Tirarsi indietro

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Si sta spazientendo, lo sento, non posso farci nulla.

'So che i patti erano questi, ma non ci riesco.
Argo, non ti arrabbiare, per favore.
Non posso parlarne" Provo a convincerlo.

Sento il gelo, travolgermi. È furioso, come non mai.
Si sente preso in giro.
Arrischio un'occhiata, restando di sale.
Mi guarda come se mi volesse staccare la testa.

"Avevi promesso.
Mi hai stretto la mano e hai dato la tua parola!" È davvero imbestialito. 

"Lo so, hai ragione ad essere infuriato.
Cercherò di farti capire.
Vedi, quello che ho passato è talmente orrendo, che la mia mente per non impazzire si è chiusa, dimenticando.
Se io tirassi di nuovo fuori quella roba, rischierei di impazzire.
Non è che non mi fido di te, solo che non posso.
So che mi hai appena confidato una cosa tremenda, come so' che deve esserti costato molto.
Ma la nostra differenza sta nel modo di reagire.
Tu hai chiuso il tuo cuore, hai spento tutto e sei andato avanti in qualche modo.
Io ho rimosso.
Se è stato difficile per te, immagina come potrebbe essere devastante per me" spiego. 

Mi continua a guardare allo stesso modo.
Mi rendo conto che non gli interessa sapere che potrei impazzire.
Tiro un sospiro e mi preparo alla punizione.

Mi aspetto di essere colpita, che mi faccia male.
Si limita ad abbassare la testa e rimanere in quella posizione.
Resto al suo fianco, imitandolo nello stare zitta.

"Ti sei presa gioco di me.
Mi hai mentito, mi hai fatto raccontare e poi, hai accampato stupide scuse" pronuncia queste frasi con astio.

"No, non ti ho preso in giro.
Vorrei potermi sfogare, liberare di questo peso... non ci riesco, Argo.
Ho paura" finalmente, qualcosa di sincero esce dalla mia bocca.

Si volta ed in quell'attimo desidero morire.
La furia e l'odio nel suo sguardo mi terrorizzano.  
Si alza e malamente, mi prende per un braccio.

"E fai bene, devi aver paura" dopo ciò mi morde, fortissimo.
Mangia, quasi fino ad uccidermi.
Forse perdo i sensi, forse entro con un piede nel limbo, non lo so'.

Quando mi sveglio, sono nell'oscurità più totale.
Provo a muovermi, ma lo spazio attorno a me è esiguo.
Sento uno strano rivestimento.
Liscio e fresco.
Muovo le mani, cercando di capire dove possa essere finita.

Mi ci vuole un po' ma alla fine lo capisco.
Una bara.
Mi ha chiusa in una bara e seppellita viva.
La mia più grande paura.

Il cervello va in tilt, inizio a picchiare i pugni sul legno.
Gratto, la superficie legnosa, per scavare e liberarmi.
Urlo, con tutto il fiato, piango disperata, dimenticandomi di consumare ossigeno con criterio.

"Aiuto! Vi prego!
Argo ti scongiuro, so che sei lì!
Ti prego liberami, non voglio morire così! Argoooo"
Ma nulla, Argo non c'è.

Cerco di riprendere il controllo, fortunatamente ci riesco.
Calmo il mio respiro affannato, piccoli respiri, per cercare di far bastare l'aria.

Mi sforzo di non pensare a cosa succederà quando finirà.
Si dice che la morte per soffocamento, sia la peggiore.
Il cervello ci mette un po' prima di rendersi conto che i polmoni, non hanno più nulla da respirare.
Mi sento morire a quel pensiero.
Al pensiero di quello che mi aspetta.

Non avrei dovuto farlo arrabbiare, avrei dovuto raccontargli la verità.
Maledetta la mia paura, sono così stanca di farmi governare da lei, eppure così restia a combatterla.

I singhiozzi escono.
Non li trattengo, prima è meglio è.
Prolungare l'agonia non serve.

Sento già i primi cambiamenti, il corpo che diventa sempre più pesante.
I muscoli che bruciano, assieme ai polmoni.
La bocca è secca e mi fa male, la gola prende fuoco.

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