Astra

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Sono ore che cammino, ho fame, freddo e mi fa male tutto.
Ho anche la febbre alta, oltre al danno la beffa.
Ho camminato per miglia e miglia cercando un rifugio sicuro.
Perché per la strada non v'è più sicurezza, da quando sono saliti al potere.
Ci usano come sacche di sangue e oggetti di piacere. Non siamo altro per loro, che dei burattini che si agitano per divertirli.
Sono crudeli, spietati e senz'anima.
Uno di loro più degli altri.
Argo, questo il suo nome, è il primo di loro.
Colui che ha dato vita alla stirpe.
Un essere millenario, governato e riempito solo da rabbia e crudeltà.
I buoni sentimenti hanno da tempo lasciato il suo cuore, da quando, si narra, un umano sterminò tutta la sua famiglia.
Da allora ha tramato nell'ombra, per averci in suo pugno e vendicarsi.

Sono arrivata finalmente. Non sarei riuscita a fare un altro passo.
Sento il corpo andare a fuoco per la febbre, la testa mi scoppia e ho freddo.
Anche un po' di fame; spero ci sia qualcosa da mettere sotto i denti.
Arrivo al grosso portone e busso forte, attendendo.
Niente...
Riprovo, accompagnando i colpi ad alcune parole.
"Vi prego ho bisogno di un posto dove stare. Sono sola, ho la febbre.
Sono giorni che cammino, vi prego..."
Ma dall'altra parte non c'è replica.
Nessuno mi apre o mi scaccia.
Un assoluto silenzio regna dentro e fuori.
Nessuno in giro, tranne le cartacce smosse dal vento.
Tutto è buio, i pochi lampioni, con la loro luce fioca, non bastano a sconfiggere la tenebra.
Mi arrendo e, scivolando a terra, poggio la testa bollente e pulsante sulle ginocchia.
Lo sconforto più totale.
In più, penso al fatto che dovrò tornare in quella casa. La casa degli orrori.
Mi tocco, come un riflesso incondizionato, la scapola sinistra.
Un altro dei marchi che ho sul corpo.
In effetti, preferirei morire che tornarvi.
Non so se questi pensieri siano dovuti alla febbre, fatto sta che non sono la sola a sentirli.

"Se è questo che vuoi, ti accontento" risponde una voce.

Alzo il viso e me lo trovo davanti, completamente vestito di nero e semi immerso nell'oscurità.
Solo gli occhi, di un rosso rubino, brillano. Di malvagità, così come la sua voce senz'anima.
Non posso difendermi, devo solo lasciarmi andare.
Mi alzo in piedi e faccio due passi verso la morte.
La testa mi gira e prima di poter anche solo pensare, fare qualcosa, sprofondo nel buio più totale.

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