Capitolo 32

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Fortunatamente questi ultimi giorni stanno passando velocemente.
Almeno, indaffarata come sono, riesco a tenere distratta la mente.
Jacob mi ha rinnovato il contratto e mi ha ingaggiata per più video in questo mese.
Sto tornando a casa sempre molto stanca.
Ho giusto il tempo per fare una doccia e sentire Cameron, poi crollo ogni volta in un sonno profondo.
Il mese prossimo Cam parte per andare dalla sorella, mentre adesso si sta assicurando che i genitori stiano bene.
Ha deciso di passare il resto del tempo qui a Los Angeles, perciò sta trascorrendo un po' di tempo con loro prima di salutarli.
Sono davvero felice per questo, d'altro canto, non nego che mi manca ancora molto.
Adesso, quando sono giù di morale lo chiamo, ma non è la stessa cosa di averlo fisicamente accanto a me.
Mi sono accorta di provare molto di più di quello che pensavo per lui.
Di Jack invece non voglio parlarne.
Mi ha fermata più volte, ma tutte quante l'ho evitato.
Forse dovrei dargli un'altra possibilità di parlare...o forse no.
Mi fermo da Starbucks, prendo un cappuccino e ritorno a casa dalla mia corsa mattutina.
Non appena arrivo d'avanti alla porta di casa, affero le chiavi, inserisco quella giusta nella serratura, la giro verso sinistra ed apro.
La prima cosa che attira la mia attenzione è una busta di carta sul pavimento.
Mi chiudo la porta alle spalle e la raccolgo.
Poggio tutto sul tavolo e poi vado a sedermi sul divano.
Gioco con la busta fin quando non mi decido ad aprirla.
Sul d'avanti non c'è scritto il mittente, ed è proprio questo che mi incuriosisce.
Strappo la chiusura e tiro fuori il foglietto che conserva.
Ho un po' paura di leggerne il contenuto, ma infine prendo coraggio e lo faccio.
So che mi odi e che per questo non vuoi parlarmi, ma conosci soltanto una parte della verità.
Penso tu debba sapere anche della seconda.
Perfavore non ignorare questa lettera.
Vieni da Starbucks alle sette.
J.G.
Quando finisco, mi soffermo sulle ultime due lettere.
J.G.
Immaginavo fosse opera sua.
Presa dalla rabbia accartoccio il foglietto e lo lancio via.
Quale seconda parte?
È possibile che voglia continuare a prendermi in giro?
Ma non si vergogna?
Continua ad inventare cavolate solo per ottenere il mio perdono, senza intuire che non lo riceverà mai.
Non mi fido più di lui, ed inoltre temo che perdonandolo, le cose possano cambiare.
Mi porto le mani sulla fronte e ragiono.
Vero o falso che sia, stasera finirà tutto.
Lui mi dirà ciò che sostiene io debba sapere, io ascolterò ed infine me ne andrò.
Farò in modo che niente cambi.
Sto bene con Cameron.
Non ho bisogno di lui.
---
Sono le sette meno venti e sono appena uscita dalla doccia.
Credo di essere in ritardo, ma poco me ne importa.
Aspettasse.
Mi vesto con calma e con la stessa frequenza esco di casa.
Raggiungo Starbucks in pochi minuti e non appena intravedo Jack, il cuore inizia a battermi.
Anche lui si accorge del mio arrivo, così mi viene incontro con un'espressione sollevata.
Quando siamo abbastanza vicini, mi saluta con un sorriso timido stampato in faccia.
Non l'ho mai visto così agitato.
"Reb, sono le sette e dieci. Pensavo non venissi più."mi prende le mani.
"Era quella l'intenzione"ritraggo queste ultime e punto lo sguardo sulla strada.
Non riesco a guardarlo negli occhi...
Non so perchè.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea? Cioè come mai hai accettato di venire?"mi chiede.
"Non lo so nemmeno io..."sbuffo creando disagio tra di noi.
Il caos di Los Angeles parla per noi fino a quando Jack non irrompe il nostro silenzio.
"Entriamo?"dice.
Io annuisco e poi lo seguo.
Ordiniamo e poi usciamo nuovamente.
Non capisco il motivo per cui non ci siamo seduti, così glielo chiedo.
"C'è troppa gente lì dentro"risponde"non voglio che stiano ascoltare tutto"
"Come vuoi. Ora dimmi..."sorseggio il mio cappuccino.
"Non ancora"mi sorride.
"Come non ancora?"mi irrito.
"Calmati"mi prende per il polso"voglio portarti in un posto che sicuramente non hai ancora visitato"mi tira fino alla sua macchina.
Questo suo comportamento non fa altro che farmi innervosire di più.
"Se quella lettera era soltanto una scusa per procurarti un appuntamento con me..."serro i pugni e Jack mi interrompe.
"Reb, ti spiegherò tutto, ma non qui"mi apre la portella e mi invita ad entrare.
Rassegnata, obbedisco ed aspetto che lui mi raggiunga dall'altro lato.
"Dove andiamo?"sbuffo prima di partire.
"Mio Dio, taci e fidati"esclama.
"Nessuno mi dice di stare zitta"serro la mascella.
"Datti poche arie. A volte diventi fastidiosa"mi liquida, così me la finisco.
Jack mette in moto e subito dopo partiamo.
Per tutto il tempo, nessuno dei due apre bocca, poi arriviamo a destinazione e non riesco a trattenermi dal domandargli dove siamo.
Lui non mi rispone e continua a guidare sino ad arrivare alla cima di una collina.
Quando spegne l'auto, mi sorride ed infine esce per venirmi ad aprire la portella.
Mi porge la mano, ma io la evito completamente.
Scendo senza il suo aiuto e perlustro il luogo che non riesco a riconoscere.
Sembra ci siano solo alti alberi pronti a nasconderci il mondo esterno e per un momento mi sento soffocare.
Poi intravedo una cupola contornata dal cielo stellato e mi sento meglio.
"Seguimi"afferma Gilinsky emozionato.
Annuisco e camminiamo sino a raggiungere la costruzione.
"Ho capito che non ci viene un'anima viva qui, ma un lampione potevano anche metterlo"sbuffo.
"Tra poco ti accorgerai che non c'è bisogno di luce"ridacchia Gilinsky.
Faccio spallucce e oltrepasso allo stesso suo modo il portone dell'edificio.
In pochi secondi mi ritrovo dinuovo all'aperto ed una boccata d'aria mi travolge.
Un profumo di fresco poi, mi riempie i polmoni.
Sospiro e metto a fuoco la bellezza difronte a me e mi lascio trasportare dalla gioia.
Miliardi di luci sono protagoniste del panorama, e rendono tutto estremamente fantastico.
Da qui si vede tutta Los Angeles.
Sono sicura di non aver mai visto una cosa piu bella di questa.
Chiudo gli occhi.
Grazie al silenzio che ci circonda, riesco ad individuare ogni singolo rumore proveniente dalla città.
"Benvenuta al Griffith
Observatory"sussurra Jack distraendomi.
Mi volto verso di lui e mi lascio incantare dal suo smagliante sorriso che fa concorrenza al resto.
Capisco che non avrebbe dovuto rivolgermelo quando sento le farfalle cominciare ad occupare il mio stomaco.
In questo momento sento così tante emozioni che non riesco a dire e a fare più niente.
Il mio braccio destro è vicinissimo al suo sinitro e le nostre mani si sfiorano.
Instintivamente intreccio le mie dita tra le sue e rimango sorpresa del gesto quasi quanto lui.
•Ehilaaa, nuovo capitolo!!
No okay, pretendo che Gilinsky mi porti a visitare questa meraviglia di posto a Los Angeles.
Sopra vi ho messo una foto per immaginare meglio il luogo e boh, mi manca l'aria solo a vederla.
Se vi è piaciuto il capitolo commentate e votate.
Come sempre
~BaciNoa

In my mind and in my heart||J.GDove le storie prendono vita. Scoprilo ora