Capitolo 34

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  Kathrine
Mentre varco la soglia di casa mia sento la paura aumentare e il battito del cuore accelerare notevolmente. Mi fermo a bocca aperta quando vedo in che condizione è il nostro salotto.

Ci sono bottiglie di birra frantumate a terra e i cocci dei vasi che erano vicino alla porta.
Incontro lo sguardo furioso di mio fratello che avanza a grandi passi verso di me.

-Dove cazzo sei andata? Hai idea della paura che mi hai fatto prendere? Dopo quello che hai provato a fare ieri sera decidi anche di scappare di casa?- urla puntandomi un dito contro.
–È stata colpa tua se avevo deciso di ammazzarmi...è stata colpa tua se pensavo che Justin fosse morto...è stata colpa tua se sono finita in depressione, hai capito?- grido.

–Fammi indovinare, sei andata a piangere sulla tomba di quel bastardo?- chiede ridacchiando.
–E se ti dicessi che non è morto?- ribatto mettendo le braccia ai fianchi.
–Certo che è morto- risponde sicuro di sé prima di sorridermi crudelmente.
-Ti sbagli...secondo te dove ho passato la notte? Ah? E sai che ti dico: io me ne ritorno o in albergo oppure vado da Justin...perché io in questa casa...con te e la tua "amichetta" non ci sto affatto- dico salendo in camera mia sotto il suo sguardo scioccato.

Prendo lo zaino da sotto la scrivania e comincio ad infilarci le prime cose che trovo. Mi guardo intorno un ultima volta, apro la porta trovando mio fratello a sbarrarmi la strada.
Quando vede lo zaino stretto tra le mie braccia sbianca e capisce che non stavo affatto scherzando prima, ma non gli do tempo di parlare perché lo spingo da parte scendendo rapidamente le scale.

-Non farlo- sento dire alle mie spalle mentre apro la porta, ma la voce mi sembra una voce sconosciuta.

Sono consapevole che appena varcherò quella porta, sarò senza una famiglia, una casa, una gang, una vita, in pratica dovrò riniziare tutto.

Cammino senza sapere dove andare e mi fermo solo quando una macchina per poco non mi investe.

Si ferma e io ricomincio a camminare velocemente, fino a quando non mi sento più  le gambe a terra perché qualcuno mi ha sollevata e mi ha messo a tipo sacco di patate sulla schiena. Inizio a prendere a pugni la determinata persona che ride...ma io l'ho già sentita questa risata...

-Non andrai da lui- dice deciso Gabriel stringendo la presa sulle mie gambe.
-Lasciamiii- dico iniziandomi a lamentarmi, mentre lui si dirige verso la macchina scaricandomi nei sedili posteriori.

Sembra completamente fuori di sé, come se sia posseduto dal demonio.

-Tu verrai con me,  devo essere sicuro che tu sarai solo mia- dice partendo con la macchina.
Provo ad aprire lo sportello, ma è bloccato.

Mi mordo il labbro tentando di non mettermi a piangere o urlare, ma la verità è che sono completamente terrorizzata.
-Non  devi avere paura di me – aggiunge sorridendo. No, che fa scherzi?!? Sei solo un pazzo killer psicopatico che mi ha rapito...sai niente di che, una persona normalissima direi...notare l'ironia.

-Se ci tieni a me lasciami andare- dico cercando un modo per convincerlo a lasciarmi andare.
– Tu sarai solo mia e se non lo sarai significa che non sarai di nessun altro- dice con tono deciso.

–Invece non lo saró. Io non ti amo, fattene una cazzo di ragione- sbotto dando un pugno al finestrino. Dopo qualche minuto sento la macchina fermarsi e Gabriel mi butta fuori dall'auto e si siede a cavalcioni su di me, con un'espressione addolorata in volto.
-Io non volevo, ma devo farlo- mormora estraendo un coltellino dalla tasca della sua giacca.

Comincio a scalciare tentando di levarmelo di dosso. Ma è troppo pesante, non sarei mai riuscita a scappare.

Urlo dal dolore quando sento la lama spostarsi lungo tutta la mia guancia, fino al collo.

Mi prende per mano tirandomi verso di lui, prima di iniziare a camminare fino ad arrivare alla porta. La apre trascinandomi all'interno.
-Ti faccio vedere la tua camera- dice allegramente.

Mi lascio tirare  senza dire nulla, con la paura che possa arrabbiarsi e farmi nuovamente del male. Apre la porta spingendomi delicatamente all'interno della stanza.

Mi  tira verso il letto matrimoniale, prima di sedersi e posare le sue mani sui miei fianchi. Provo a tirarmi indietro ma mi butta sul letto e
sale sopra di me sfilandosi la maglietta.
Scalcio, cerco di uscire da quella trappola...ma niente sono destinata a morire in modo doloroso e disgustoso.

Odio tutti, ma soprattutto odio Rebecca perché se non mi avesse tradita, nulla di questo sarebbe successo.

Lui mi sfila la maglietta ignorando le mie lacrime, le mie proteste e i miei calci, continuando a sorridere sadicamente.

Non so come ma riesco ad assestargli un calcio sulla pancia e riesco a raggiungere la porta della camera. Corro per le stanze cercando una dove sarebbe stato impossibile trovarmi, ma è casa sua, quindi in un certo senso sono io in territorio estraneo. Vedo una porta dove ci sono delle scale, mentre Gabriel esce dalla camera da letto io scendo le scale e mi vado a nascondere.
-Katyyyy- sento dire a Gabriel.
-Katy mio piccolo tesoro dove sei?- dice scendendo le scale, mi sembra un cazzo di film horror.
-Kathrine so che sei qui- dice accendendo la luce e solo quando l'accende capisco dove minchia sono finita.

Il muro è interamente tappezzato da coltelli, dai più piccoli a quelli più grandi e affilati. Al centro della stanza vi è un grande lettino, simile a quelli degli ospedali, con delle cinghie di cuoio. A terra ci sono chiazze di sangue.
-Benvenuta nel mio mondo, tesoro- sussurra prendendomi dal braccio prima di chiudere la porta a chiave. Si gira dirigendosi verso un armadio dal quale tira fuori una specie di cinta. Devo trattenermi dall'urlare quando capisco che si tratta di una frusta.

Mi guardo intorno in preda al panico, ma non vi sono vie di uscita. Sento una vibrazione sulla mia coscia e solo in quel momento mi rendo conto di avere il cellulare che molto probabilmente è quasi scarico. Lo tiro fuori con cautela, attenta a non farmi vedere.

A: Justin
Sono in una grande villa interamente bianca all'esterno, con un cancello dorato, circa venti minuti fuori dalla città.
Aiutami ti prego.


Invio  il messaggio prima di infilare nuovamente il cellulare nella tasca. Alzo lo sguardo nello stesso istante in cui Gabriel si gira rivolgendomi un sorriso sadico.
-Ora si che ci divertiamo- mormora prima di avvicinarsi a me.

Ciao a tutti❤️
Vi volevo chiedere come vi sembra la storia fino ad ora. Quindi per favore commentate scrivendo se vi piace o meno.😘

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