Quando l'orrore non ha mai fine

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Ammiro il cadere della neve, dalla finestra della biblioteca. Mi ci sono rifugiata, a leggere in teoria, per allontanarmi da Argo. E' strano in questi ultimi giorni, assente, distante. L'ho osservato spesso, molto spesso, ed ho notato in lui una sorta di apatia che mai prima ho visto. Di solito fa il burbero, o mi riempie di battutine salaci e doppi sensi. Ma da una settimana a questa parte, forse con l'avvicinarsi delle feste Natalizie,mancano solo sei giorni al Natale, sembra triste, smarrito. Si chiude in sé, nei propri pensieri e non lascia entrare nessuno.

Vorrei chiedere, ma rispetto i suoi tempi come lui ha fatto con me. Gli devo molto, la vita, la salvezza e la libertà, non voglio pressarlo o soffocarlo, tuttavia vorrei essergli d'aiuto a portare il grosso fardello che, pare, gli grava sulle spalle.

"Ciao, immersa nei tuoi pensieri, piccola Astra?"

Sembra che lo faccia apposta, sbuca sempre quando penso a lui.

"Ciao, ero venuta a leggere ma, non sono molto concentrata." rispondo alla sua domanda.

"Che c'è, cosa ti allarma?" capisce sempre quale sia il mio stato d'animo.

"Nulla di che" mento "le feste di Natale, non mi ispirano particolarmente" concludo mesta.

"Perché menti? So benissimo che non è quello il tarlo che ti rode. Dimmi tutto, lo sai che puoi parlarmi di ogni cosa" mi invita a confidarmi.

Vorrei davvero, ma ho paura di fare peggio che meglio. D'altro canto, si merita la mia sincerità, così combattuta non sono mai stata.

"Va' tutto bene? Sono giorni che sei strano, non sei tu..." alla fine mi arrendo e butto fuori il rospo.

"E' per me che sei così impensierita?" si stupisce, lo sciocco.

"Certo, perché tengo a te, è normale che mi preoccupi. Sei sempre teso, triste... vorrei aiutarti, ma al tempo stesso, non voglio metterti pressione" confido.

"Sei gentile, non devi stare in pena per me, è un momento, passerà" vedo che si sforza, di farmi stare in pace senza però riuscirci. Tuttavia, metto da parte il mio malessere e cerco di non addossargli ancor più preoccupazione. Sfoggio un sorriso, fintissimo, a 32 denti .

"Va bene, se lo dici tu, sarà certamente così" lo blandisco.

"Ok, io esco ho delle cose da sbrigare. Ci si vede, bambina" detto questo, se ne va in silenzio, così come era entrato.

Non so come mai, ma una lacrima mi scende senza che abbia il tempo di asciugarla.

Daniel mi becca precisa, in quel momento di vulnerabilità...

"Tutto ok, piccola?" si informa. Il nostro rapporto è molto cambiato negli ultimi mesi. Lui ed io siamo amici. Mi ha confidato di aver preso una laurea in psicologia, prima di diventare una creatura della notte. Mi ha ascoltata e mi ha dato dei buoni consigli, per reagire a tutto quello che ho passato.

"No Danny, nulla è ok!" mi sfogo.

"Sei in pena, posso sentire la tua preoccupazione. Che cosa ti affligge?"

"Lui, Daniel, lui mi affligge. E' strano, si comporta in modo diverso. Sono abituata ai suoi scatti d'ira, le frecciatine, le battutine ed i doppi sensi. Ma a tutto questo..." apro le braccia, per dare idea del mio malessere.

"Capisco. Sappi che è un brutto periodo, soprattutto in vista delle feste imminenti. Ma gli passerà, stanne certa."

"Danny, non è questo. Vorrei aiutarlo, come lui ha fatto con me, mi piacerebbe che si confidasse... ma so' che non lo farà mai, io..." proseguo senza sapere, però, dove andare a parare.

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