Farsene una ragione

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Irrompe nella stanza, col suo solito fare burbero. Me ne sto sul letto, annoiata con nulla da fare. Poteva almeno lasciarmi dei libri, delle riviste, ma figuriamoci è troppo preso a uccidere e tirannizzare la gente.

"Che vuoi?" sono sgarbata, ma non conosco altro modo. Se gli parlassi come si parla a tutto il resto del mondo, ne approfitterebbe per combinarne qualcuna delle sue. Tipo lanciarmi dal tetto, investirmi con la macchina...

Sbuffa, infastidito. Che faccia tosta che ha, non lo sopporto!

Apre la porta e subito dopo un ragazzo,a testa china, entra portandosi appresso uno stand con dei vestiti. Finalmente! Posso smettere di stare in mutande e maglietta... un grosso passo avanti.

"Bene, ecco dei vestiti. Non credere che lo faccia per generosità! Io sono cattivo, non scordarlo mai! Ma devi pur avere dei vestiti, visto che le mie maglie stanno esaurendo. Poi sono stanco di prestarti le mie mutande, quindi, scegli quello che ti piace e vestiti, usciamo" e come di consueto, se ne va.

Usciamo... per andare dove? In un'altra arena, o a sgozzare qualcuno?

"Non essere ridicola, ti porto a fare un giro nel bosco!" mi strilla da dietro la porta. Che palle, questa cosa che mi legge nella mente è irritante oltre misura!

Faccio scorrere le grucce, scegliendo un dolcevita nero e dei jeans blu scuri. Abbino il tutto a degli stivali senza tacco, al ginocchio, neri. Cappotto nero, non conosce altri colori, e una sciarpa, fortunatamente,rosa antico. Vado in bagno e mi vesto, indossando finalmente biancheria da donna.

Sono pronta e lo chiamo. Entra e mi squadra dalla testa ai piedi. Capisco, cosa provano le mucche durante la fiera del bestiame.

 Capisco, cosa provano le mucche durante la fiera del bestiame

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Mi dà una pacca su una spalla, facendo un mezzo sorriso. Trattengo a stento l'irritazione, ho 17 anni non 10. Soprassiedo, per non creare tensione inutile.

"Bene, devo portare una pala? Vuoi seppellirmi viva?" scherzo, ma non del tutto.

"Non c'è bisogno, andiamo solo a fare un giro. C'è una cosa che ti voglio mostrare" stavolta mi mette davvero curiosità, chissà cos'è che mi vuol far vedere.

Scendiamo e lo seguo fino al garage, dove è parcheggiato un'enorme Suv. Apro e mi siedo, allacciando la cintura. Mi imita e poco dopo, partiamo. La città offre uno spettacolo macabro, lasciata all'incuria più totale. Lo sporco si annida ai lati delle strade, dove oramai, non passano più auto. Le facciate degli enormi grattacieli, sono sfatte, lasciate alla mercé delle intemperie. Umani, affiliati, si aggirano in compagnia dei loro 'padroni'. Ci sono scene grottesche, ad ogni angolo di strada, di vampiri che si nutrono o si accoppiano liberi da ogni regola o pudore. Volto velocemente la testa, per non vedere.

"Che c'è, ragazzina, sei suscettibile? I tuoi dolci occhietti non hanno mai visto certe cose?" adesso mi sta davvero prendendo per i fondelli. Evito ogni replica, perché significherebbe dovergli poi spiegare. Continuiamo la corsa, verso questo posto indefinito. Non mi posso neppure godere lo spettacolo. Poi un'idea mi salta in testa...

Mi volto di tre quarti, verso di lui e gli pongo la domanda:

"Sono già due giorni che sono con te, ti sei nutrito solo una volta. Come hai fatto?" la mia domanda lo deve aver colpito, visto lo sguardo che mi lancia.

"Che succede, dolcezza, ti preoccupi per me?" domanda sornione.

"Eddai, Argo, non farla sempre così difficile!" ed è vero, rigira sempre le cose a suo favore.

