Capitolo 24

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Kathrine
Rimango a fissare il telefono in stato di shock sotto lo sguardo interrogativo di Justin. Non trovo le parole per spiegargli quella assurda e impossibile situazione.

-Kathrine ?- chiede confuso avvicinandosi a me.
Sobbalzo quando posa la sua mano sulla mia spalla.

Rimango a guardarlo con uno sguardo indecifrabile in volto.
-Mi dici cosa diavolo è successo?- chiede abbastanza spazientito.
La mia mente intanto lavora dieci volte più veloce del normale, fino a quando non realizzo che il pericolo sarebbe stato principalmente trovare Rebecca e Justin faccia a faccia. Non posso prevedere come avrebbero reagito.

Sento le braccia di Justin circondarmi in un abbraccio e dolcemente stringermi al suo petto.
-Mi stai facendo preoccupare. Cosa è successo?- domanda al mio orecchio.
–Rebecca sta venendo qui e sa' che sono con te. Non ho idea di come lo sappia- rispondo mordendomi il labbro.

Lui entra in casa e in pochi minuti, che a me sembrano ore, esce portando con se una pistola. Aspetta una pistola?

Sgrano gli occhi avvicinandomi a  lui –Dico, ma stai scherzando?- urlo indicandola.
–Sinceramente non me ne potrebbe fregare di meno che sia la tua migliore amica- risponde sfacciatamente sedendosi comodamente a terra.
–Così non ti importa nulla di farmi stare male? Lei non ha fatto nulla, sta venendo qui da sola.- dico calma.

Si alza infastidito –stai zitta, parli troppo, cazzo!- urla spingendomi e facendomi sbattere forte al muro della casa.

Rimango immobile cercando di realizzare ciò che ha appena fatto. Quando riesco ad alzarmi lo guardo  delusa –Avevo ragione io, sei sempre lo stesso, non sei cambiato di niente- mormoro sospirando.

-Smettila di fare la stronza Kathrine, perché non sei di certo migliore di me- urla.

Lo guardo disgustata –Che coglione- commento scuotendo la testa.

Posa la pistola a terra prima di prendermi e buttarmi sullo stesso materasso della prima volta, mettendosi a cavalcioni sopra di me. Questa scena mi ricorda il nostro primo incontro.

Lo guardo negli occhi, che sono diventati freddi, uno sguardo che sarebbe bastato a chiunque per far accapponare la pelle.
Sostiene il mio sguardo. Nel suo trovo solo rabbia.

Con le mie mani prendo  le sue braccia, rigirandogliele mentre scivolavo via alzandomi di scatto. Non me ne rendo neanche conto, ma quando mi giro lo trovo in piedi con la sua pistola puntata su di me.
-Un passo falso e sparo- dice con voce piatta.

-Lo faresti?- domando sostenendo il suo sguardo.

-Si- risponde senza esitazioni.

Annuisco delusa. Mio fratello ha tanti difetti, ma una cosa per cui l'avrei ringraziato a vita c'è:

Fin da quando avevo quattro anni mi ha addestrata, allenata per garantirmi la sopravvivenza in situazioni come quella, e devo dire che ha fatto davvero un buon lavoro.

Gli do un calcio fortissimo in pancia, facendolo piegare in due dal dolore.
Ne approfitto di questo momento che ho per scappare senza pensarci una secondo di più. Corro lontano senza girarmi consapevole di avere poco tempo.

Una macchina si ferma accanto a me e da lì spunta il viso di Rebecca, tutta rossa dalla rabbia.
-Dove minchia corri?- urla buttando gli occhi al cielo.

Mi giro immediatamente correndo al posto del passeggero.
-Parti!- esclamo senza fiato mentre guardo la strada con la paura di vederlo spuntare da un momento all'altro.

Never Back DownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora