era mai stato un enorme problema, in realtà. Fu abbastanza graduale, la sua discesa verso gli abissi. Iniziò prima a ridurre le porzioni, a volte non mangiava quando la fame non gli si presentava del tutto. Man mano, aveva teso sempre di più la corda. Prima le porzioni, poi le calorie, poi il vomito, i pasti saltati ogni qual volta poteva, la paura di toccare certi cibi. Era stato tutto molto lento, e lui non si era accorto di nulla. Quel mostro, che era cresciuto silenziosamente dentro di lui, stava iniziando a divorarlo, e Luhan non se ne stava rendendo conto.

Skin and Bones [HunHan.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora