Capitolo 31

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Kathrine

Non vedo più niente oltre al corpo di Justin steso a terra su una pozzanghera del suo sangue, non sento le voci che mi circondano, sento solo il dolore che mi va uccidendo da dentro. In questo momento mi sento morta anche io...
-No!- urlo piangendo, lo scuoto, sperando che si risvegli...ma niente.
Max mi prende dalle spalle, mentre io continuo a dimenarmi.
-Così ti passerà la voglia di frequentare chi non dovresti- dice mio fratello guardandomi senza alcun rimorso.

Immediatamente mi giro verso Rebecca, che mantiene lo sguardo basso.
-Tu! Brutta puttana del cazzo- urlo spingendo via con quanta forza ho Max, che preso alla sprovvista lascia la presa dalle mie braccia, consentendomi di arrivare a rapidi passi davanti a Rebecca, che fa un passo indietro guardandomi terrorizzata.
Le do uno schiaffo in pieno viso, tanto forte da farla quasi cadere.
Mi ha levato tutto, sono rimasta senza niente e lei ha buttato via la mia vita come se non gliene importasse nulla, e questo per cosa? Per avere un po' di riconoscenza da parte di mio fratello?
Mi ha mentito, tradito più volte e adesso ha distrutto la mia vita.

-Mi dispiace- mormora mentre viene spinta dietro da mio fratello, che si mette davanti a lei come per proteggerla. Che traditori, mi fanno pena.
-Non dire che ti dispiace, perché non ti perdonerò mai! Mi fai schifo, spero di vederti morta!- grido tra le lacrime mentre tutti gli altri sobbalzano davanti alle mie parole.

Improvvisamente sento qualcuno sollevarmi da terra fino a portarmi dentro al nostro furgoncino, mentre Max si mette alla guida portandoci via da quel posto, che era l'unico in cui volevo stare in quel momento.

Urlo, grido e piango come mai in vita mia, mentre tutti fanno silenzio, solo Jake mi capisce e mi accarezza per cercare di farmi calmare.

Quando esaurisco la rabbia rimane solo il dolore.

Sono passati due giorni di stare chiusa in camera mia, pensando a cosa avrei dovuto fare per fermare il dolore che mi sta uccidendo giorno per giorno.
Oggi ho capito, siccome la maggior parte del mio dolore è dovuto dal vivere in questa casa di traditori, ho deciso di andarmene, una mia cara amica, Cristina, gestisce un hotel e sono certa che me la darà una camera, così metto qualche vestito in un borsone e scendo le scale pronta ad andarmene.
-Dove pensi di andare?- chiede Max.
-Lontano dalle persone che mi fanno del male- rispondo sfidandolo con lo sguardo.
-Non è colpa mia se eri diventata la puttana di Bieber- dice lui.
-Puttana lo vai a dire alla tua fidanzatina, fanculo e ciao- dico sbattendo la porta di casa.
Respiro profondamente camminando verso l'hotel, che si trova vicino la scuola.
-Ehiiii- dice Cristina venendomi ad abbracciare appena entro.
-Ehiii- dico ricambiando l'abbraccio.

-Ti volevo chiedere se mi potresti dare una camera per questa settimana- dico appena ci andiamo a sedere al tavolo dell'atrio.
-Sisi certo, un attimo che ti prendo le chiavi- dice mentre si alza.
Aspetto qualche minuto.
-Ecco 110, secondo piano- dice dandomi le chiavi.
Entro nella mia nuova camera, mi siedo in un angolo e inizio a piangere silenziosamente.

È una settimana che sono chiusa in camera mia seduta sul pavimento a fissare la parete, ovviamente mi sento meglio rispetto a quando ero con mio fratello, però purtroppo il dolore è rimasto e non posso fare altro che deprimermi giorno dopo giorno.
E la notte, quando mi addormento sul tappeto della mia "nuova" camera, mi tornano alla mente quei pensieri, il momento in cui ho sentito uno sparo e girandomi ho trovato la visione terribile di Justin a terra con il suo sangue a bagnare l'erba del prato.

E tutto per mano di mio fratello, per colpa della mia "migliore" amica.

Allora mi sveglio tra le lacrime, inizio a piangere e urlare, urlare sempre più forte, fino a quando non mi ritrovo senza fiato.

La mia vita non ha più molto senso, non mi interessa di aver saltato nove giorni di scuola. Quello è l'ultimo dei miei problemi.
Due volte al giorno Cristina mi porta qualcosa da mangiare, per non farmi morire di fame.

A volte, non so per cosa, leggo i messaggi tra me e Justin.
I primi risalgono a qualche mese fa, e non posso fare a meno di sorridere rileggendoli.
Mi piace rivivere il passato, però poi quando ripenso che siamo nel presente, mi viene una voglia matta di uccidermi e mettere fine a tutto.

La colpa è mia...solo mia.
Se fossi stata più attenta avrei potuto evitare tutto, lo avrei protetto così come ha fatto lui con me. E ho fallito, non merito nulla.

*3 giorni dopo*
Ho pensato molto in questi giorni e ora non ho più dubbi su ciò che devo fare, è tutto chiaro.
Corro verso le scale dell'hotel, sotto lo sguardo indagatore di Cristina che ha appena bussato per darmi da mangiare, dato che ormai vivo in stato vegetativo, e arrivo alla terrazza.

Continuo a piangere, ma per la prima volta dopo tanto sento che sto facendo la cosa giusta.
All'improvviso sento mio fratello urlare disperatamente mentre sta sicuramente salendo le scale...l'avrà chiamato Cristina.

Tra poco sarei stata di nuovo bene, tra poco avrei rivisto Justin e avrei potuto scusarmi, di tutto, di non averlo protetto, di aver permesso tutto quello che è successo.
Sarei andata all'Inferno, ne sono certa, perché nella mia vita ho fatto del male agli altri e non ne ho mai combinata una giusta.

Ma sono anche certa che lui sarebbe stato lì con me e anche se non saremmo stati felici, almeno saremmo potuti stare insieme.

Prendo una sedia di plastica mettendola vicino al bordo di cemento, prima di salire con passi tremanti e posare prima un piede e poi l'altro sulla superficie bianca.
Mi affaccio guardando in basso, chiudo gli occhi e comincio a respirare faticosamente.

Never Back DownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora