•L'inizio di una nuova vita.•

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Quando ero molto piccola, pensavo di essere una bambina diversa dagli altri, dotata di una grande fantasia che mi faceva sembrare una stupida agli occhi di chi non era in grado di capirmi. A dire il vero nessuno ci riusciva. I miei genitori avevano persino cominciato a preoccuparsi, credendo che fosse il caso di mandarmi da un qualche bravo psicologo che potesse dir loro, dov'era il mio problema. Perché la loro figlia cresceva senza amici. Perché la loro dolce bambina non era come gli altri, che alla sua età si limitavano a giocare con i propri giocattoli e a parlare di quale fosse il più bel gioco del momento, che si preoccupavano solo di scelte come giocare a nascondino o a ricorrersi. La verità era che io non sembravo nemmeno una bambina. Avevo un mondo tutto mio, dove mi sentivo libera, per me era normale. Mi piaceva perdermi ore e ore a fantasticare, mi piacevano cose impegnative come i romanzi, già a soli sei anni, m'interrogavo già sulla vita e forse era questo che spaventava tutti, il fatto che non erano cose che a quell'età gli altri facevano. Non ero nella norma e questo li preoccupava a tal punto da pensare che ci fosse qualcosa che non stava andando come avrebbe dovuto. Non sapevano che di amici ne avevo eccome, forse non proprio in carne e ossa, ma erano i migliori ed erano tutti per me. Uno degli psicologi consultati dai miei disse a mio padre che la fantasia che avevo era eccessiva, e che col tempo avrebbe potuto crearmi problemi. Poi guardò mia madre e le disse che il mio era solo un modo per attirare la loro attenzione, da quel momento non smisero mai di starmi addosso. Sceglievano qualsiasi cosa per me e cercavano di tagliare ogni mia piccola forma d'immaginazione, pensavano che così facendo non avrei avuto bisogno di richiamare attenzioni, così non mi sarebbe mancato nulla, ma risultavano soffocanti. Estremamente. Eccessivamente, opprimenti. Così decisi di fargli credere di aver smesso di fantasticare per sempre. Non ci avrei mai rinunciato davvero, ma non volevo che mi stessero col fiato sul collo come se fossi una malata in un centro di recupero. Non potevo però immaginare da lì in avanti che cosa sarebbe potuto succedere, non era possibile immaginare nulla di quello che in seguito successe, né potevo spiegarmelo. La mia vita stava cambiando radicalmente e con questo non mi riferisco al divorzio dei miei, né alla scelta del giudice che stabiliva che mio padre ci avrebbe visto solo quattro giorni ogni mese o alla mia decisione di non volerlo vedere nemmeno per quei pochi giorni nonostante i miei due fratelli e mia madre stessa mi pregassero costantemente di andare a trovarlo.
Mi riferisco a quello che accadde dal giorno del trasferimento in un'altra città, al vero e proprio inizio di una nuova vita.

Another Strange WorldWhere stories live. Discover now