Capitolo 22

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Kathrine

Dire che mio fratello è arrabbiato è un eufemismo. È letteralmente fuori di sé, non l'ho mai visto così infuriato, il che è molto difficile dato il suo carattere.

Rimango in silenzio come tutti gli altri a guardare quella scena, con la differenza che mentre gli altri sono completamente e totalmente scioccati e confusi, io sto solo fingendo, visto che sono stata proprio io a distruggerli.

-Come cazzo è possibile?- domanda Jake che è rimasto a bocca aperta come tutti gli altri del resto.
Marco si alza scuotendo la testa confuso –Non riesco a capire, come hanno fatto a trovarla?- domanda senza smettere di camminare avanti e indietro.
Tutti stanno cercando di trovare una scusa plausibile.
–Visto che il nostro piano A è fallito, metteremo in atto ciò che avevamo pensato prima che avessimo la certezza di avere la bomba nelle nostre mani.- dice mio fratello.

-Sappiamo tutti che non vi è una banda senza un capo. E quello che faremo noi è semplice li priveremo della loro guida- continua con un sorrisetto compiaciuto.
Subito tutti iniziano ad annuire d'accordo, mentre io sono indecisa se essere felice o no di quella notizia.
Il capo è Dan se non mi sbaglio, perché è il più grande...ditemi che non mi sbaglio...vi prego...

-Quindi in pratica dobbiamo prendere Dan?- chiedo.
Mio fratello però scuote la testa.
Io lo guardo confusa.
-Non è Dan il loro capo- dice lui ridendo.
Continuo a guardarlo ancora più confusa, in attesa che continui.

-E' quel coglione di Bieber- spiega facendo una smorfia, mentre il mio cuore rallenta i battiti.

Vogliono prendere Justin, vogliono fargli del male...oh madonnina mia aiutami tu...
Non posso permetterlo, non deve succedere una cosa del genere, non a lui.
-Justin? Ma.. non è troppo piccolo per essere il capo?- domanda Rebecca incredula riportandomi alla realtà.
Mio fratello scuote ancora una volta il capo –Ha diciotto anni, ed è più sveglio di quanto pensiate- risponde mentre io mi sento ancora più male.

Ho una gran voglia di urlare e piangere, non ci posso credere...devo fare il possibile per non permetterlo.
-Io...ehm...vado via...ho tante cose da fare...- dico uscendo mentre Rebecca mi segue.
-Hey Kathrine che hai?- domanda Rebecca facendomi girare dalla sua parte.

Sbuffo alzando lo sguardo –Non ho niente, ok?- rispondo acidamente andandomene via.

Finalmente intravedo un autobus e appena entro esco dalla tasca il cellulare prima di rimanere a fissare il simbolo della chiamata indecisa su ciò che devo fare. Ho paura che si arrabbi e che mi dica di levarmi dalle palle, tuttavia mi faccio forza e lo chiamo.
Dopo qualche squillo mi arrendo pensando che non risponda più, ma prima di chiudere sento la sua voce dal telefono.

-Piccola? – risponde con voce calda.
-Ehm.. dove sei?- chiedo incerta.
-A casa, perché?- risponde confuso.
–Posso venire? Dovrei parlarti-dico sospirando.
-Certo...- dice lui incerto.
-Uhm okay...ciao- dico.

Sto per attaccare quando sento la sua voce chiamarmi.

-Kathrine?- domanda mentre riporto il cellulare vicino al mio orecchio.
-Si?- risposi incerta.

-Non vedo l'ora di rivederti- mormora prima di attaccare, lasciandomi sognante a fissare il telefono come se avessi la paura di essermi immaginata le sue parole.

