Spia

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Da qualche parte, nel mondo...

"Hai fatto quello che ti è stato chiesto? domanda la voce.

"Sì Maestà, tuttavia non vi era nulla, che potesse condurci a lui. l'umana si è dimostrata inutile, come tutti gli altri" risponde.

"Hai fallito, dunque" la voce ora, non nasconde un misto di rabbia e aspettativa.

"Maestà, ho scoperto altro. Nella sua mente, vi erano cose che potrebbero tornarci utili" risponde, con la paura nella voce, sa' quanto sia crudele l'essere davanti ai suoi occhi.

"Ebbene?"

"Lei lo ama. E' stata vittima di terribili abusi, li ho visti. Potremmo usarla per arrivare a lui. Posso permettermi un suggerimento?" domanda, con rispetto. Sa' quanto poco, sia conveniente, scherzare.

"Cosa?"

"Dovremmo trasformare l'umano delle visioni. Potrebbe esserci utile. La conosce, sa come agisce e pensa, in più, ne è terrorizzata" continua.

"E questo, ci è utile, per quale ragione?"

"Perché, Maestà, niente è meglio della paura. Incatena quei vili esseri e fa' fare loro cose che mai avrebbero fatto. Pur di non ricadere nelle grinfie di quell'uomo farebbe di tutto, anche consegnarcelo" alla fine, svela l'arcano mistero.

"Bene, servo. Sei stato utile, tutto sommato. Muoviti affinché tutto ciò accada, lo voglio nelle mie mani, quanto prima. Non ho ancora finito con lui" la voce, si alza e se ne va, lasciando la spia sola.

Il sorriso crudele e gli occhi pieni di vendetta, non promettono nulla di buono...

Adesso...

Mi stringe forte, mentre i singhiozzi mi squassano, da capo a piedi. Non riesco a fermarmi, nonostante odi farmi vedere vulnerabile. Man mano riesco a recuperare il controllo, tornando ad una parvenza di umanità.

"Scusa, io..." non riesco ad andare avanti, troppo sfinita.

"Va tutto bene, non devi preoccuparti. Torniamo a casa adesso" mi consola, ed io pensavo che non ne fosse capace. Io ho sempre pensato tante, troppe, cose che una dopo l'altra si sono rivelate sbagliate. Arriviamo a casa, in men che non si dica, mi depone sul divano e scalda del caffè.

"Tieni" mette la tazza fumante nelle mie tremebonde mani. Sorseggio il liquido caldo, quasi bollente, che tuttavia non riesce a scaldarmi, non dentro.

"Raccontami, liberati" è un consiglio, non un imposizione.

"Non so da dove iniziare" ammetto, ma più che altro è una scusa. Non perché il rinvangare mi farebbe male, ho paura...

Paura che se sapesse, mi caccerebbe via. Se sapesse, capirebbe che non sono degna. Di amore, di fiducia, o soltanto, di calore umano. Ma io c'ero, quando aveva bisogno. Lui, so che vuole farlo, vuole esserci per me.

Un sospiro è tutto ciò che mi separa, dal rivelare l'orrore.

"Lui... lui aveva degli amici. Organizzava molte feste, nel fienile vicino a casa. Per un po', mi fu' proibito parteciparvi, allora non capivo il perché. Però, vedevo, i miei fratelli che ne tornavano sconvolti. Alcuni, avevano dei segni addosso. Una di loro, una sera, tornò semi incosciente. Erano preoccupati, pensavano che non ce la facesse. Avrebbero dovuto dare spiegazioni, sarebbero stati scoperti. Emmalynn allora aveva 15 anni, era una ragazza minuta, con i capelli color cioccolata e due occhi grandi, spauriti, di colore grigio. La ricordo molto bene, perché nella notte la sentivamo spesso gridare, mentre sognava. Lui la picchiava, per farla tacere e lei non reagiva più. Smise di sognare, o almeno è quello che pensai. Scoprii che la sedavano, perché le urla, avrebbero potuto attirare i curiosi del vicinato. Comunque sia, ci mandarono a letto minacciandoci, la mattina dopo di Emmalynn non c'era traccia. Ci raccontarono che nella notte era scappata, per tornare dalla tossica della madre. Ma noi, o almeno i miei fratelli, sapevamo che non era così. Infatti, poco tempo dopo, lui e la moglie ci dissero che avevano seppellito Emmalynn dietro il capanno, dopo averla ammazzata. Con questo ci minacciavano e ci costringevano all'obbedienza. Devi capire che eravamo piccoli, suggestionabili e loro ci incutevano e ci facevano vivere nella paura" faccio una pausa, per vedere la sua reazione.

