sedici: il pacco

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Michael's P.O.V.

Anno 2040

"Era un mese che Nathan era in Germania. Sentivo la sua mancanza, certo, e sapete come è difficile mantenere le relazioni a distanza. La cosa peggiore era che lui mi mandava un pacco alla settimana e ogni volta c'erano dei dolci davvero buoni, tanto che le mie papille gustative sentivano l'arcobaleno. Non che la cosa mi dispiacesse. Ma io quanti pacchi gli avevo mandato? Neanche uno."

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Anno 2016

Scesi di casa e attraversai la strada per raggiungere il bar. Avevo portato con me la scatola di dolcetti che mi aveva mandato Nathan, così mi sedetti al bancone e mi misi a mangiarli. Luke era lì che mi guardava con uno sguardo quasi indignato, disgustato e confuso, e metteva in ordine le bottiglie dietro il bancone, secondo non so quale criterio.

Spostava lo sguardo dal mio viso alla scatola di dolcetti e, senza dire niente, mi fece capire che voleva sapere quale fosse il mio problema.

"Ho chiamato Nathan per ringraziarlo per avermi mandato il terzo pacco. Io ovviamente non gliene ho mandato ancora uno ma la cosa peggiore è che ho detto una stupidaggine. Ho detto che ne ho spedito uno due giorni fa. Perché ho detto così? Pensi che la glassa mi abbia dato alla testa?" Dissi io mentre portavo un altro dolcetto alla bocca per poterlo assaporare. Luke stava ridendo e non capivo per cosa. La mia era una cosa seria.

Lui finì di posizionare le ultime bottiglie e poi si mise davanti a me. Poggiò i gomiti sul bancone e si sporse verso di me, guardandomi negli occhi e iniziò a spiegare. "Ecco cosa devi fare: prendi qualcosa di tipico di New York, come un portachiavi dell'Empire State Building, una scatola di ciambelle e una copia del New York Times. Ma attenzione, quest'ultima deve essere di tre giorni fa."

Era davvero geniale. In quel momento era diventato il mio nuovo idolo. E pensare che fino a qualche tempo prima chiedevo aiuto ad Ashton per fare colpo su di lui.

"Tutto questo è assurdo. Fino a poco tempo fa tu mi piacevi e ora mi aiuti a mentenere il rapporto con il mio ragazzo." Forse dissi qualcosa di sbagliato, perché si allontanò da me e tornò a mettere in ordine le bottiglie e spolverare il vetro e i bicchieri, evitando di incrociare il mio sguardo.

Il massimo che potevo fare era ringraziarlo e mi misi all'opera per mettere in atto tutto quello che mi aveva suggerito. Non ci volle molto a recuperare quello che mi aveva detto e il piano funzionò alla grande. Il pacco arrivò due giorni dopo e Nathan mi chiamò per ringraziarmi, nonostante fossero le 4 di notte e stessi beatamente dormendo.

Quella relazione a distanza iniziava a pesarmi. Era difficile riuscire a sentirci per via degli orari e per di più la mancanza di contatto fisico si faceva sentire. Per non parlare delle solite e monotone conversazioni sulla giornata. Dovevo fare qualcosa.

Decisi così di comprare un biglietto per la Germania. L'idea non entusiasmò tanto Luke, nonostante cercasse di sembrare felice per me. Ma io ero un uomo indipendente e facevo quello che volevo.

Purtroppo, alla fin dei conti, la vita non è tutta rosa e fiori. Ero su internet, avevo 7 siti aperti per cercare il biglietto aereo per la Germania a un buon prezzo, quando mi arrivò una mail.

Ciao Mike,
Scusa se non c'ero ieri sera, ma essere così lontani è una rottura, eh?
Ci ho pensato un po' e ho bisogno di parlarti. Ti chiamo alle 11.
Ci sentiamo,
Nathan.

Feci leggere la mail a Luke il prima possibile, ma lui sembrò non capire.
Nathan voleva mollarmi. Se diceva di averci pensato era perché quella situazione pesava anche a lui. Ero chiaramente nel panico, tanto che mangiai una ciotola di patatine in meno di cinque minuti. Il cibo era sempre stato la mia consolazione.

"Mike, sei adorabile. Lo sai tu, lo so io, lo sa lui. Scommetterei tutto quello che ho che non ti chiamerà per mollarti." Disse Luke, sedendosi vicino a me e portando un braccio intorno al mio fianco per abbracciarmi. Quelle parole mi tranquillizzarono. E anche l'abbraccio non fu da meno.

"Allora secondo te dovrei prendere il biglietto per la Germania?" Mi voltai verso di lui per poterlo guardare negli occhi.

"Fossi in te aspettarei." Okay, forse non credeva nelle sue stesse parole. Aveva un finto sorriso in faccia e non capivo cosa stesse succedendo. Un momento prima era dolce e quello dopo era innervosito, come se dicessi cose che gli davano fastidio.

Dopotutto, qualcuno doveva pur crederci in quella relazione, e quel qualcuno ero io.

Quella sera aspettai.

E aspettai.

E aspettai. Aspettai per ore.

Ma niente.

Avevo fatto la maratona di America's Next Top Model eppure nessuna telefonata.

Erano le due di notte quando rinunciai di aspettare. Avevo appena spento la TV e mi stavo alzando dal divano per andare nella mia camera da letto quando il mio cellulare cominciò a squillare. Risposi senza neanche controllare chi fosse.

"Pronto?"

"Hey, Mike. So che è tardi. Ma non è che verresti da me?" Era Luke, che alle due di notte cercava proprio me. Aveva un tono triste e potevo percepire dalla sua voce che c'era qualcosa che non andava.

Cosa dovevo fare?

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CIAO A TUTTI CACIOTTI E BENVENUTI IN QUESTO NUOVO CAPITOLO

Michael diventa un panzone ciccione, ma va bene, i dolci sono buoni

Cosa ne pensate di questo capitolo? Lasciate qualche commento e fatemi sapere.

Voglio scusarmi se carico un capitolo ogni due settimane ma voglio lasciare un po' si suspence, anche perché mancano pochi capitoli alla fine della prima parte e voglio tenerla un po' sulle lunghe

Alla prossima!

- Francy

How I Met Your Father || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora