Prigionia

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Il freddo, pungente e i colpi di tosse, mi fanno aprire gli occhi di scatto. Se non fossi ancora incatenata, mi piegherei in due. Il sibilo che i miei polmoni producono, ad ogni accesso, mi fa pensare di avere la polmonite... bene, morirò comunque, che Lui lo voglia o meno, perché non starà di certo a sprecare tempo per curarmi.

"Guarda un po' chi è tornato nel mondo dei vivi" mi apostrofa, non appena apro gli occhi. Quasi speravo mi decapitasse, dopo avergli sputato in faccia...

"Per poco ancora, visto che la polmonite mi sta facendo fuori" lo sbeffeggio " fa quello che tu, evidentemente, non sei in grado di fare, mi sa che ti sei rammollito" so che non è intelligente, sfidare questo essere, ma non mi importa. Voglio morire!

"Ahahahahah, non credo proprio. Adesso verrai scortata in una delle camere, per essere guarita. Dopodiché, farò di te la mia schiava, con tutto quello che ne comporta. Non credere che abbia perdonato le tue alzate di testa. E, più di tutto, non pensare che non sappia del tuo ardente desiderio di morire. Mi spiace, non ti è concesso. Ho bisogno di sangue, ed il tuo mia cara, è il più raro in assoluto, una delizia..."

"Perché non puoi semplicemente prosciugarmi? In fondo ti ho fatto fare la figura del cretino, davanti a tutti. Non sei furioso? Non hai voglia di vendetta?" lo incalzo, facendo leva sul suo lato disumano.

"Eccome! Ma ucciderti, non basterebbe. Meglio mostrare cosa succede a chi si mette contro di me. Poi, in verità, mi incuriosisci, voglio sapere cosa ci sia di così grave, da farti desiderare la morte. Fidati, pochi esseri mi scatenano la curiosità, quindi rimarrai in vita, mi darai ciò che voglio fino a che non ne avrò abbastanza o non avrò scoperto, anche con le cattive, cosa ti passa per la testa. Rassegnati, la tua vita è questa ora, puoi scegliere se farla essere piacevole, in qualche modo, oppure infilarti in un inferno eterno" non lascia adito a dubbi, non morirò!

"Portatela di sopra e chiamate Daniel, voglio che la visiti e la curi. Deve migliorare in serata, ho fame" dice a qualcuno presente nella fossa. Non so chi sia, visto che è buio pesto e i miei occhi, bruciano dall'infezione. Sento la pressione delle catene agli arti sparire e crollo, miseramente,a terra. Mi rialzano con poca cortesia e mi trascinano al piano di sopra. Fa' caldo qui, non come là sotto, il tepore a contatto con la pelle mi scatena dei brividi. Batto i denti per il drastico cambiamento di temperatura, ma cerco di non farlo notare. Sono composta, quasi incurante.

Entriamo in una camera e noto con orrore che è la sua. Si vede benissimo il suo tocco. Le pareti sono completamente rosse, un camino acceso fa' bella mostra di se, posto davanti ad un letto gigantesco, in mogano intarsiato. Le lenzuola ed il copriletto, sono di seta nera...

Al lato della stanza, vicino alla finestra coperta da tende nere, c'è un comò anch'esso uguale al letto, così come i comodini. A parte il mobilio ed il lampadario a goccia spiovente, nulla adorna quella stanza, fredda come Lui. Solo un piccolo particolare, mi fa capire che, forse, una volta anche lui aveva un cuore. Un enorme dipinto, raffigura una donna che è seduta su una sedia. Ha un'aria regale ed altera, nessuna traccia di calore sul suo viso. Sulle ginocchia, un bimbo di 4/5 anni, bellissimo. Una folta chioma nera, incornicia un viso triste, malinconico, insieme ad un paio di occhi azzurri strepitosi.

