Capitolo 1

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C'è un periodo nella vita in cui a causa di un motivo x, si vorrebbe mollare tutto, partire e non tornare mai più.
È praticamente un sogno.
Il mio sogno.
E finalmente dopo tanto tempo lo sto realizzando.
A partire dai miei quindici anni ho iniziato a mettere dei soldi da parte, per il mio progetto da adolescente ribelle che vuole scappare dal mondo patetico in cui si ritrova.
In seguito questo progetto è diventato molto più importante di quel che era per me qualche anno prima, tantè che si è rivelato un'ossessione, ed un obbiettivo che avevo bisogno di raggiungere.
Ora con orgoglio, posso ritenermi felice di esserci riuscita.
Solo all'idea di non dover vivere più immezzo a quelle anime false, nascoste dietro ai corpi angelici di tutte le persone che mi circondavano, mi esalta.
Finalmente non avró più nessun'impiccione tra i piedi, ad esempio mia madre, che lungo i miei diciannove anni non ha fatto altro che demoralizzarmi e non ci saranno più i miei parenti e gli stupidi 'amici' del liceo che mi hanno spinto a coltivare un odio profondo.
Tutt'ora quest'odio mi ribolle nelle vene, ma penso che più che altro, sia l'effetto collaterale della tristezza e del disagio di cui sono responsabili tutti i miei vecchi e patetici compaesani, in ogni modo non mi dispiace conservarlo.
Infondo se la gente è stata così maledettamente fastidiosa con me, di certo non è colpa mia, io ho soltanto trovato un modo per allontanarla, e ne sono soddisfatta.
A Los Angeles, rimarrò sola con la mia anima, e questa cosa mi piace, perchè dopo tanto tempo, ho capito che è l'unica di cui ci si può fidare veramente.
Se anche qui, dovessero presentarsi persone che non mi meritano, le riconoscerei e le allontanerei il più possibile allo stesso modo.
Mi nutrirò della mia stessa autonomia e fin quando tutto proseguirà come avevo previsto, sarà estremamente perfetto.
Dopo alcune ore di viaggio, attraverso l'autoparlante, il capitano ci consiglia di allacciare bene le cinture perchè stiamo per atterrare, così obbedisco agli ordini e mi lascio investire da una certa scarica di adrenalina.
Non appena metto piede sulla terra ferma, subito sento che tutto stia completamente cambiando e mi preparo ad affrontare la nuova vita.
Respiro profondamente e poi mi dirigo verso la navetta che porterà me ed il resto dei passeggeri al grande edificio in cui saremo soggetti all'ultimo ceck-in, dopodichè saró finalmente libera.
Sono stanchissima, ed il sonno si fa sentire sempre di più, durante il volo non ho fatto altro che pensare ed adesso sono sfinita.
"Carta di identità"mi chiede un'agente prima che esca dall'area ceck-in.
Annoiata sfilo la carta di identità dalla tasca e gliela mostro.
"Vediamo"mugugna.
Se continua ad essere così lento lo faccio svegliare io con un calcio nelle palle.
Odio aspettare, sono poco paziente, perciò quel poco preferirei sfruttarlo per qualcosa di più importante.
"Reb Ross?"chiede ancora l'uomo.
Annuisco sbuffando e mettendo le mani sui fianchi.
"19 anni?"continua.
"Si, posso andare?"chiedo irritata.
L'uomo ci pensa un po' su e poi annuisce.
Così accellero velocemente e mi affretto ad uscire dall'aereoporto.
Chiamo un taxi ed appena arriva, comunico all'autista la via in cui dovrà portarmi, più tardi sfreccia anche lui e in mezora arrivo a destinazione.
Pago in contanti il ragazzo alla guida del mezzo pubblico e poi, quando riparte, mi spara addosso un getto di fumo proveniente dall'auto.
"Fanculo"impreco, poi sospiro e a passi pesanti a causa della valigia, mi addentro nel mio nuovo palazzo, che è il doppio di quello in cui vivevo ad Orlando.
Lo osservo dal basso verso l'alto e rischio di cadere a causa del mal di testa che mi procura.
Mi mantengo in equilibrio e poi osservo la lunga lista delle persone che risiedono qui.
Sono tutti cognomi molto belli, niente a che vedere col mio che fa brutta figura.
Cerco quest'utlimo tra le varie scritte e lo trovo al trentesimo piano.
Solo al pensiero di dover fare trenta piani in ascensore mi viene l'asma.
Suono al mio citofono e poi l'uomo che dovrà darmi in affitto l'appartamento mi apre, dicendo che mi aspetta d'avanti alla porta numero 314, per consegnarmi le chiavi.
Così entro, trovo l'ascensore e cerco di raggiungerlo velocemente.
Ho prenotato questo appartamento su internet.
Non so nemmeno io come abbia fatto a fidarmi, eppure la voglia matta di trovarne uno, ha vinto contro la mia coscenza.
Ricordo ancora con che sfacciataggine ho rinfacciato a mia madre di aver trovato un'appartamento.
Lei continuava a ripetermi che non ci sarei riuscita, quindi non appena l'ho trovato, l'entusiasmo di smentire il suo pensiero era più forte del senso di colpa che si è presentato più tardi, per aver parlato con un certo tono di voce a mia madre.
Chissà se succedeva anche a lei qualche volta, di sentirsi in colpa, dopo avermi fatta stare male...
Scaccio subito questo pensiero.
Sto per iniziare una nuova vita e non voglio che il passato si ripresenti per devastarmi, sarebbe il colmo.
Esco dall'ascenzore e mi ritrovo su un piccolo pianerottolo collegato anche a delle scale.
Mi chiedo soltanto se ci siano veramente persone disposte veramente a fare trenta piani o più, appiedi.
Non appena svolto l'angolo intenta a proseguire lungo il corridoio a cui si affacciano 10 appartamenti, assorta dai miei pensieri, vado a sbattere contro qualcosa.
Qualcosa che parla, che cade e che mi bestemmia.
Metto a fuoco questo qualcosa, e deduco che in realtà è un qualcuno, che è appena caduto da un'overboard e che si è fatto davvero male.
Lo squadro dai piedi in su ed appena incontro il suo sguardo arrossisco.
Il suo volto esprime dolore ma subito si trasforma.
Senza nemmeno dire una parola, lo osservo.
Deduco sia un ragazzo di questo palazzo e sembra abbia la mia stessa età.
Lentamente si alza e mi guarda curioso.
Io faccio altrettanto cercando di non rimaere abbagliata dalla sua bellezza.
È un ragazzo alto, magro, bruno e sfoggia uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto.
Appena connetto due secondi, scaccio tutti questi pensieri da ragazzina innamorata dalla testa.
Si è scontrato su di me, e non mi ha nemmeno chiesto scusa: tipico comportamento da ragazzo pieno di se.
"Gradirei una scusa"sbotto.
Subito il suo sorriso prende una piega diversa, quasi maliziosa ed è in questo momento che comincio ad odiarlo.
"Non vedo il perchè, tu mi hai intralciato il passaggio"distoglie lo sguardo per portarlo sull'overboard facendomi infuriare"mi hai anche fatto ammaccare l'ove..."
Non lo faccio finire che subito avanzo allontanandomi da lui facendo sbattere appositamente le nostre spalle.
Cominciamo bene, dovrò convivere con un soggetto del genere.
Ed io che pensavo che persone così si trovassero solo nel mio paese...
Stupida Reb, stupida!
Scorro lo sguardo verso le porte per cercare il numero del mio appartamento e poco dopo lo trovo, solo che del proprietario non c'è nemmeno l'ombra.
Suono al campanello.
Magari è dentro, ed infatti appena esce, quasi sobbalzo dallo spavento.
"Salve signorina Ross, benvenuta! Ecco le sue chiavi, si ricordi che una volta al mese passerò per richiederle la cifra del pagamento per l'affito.
Faccia buon allogio, ci vediamo"dice tutt'ad un fiato per poi scomparire.

In my mind and in my heart||J.GDove le storie prendono vita. Scoprilo ora