Capitolo 9

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Kathrine
La macchina si ferma, Justin scende e lo faccio pure io, appena mi rendo conto che non siamo a scuola iniziò ad inprecare mentalmente, siamo in un prato con davanti un piccolo bosco, è un posto bellissimo, però isolato, iniziò a pensare che lui mi voglia ammazzare senza lasciare tracce. -Dove siamo? Non siamo a scuola- gli dico trattenendomi dall'urlargli in faccia
-Persipicace la ragazza- risponde ridendo
-Non è che mi vuoi fare fuori(?)- dico guardandolo male, non sono indecisa se ridere o piangere
-Nha, oggi sono buono non mi fa di uccidere nessuno- dice facendomi l'occhiolino
-Allora perché mi hai portata qui?- chiedo incuriosita
-Così tanto per- risponde sedendosi sul prato
-Ma che cazzo dici! Mi porti fuori città invece di portarmi a scuola solo perché ti va? Ma tu sei folle!- Gli urlo in faccia, pensando a tutta quella sfilza di domande che mi farà Rebecca appena mi vedrà
-Hey...hey...stai calmina, io ti avevo offerto un passaggio, non ho mai detto che ti portavo a scuola- dice facendomi l'occhiolino
-Vabbè ormai il danno è fatto e per favore ora mi potresti dire dove cazzo ci troviamo?- chiedo guardandomi attorno
-Non  molto fuori dalla città-risponde, facendomi notare che si era avvicinato molto pericolosamente a me, più di ogni ragazzo che abbia conosciuto, tranne mio fratello, con gli altri ragazzi c'è sempre stata una distanza che voglio mantenere, mi da fastidio la gente che mi sta sempre appiccicata. Ad un certo punto mi tocca il braccio e io sussulto leggermente.
-Non ti farò del male- dice con voce roca e calda e allo stesso tempo rassicurante.  
-Mi credi?- chiede a bassa voce
-Si- rispondo senza rendermi conto di ciò che ho detto, mi sento come se fossi caduta nella trappola del lupo.
-Bene- dice riallontanandosi e permettendo al mio cuore di battere regolarmente.
-Vuoi ancora andare via?- chiede con voce speranzosa. In quel momento non so come rispondere, il mio cuore mi chiede per pietà di dirgli di no, il cervello invece mi chiede di dirgli di si, il cervello ha sempre ragione, ma nonostante tutto rispondo di no. Mi siedo a terra, accanto a lui, ed inizio ad ascoltare i vari rumori della natura, che di solito non sento mai, dato che vivo in città e in città si sentono solo rumori di macchine e gente che parla, dopo un po' sento lo sguardo addosso, e come ho già detto odio essere osservata.
-Che c'è?- chiedo leggermente irritata
-Quindi tu mi odi?- risponde con un'altra domanda
-Non ho mai detto di odiarti- sbotta irritato
-Voglio o un sì o un no- sbotta irritato, è inquietante il fatto che cambia di continuo il suo carattere, non si può mai sapere cosa pansa.
Lo odio? Non penso di odiarlo, però siamo nemici e tutto il resto, quindi penso sia normale che io lo odi.
-Si- rispondo e i suoi occhi diventano castano scuro quasi nero.
-Allora sai che ti dico? Vaffanculo- sputa le parole alzandosi, mi alzo pure io e lo seguo.
-Ma che cazzo ti prende?- urlo per il nervoso, facendolo voltare.
-Tesoro, sappi che con me tu non ci torno a casa- dice con nonchalanche .
-Ha ragione Max, siete una gang di grandissimi coglioni.- dico più arrabbiata che mai. Justin prende il mio braccio e mi fa sbattere contro il tronco di un albero facendomi sussultare per il dolore, se prima avevo qualche dubbio, adesso ne sono certa, lo odio, e anche tanto. I suoi occhi e il suo sorriso sono solo dei camuffamenti della persona stronza e ottusa che è. Cerco di chiamare aiuto con il cellulare, ma non è possibile dato che Justin lo ha preso e schiacciato con il piede, e così muore il mio amato cellulare, gli do uno schiaffo, allora lui mi mette sulle spalle e mi butta, un un materasso abbandonato sulla strada.
-Ovviamente questo incontro dovrà rimanere tra noi- dice vicino al mio viso, con una gentilezza studiata e letale...quella di un predatore esperto.

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