E' lui, non c'è altra spiegazione. Mentre i due succhiasangue si affaccendano, intorno a me, rifletto sulla sensazione che quel quadro mi ispira. Oltre la malinconia, si vede nello sguardo del bambino, rivolto a quella che deve essere la madre, tanto amore... forse non ricambiato? Questo mi fa pensare che davvero anche lui aveva un cuore, in fondo, magari è stato maltrattato, magari... non concludo, visto che la porta si è chiusa con un tonfo. Lui è davanti a me, mi guarda in cagnesco, ed io spero che non abbia sentito i miei pensieri.

In effetti, psicoanalizzarlo e trovare pregi ove non ce ne sono, non mi compete. Devo odiarlo e basta, non lo devo consolare per la sua vita sfortunata.

"Daniel arriverà a momenti. Prendi una maglietta dal cassetto e mettila, non sei un bello spettacolo" detto ciò, gira sui tacchi e se ne va... ma senti tu che stronzo! Non sono un bello spettacolo, invece lui è mister mondo! Cafone, buffone e vanitoso. E poi questo Daniel, deve curarmi, non farmi la corte, come se ne fossero capaci.

Stizzita più di quanto ammetta in realtà, prendo la prima maglietta che trovo, tra le altre, tutte nere! Che fantasia, sto tipo. La infilo e cautamente, arranco fino al letto dove, con un sospiro, mi lascio andare. E' morbido, e profumato. Le lenzuola fresche, danno sollievo alla mia pelle rovente. La testa mi martella, i polmoni non fanno niente di diverso. Sento aprire la porta, mi volto verso la figura che è appena entrata. Un uomo alto,elegante, con i capelli neri ed un viso aristocratico. Certo la pettinatura è fuori moda di qualche secolo, tutto sommato,però ha il suo fascino.

Si avvicina piano, per non spaventarmi. Come se potesse, ho visto e provato l'orrore sulla mia pelle, di sicuro lui non mi spaventa. Arriva fino a me, e mi tasta la fronte, per poi scoprirmi fino all'inguine. Mette una mano dietro la schiena e mi mette seduta, mentre cerco di trattenere un singhiozzo per il dolore che mi procurano i segni delle frustate. Appoggia l'orecchio al torace e ausculta. Mi tasta le ghiandole, sotto il mento, che devono sembrargli delle palle da tennis. Mi punta una luce negli occhi, muovendo il dito affinché lo segua, il tutto in mortale silenzio.

Finita la visita, si dirige verso un piccolo tavolino, posto accanto al camino. Tira fuori delle boccette, che credo contengano erbe, e inizia a mescolare. Dopo ciò, mi da interamente le spalle, per poi subito dopo, dirigersi verso di me, con una tazzina da caffè colma di uno strano intruglio.

"Bevi e trattieni" mi dice soltanto.

Tiro giù di un fiato la mistura, poi mi rendo conto di cosa c'era mescolato. Strabuzzo gli occhi ed un conato mi assale. Sto per rigettare tutto, quando la sua mano, come una morsa, mi stringe il mento tappandomi la bocca.

"Devi tenerlo giù!" intima. Scuoto la testa, ma oramai il liquido disgustoso, mi è scivolato giù per l'esofago. Aspetta un altro paio di minuti e poi toglie la mano.

"Ma che diav..." non finisco, visto che se ne è appena andato. Sono sola, nella grande e spoglia stanza, con il sapore ferroso del suo sangue che mi scorre. Una spossatezza mi prende, riesco a malapena a tenere gli occhi aperti, per cui decido di cedere e dormire.

Sprofondo lentamente nel sonno, senza curarmi della figura che, ai piedi del letto, mi osserva scivolare tra le braccia di Morfeo.



Bene, ecco un nuovo capitolo pronto.

Che ve ne pare? Secondo voi, adesso, cosa succederà?... aspetto come sempre, le vostre teorie nei commenti.

A 15 letture, 5 stelle e 8 commenti, aggiorno. Non tardate, mi raccomando!

Baci Vale...

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