E' impassibile, non mostra emozioni di sorta. Fa' un cenno per dirmi di proseguire.

"Dunque, dopo questo fatto, Emmalynn doveva essere rimpiazzata. Loro nei giorni precedenti, andarono a denunciare la sua fuga alla polizia. Dissero che lei si drogava e che lo avevano scoperto, così la misero in punizione e lei scappò. Mentirono, ma quegli stolti dei poliziotti e assistenti sociali, ci credettero. Diramarono allarmi, allerte Amber e tutto il resto. Per un po' non ci furono feste, visto che erano costantemente sotto controllo. Ma, come si vede nei film, il loro interesse parve subito sgonfiarsi. E noi, ricominciammo la solita vita. Una sera, mentre giocavo a pensa ed indovina con Mike, uno dei miei fratelli, li sentimmo discutere. Dicevano che non si poteva prendere in affido un'altra bambina, per cui decisero che avrei preso il suo posto. Avevo solo 8 anni all'epoca, e non capii. Scioccamente pensavo che forse, ci ripagavano di quello che subivamo, organizzando delle festicciole per noi. Quanto ero cieca e sciocca. Erano feste, sì, ma non per noi. Lui ed i suoi amici, pedofili e malati, ci trattavano come giocattoli. Facevano di noi tutto quello che volevano. E così, una sera, scoprii che cosa c'era dietro tutto. Lui, l'orco, si faceva pagare lautamente, per darci in pasto ai suoi compratori. Come fossimo quadri, oggetti. "

"C'erano delle regole... i maschietti e le femminucce, sotto gli otto anni avevano un prezzo, maggiorato se vergini. I grandi erano deprezzati, ma si pagava un supplemento, se avevi fantasie particolari. Guadagnavano molto, tutto in contanti sulla nostra pelle. Ricordo ancora il primo 'festino' a cui presi parte. Ero, diciamo, felice. Ma quando entrai la dentro, capii. Mi resi conto che non c'erano palloncini o torte. Solo una nutrita schiera di pervertiti, che attendevano il nostro arrivo. Ridevano, ci guardavano come se fossimo delle torte succulenti. Ricordo ancora che il fienile, che poi era una stalla, era suddiviso in gabbie, 12. Ognuna era coperta da una tenda pesante, per non far vedere agli altri. L'orco, mi lasciò con lui. Quando divenni più grande, capii chi era, un personaggio molto influente della politica, prima che li sterminaste tutti. E di questo, non posso che dirti grazie. All'inizio mi parlava con dolcezza, mi dette delle caramelle. Poi mutò, mi prese con la forza e mi costrinse ad atti irripetibili. Piansi, urlai, invocai Dio. Ma egli era sordo, alle mie urla. Non so' di preciso quanto durò, ma parve un eternità. Dopodiché mi riportarono nella mia stanza, imbambolata dai tanti sedativi che mi avevano somministrato per farmi stare buona. E' iniziato così, il mio inferno"

"Sarai disgustato, immagino" non riesco a dire altro, non ho il coraggio di guardarlo. Non posso, non voglio, vedere cosa esprime il suo volto ma, devo smettere di essere codarda. Lo guardo e quasi vorrei morire. Disgusto, orrore e schifo, sono lì stampati sul suo bel viso. Non dice nulla, si alza, arriva alla porta e la oltrepassa. Portando via con sé il mio ultimo barlume di speranza.



Continua...

Credetemi se vi dico che ho fatto molta fatica a scrivere questo capitolo. Gli abusi sui bambini, sono la cosa che più odio al mondo. Anche se questa è una triste realtà nel nostro corrotto e marcio mondo.

So che molti di voi, saranno sconvolti, mi odieranno, ma va bene. Lo accetto.

Non vi chiedo commenti, so' che non sarebbe facile, per cui siete liberi di dire la vostra oppure no, non vi metto paletti. Spero che dopo questa storia, avrete ancora voglia di leggermi.

Questo capitolo, lo voglio dedicare a tutti, bambini e ragazzi che, purtroppo, vivono sulle loro spalle queste atrocità. Voglio dire loro, se mai leggeranno questa storia, che non è colpa vostra, voi siete vittime! Sappiate che, in qualche parte del mondo, ci sono persone che hanno a cuore la vostra vita.

Se mai, vi capiterà, di leggere questo racconto, cercatemi. Sono solo una donna, ma davanti a queste cose, neppure la furia di Argo mi è paragonabile. Sentitevi amati, almeno da me, per una volta. Non siete soli, mai!

Con amore, Vale.

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