Rebecca

Sono riuscita a salire su quell'autobus per miracolo, c'era mancato poco e l'avrei perso.
Forse non avrei dovuto seguirla, ma in quegli ultimi giorni Kathrine era strana, iniziava a preoccuparmi.
Alzo il cappuccio della mia felpa, per non farmi riconoscere, prima di prendere posto davanti a lei, vicino ad un'anziana signora.
Ascolto tutta la conversazione con attenzione.
Con chi sta parlando? Ma soprattutto, cosa sta succedendo? Troppe domande senza una risposta. E pensare che tra me e lei non ci sono mai stati segreti.
Adesso sembra che mentirmi per lei fosse diventato di una facilità assurda, non si rende conto del fatto che la conosca troppo bene per cadere nei suoi tranelli.

L'autobus si ferma e io la seguo silenziosamente, sperando che non si accorga di me.
Ci troviamo a casa di Justin...oddio non ci posso credere...

Kathrine

Busso alla porta insicura, passano due o tre minuti e Justin mi viene ad aprire
-ciao- lo saluto nervosamente.
-Ehi, entra pure- dice facendomi entrare.
-Se non sbaglio dovevi dirmi qualcosa di importante- mi ricorda sedendosi sul divano.
-Si, infatti- concordo guardandolo.

Prendo un respiro preparandomi a spiegare .
-Hai presente quando ti ho detto di aver salvato te e i tuoi amici dal saltare in aria?- chiedo con l'intenzione di raccontare le cose dal principio.
Lui annuisce subito senza smettere di guardarmi.
-Bene, non stavo scherzando. Avevamo piazzato una bomba all'interno del vostro magazzino. Sarebbe bastato premere un pulsante per farvi morire tutti in due secondi.- continuo mentre lui si irrigidisce al mio fianco.
-Quella mattina sono tornata lì per levarla e distruggerle, ma inevitabilmente poco fa gli altri se ne sono accorti, e hanno deciso di mettere in atto il piano B.- continuo.

-Ebbene, vogliono prendere il vostro capo.-mi bloccai, mentre lui si irrigidisce ulteriormente.

Tutto accade velocemente senza che io me ne accorga.
Mi spinge violentemente facendomi cadere, ma questo ragazzo che cazzo di problemi ha...porca puttana non solo gli dico i piani della mia gang,pure cerca di ammazzarmi.

Più lo guardo negli occhi, in quegli occhi pieni di rabbia e odio, e più ho paura. Sento il dolore aumentare, espandersi dal mio petto per avvolgere tutto il mio corpo, e mi ritrovo con una lacrima che mi riga il viso, non per il dolore, ma per il fatto che mi spaventa. Odio mostrarmi debole davanti agli altri, non lo avrei mai fatto in un'altra situazione. Ma questa volta è diverso, questa volta è Justin a farmi del male, lo stesso che mi ha fatto sentire diversa, speciale.

Mi rialzo guardandolo con disgusto, prima di spingerlo via, lontano da me.

-Mi fai schifo!- gli urlo contro con voce spezzata, mentre lui mi guarda crudelmente.
-Davvero? Perché non mi sembrava così quando ti strusciavi addosso a me come una puttanella- dice con voce tagliente prima di sorridermi.

Se prima il mio cuore era ferito, adesso è distrutto.

È inutile stare lì a perdere tempo con una persona come lui, anzi, non avrei mai dovuto proteggerlo, avrei dovuto lasciarlo saltare in aria insieme al resto del suo branco di bastardi.
-non solo ti ho aiutato pure mi tratti in questo modo, stai certo che non mi vedrai mai più, spero che tu muoia...è davvero quello che ti meriti- mormoro mordendomi forte il labbro per evitare di piangere.
Lui mi sembra scioccato.
Ma ormai non ha più importanza, ha rovinato tutto.

Mi giro verso la porta ed esco, correndo con qualche lacrima che mi riga il viso verso la fermata dell'autobus.
-Kathrine!- gli sento urlare il mio nome, ma non mi giro, continuo a correre fino a quando la rabbia e la forza non svaniscono per lasciare spazio solo al dolore.
Salgo sul l'autobus e mi seggi in un angolino isolato a piangere con la testa tra le ginocchia...sperando di scordare tutto ciò che è accaduto.

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