"Bene, non farò il difficile. Sono andato da un famiglio. Una, per la verità. Ne ho molte sparse per la città, che sono ben felici di darmi sangue e... altro" ti pareva, mette sempre in mezzo il sesso. Comunque mi ha incuriosita.

"Spiegami, non capisco. Come può una donna, volerti compiacere per sua libera scelta?" davvero, non ci arrivo.

"Chiamasi libero scambio. Lei mi dà ciò che mi serve, io do ciò che serve a lei, loro. Un tetto sulla testa, cibo, vestiti e... cosa più importante, me"...

"Il tuo ego fa spavento! Che avrai mai di così superlativo" sputo queste parole come offese, anche se non è il mio intento. Ma, giuro, non capisco come possano volersi annientare così, per un essere che uccide, rapisce e tiene sotto dittatura una città intera.

"Non tutte mi vedono con i tuoi occhi, nessuna di loro pensa che io sia un mostro" mi confessa.

"Lo sai per certo o te ne vuoi convincere?"chiedo per curiosità, cercando di capire questo essere così complicato.

"Non puoi proprio evitare di chiamarmi essere? E' spregiativo e non rappresenta ciò che sono"mi risponde, scocciato.

"Come vuoi che ti definisca?" sto al gioco.

"Sexy, bellissimo, attraente?" mi scappa una risata, dopo questa affermazione, a cui stranamente si unisce.

"Sai, sei molto meglio quando ridi. Anziché fare sempre quella faccia" continuo.

"Che faccia?"chiede, incuriosito.

Gliela faccio vedere, sembra più una smorfia, in quanto io non ho nulla di terrificante e vampiresco.

"Io non faccio queste smorfie, te la sei inventata!" replica, trattenendo un sorriso.

"Oh no mio caro, questo è esattamente il tuo aspetto, quando fai l'altro Argo. Dovresti guardarti allo specchio, capiresti che ho ragione!" ...

"Non lo faccio mai, evito lo specchio" confida, ed io sono ancora più curiosa.

"Perché?" voglio sapere.

"Ti ho già detto fin troppo, e tu di contro, non mi hai ancora detto nulla di te. Non siamo pari mia cara, neppure un po'" ammetto che ha ragione, ma non glielo dico.

"Beh, sei tu che mi tieni prigioniera, non il contrario. Quindi, mi sembra logico che in cambio della permanenza forzata, tu mi racconti di te stesso" non fa una piega, questo ragionamento.

Ferma la macchina al limitare del bosco, si volta verso di me, imitando la mia posizione, e mi dice:

"Facciamo un patto, vuoi?"

"Che patto?" sono guardinga, la vita mi ha insegnato a non fidarmi. Soprattutto dei lupi travestiti da agnelli.

"Io rispondo ad una tua domanda, tu rispondi ad una delle mie. Se non lo farai, mi nutrirò di te" e detto ciò, allunga una mano, per saldare il patto.

Ci penso, rifletto bene. Sono disposta a raccontare pur di sapere, conoscere, questo strano personaggio? La risposta è chiara, dentro di me.

"Affare fatto, ma anche io pongo una condizione" con un cenno, mi invita a proseguire "Ti dirò ciò che vuoi sapere, ti darò anche il mio sangue ma... niente sesso" sembra preso in contropiede. Come se rifiutare il sesso con un vampiro, sia una specie di crimine. Alla fine, cede.

"Va bene, non ti imporrò di fare sesso con me ma sappi, che se me lo chiederai tu, non mi fermerò" e con questo, ci stringiamo la mano, suggellando il patto.

"Adesso scendi, dolcezza, siamo arrivati. Benvenuta nel bosco della mia famiglia"...

Mi prende in braccio e con uno scatto, inizia a correre nel fitto della boscaglia, mentre io mi stringo a lui con uno strano senso di libertà.



Ciaoooo a tutti! Allora, che ne pensate di questo passo avanti? Argo sembra per un momento aver messo da parte il lato crudele, vi ispira? Come vi piacerebbe che si proseguisse?

Non mancate di dirmi la vostra, nei commenti. Vi aspetto numerosi!

15 letture, 7 commenti e 5 stelle, vi separano dal prossimo capitolo!

Baci, baci, Vale!

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