otto: la storia della banana (parte 1)

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Michael's P.O.V.

Anno 2040

"Con i miei amici me ne sono capitate di storie e me le ricordo tutte benissimo!

Tranne una. Zio Ashton la chiama 'La storia della banana'. Inizia come tante altre.

Una sera eravamo tutti insieme al bar. Il nostro barista aveva portato al tavolo un vassoio con tre bicchierini e ci disse che era la sua specialità: la fenice, così la chiamò.

Quella sera Luke doveva uscire con un ragazzo, uno di buona famiglia. E fu così che quella sera la passai con Ashton. E non solo."

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Anno 2015

"Mike, sei troppo preso da Luke." Fu la prima cosa che mi disse Ashton, non appena Luke uscì dal locale.

Girai di scatto il viso verso di lui, quasi non volendo far notare che stavo osservando la porta chiudersi lentamente mentre Luke spariva oltre essa.

"Non è vero, rispetto la decisione di Luke di non volere una cosa seria con me. Meglio così." Non credevo io stesso a quelle parole. Ma se me lo fossi ripetuto più volte, magari ci avrei creduto.

Ashton scosse la testa e iniziò a fare uno di quei suoi discorsi sul fatto che io penso troppo, che dovrei lasciarmi andare. Come al mio solito però non lo ascoltavo, scuotevo la testa e mentre parlava mi portai alla bocca ogni singolo bicchiere del cocktail offertoci dal bar­ista. Dopo il terzo anno bicchiere, il mondo diventò nero.

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Ero nel mio letto, l'unica cosa che mi svegliò fu il rumore dei clacson delle macchine fuori dal palazzo in coda per non so quale assurdo motivo. Nessuno era mai calmo a New York.

Appena aprii gli occhi, la prima cosa che notai era una banana sul comodino di fianco al mio letto.

Mi girai velocemente dall'altra parte e notai una forma umana nascosta dalle lenzuola e dalle coperte. Tutto ciò prese un senso quando i suoi capelli biondi attirarono il mio sguardo.

Mi alzai di scatto dal letto, quasi spaventato da quella visione, ma un dolore insopportabile partì dal mio piede, si diffuse in tutto il resto del corpo e inciampai, finendo con la faccia a qualche centimetro da terra.

Zoppicando uscii dalla mia stanza, mi fermai contro un muro e cercai di riprendere fiato. E fu in quel momento che Ashton apparve davanti a me.

"Buongiorno daddy." Mi oltrepassò e andò a sedersi al tavolo.

Tutte quelle cose mi stavano confondendo.

Perché c'era un ragazzo nella mia stanza? Perché mi faceva male la caviglia? Perché Ashton mi chiamava daddy? Perché c'era una banana sul comodino?

Mi incamminai verso il divano, con una mano sulla coscia, come se potesse alleviare il dolore della caviglia, e mi sedetti vicino a lui. Gli diedi uno schiaffo sulla mano e gli feci saltare il cellulare dalla presa.

"Dimmi cosa è successo ieri sera." La mia voce aveva un tono disperato, bisognoso di sapere tutto.

Lui scoppiò a ridere e riprese il cellulare, andò nella galleria e selezionò un video. Aveva gli occhi divertiti, come se mi stesse per mostrare il video di qualche altro cane che tentava di mordersi la coda.

Ma non era così. Il video riguardava me, mentre cantavo e urlavo sopra un tavolo del bar. Ero ubriaco fradicio.

Ashton rideva a riguardare quel video. Si poteva ben capire che in un certo momento avevo chiamato addirittura Luke. Non aveva esattamente un senso ciò che stava succedendo, neanche quando urlai al cellulare "Alzo il gomito, ma non vomito", e tutti scoppiarono a urlare insieme a me. Dopodiché caddi dal tavolino e atterrai sul piede. Mentre cercavo di rialzarmi, urlai a Luke, ancora al telefono: "Mike è il tuo daddy." In quel momento il video terminò.

Volevo sprofondare nella vergogna.

Capii, però, perché mi faceva male la caviglia. E perché Ashton mi chiamava daddy.

Quello stronzo mi stava sfottendo.

"Dopo che sei caduto ti ho trascinato qui e ti ho messo a letto. Mi stavo preoccupando." Ashton stava quasi cercando di trattenersi dal ridere, per non mancarmi di rispetto.

"Ma non c'era nessuno insieme a me?" La mia voce era calata di un tono, mentre pensavo al ragazzo nel mio letto. Mi girai poi verso la porta della mia stanza da letto e feci capire al mio amico che mancava qualche pezzo nella sua storia.

Lui si alzò di scatto e entrò nella mia stanza. Richiuse la porta pochi secondi dopo e si riavvicinò a me.

"C'è un tipo nel tuo letto." Disse sussurrando, come se non volesse svegliare quell'ospite misterioso.

"Lo so." Risposi io con lo stesso tono.

"E c'è una banana sul comodino!"

"Lo so!"

"Chi è?"

"Non lo so..."

La nostra strana conversazione venne interrotta quando sentimmo bussare alla porta.

Andai ad aprire e la figura enorme del barista si fece spazio nell'ingresso del nostro appartamento. Allungò un braccio verso di me, in mano teneva un cellulare. Il mio cellulare.

"Spero che tu e quel Luke abbiate combinato qualcosa ieri sera." Fu tutto quello che disse prima di sparire di nuovo nel corridoio, con un certo sorriso malizioso sulle labbra.

Che cosa era successo quella sera?

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BUONGIORNO RAGAZZI!

Penso di aver appena deciso il giorno della settimana in cui aggiornare. Il mercoledì perché è in mezzo alla settimana ed è più belloh

Pubblicherò la seconda parte la prossima settimana, nella speranza che questa parte sia piaciuta. Cosa ne pensate? Lasciate qualche commento e fatemi sapere

Come va? State passando delle belle vacanze?

- Francy

How I Met Your Father || MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora