Capitolo 7

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Appena ritorno nel campo, la luce quasi mi accecca.
Il cambio da buio a luminoso quasi mi stordisce ma poco strizzo gli occhi e ritorno a giocare più carica che mai.
Aspetto Jack Gilinsky per fare il mio tiro ed appena arriva chiamo la palla.
Sono un po' indecisa se tirare da lontano o meno, ma a appena Nate me la passa e gli sguardi si concentrano tutti su di me, scaccio qualsiasi pensiero e faccio quello che le gambe chiedono di fare.
Dopo aver preso la rincorsa decido di avanzare palleggiando a grandi passi.
Continuo così fino a quando sono sotto al canestro e alla fine, con un gesto che nemmeno io sapevo di riuscire a fare, afferro la palla tra le mani, faccio un salto e la schiaccio dentro al cesto.
Quando la palla tocca terra è come se accendesse lo stupore in ognuno di noi.
La affero, sorrido e poi corro con lo sguardo ad osservare tutti quelli che mi stanno applaudendo.
Sono tutti sbalorditi dalla mia azione, Gilinsky più di tutti e quando si accorge che lo sto osservando con aria soddisfatta sorride e questo non è uno dei suoi soliti sorrisetti maliziosi o provocatori, ma è dolce, quasi come il primo che mi ha rivolto ieri mattina, prima di dimeventare così fottutamente stronzo.
La smetto di fissarlo e torno a concentrarmi.
Passo la palla a Sam e faccio si che il gioco continui, anzi, che la sfida continui.
Quella tra me e Gilinsky intendo, perché so che anche se mi ha rivolto un sorriso dolce, vorrà continuare a stuzzicarmi.
Dal mio canto, essendo troppo orgogliosa, non posso che fare altrettanto, perciò continuiamo così fino a quando Jacob non ci dice che le riprese sono finite.
Con un velo di dispiacere riposiziono la palla al suo posto e mi rifaccio la coda.
Jacob ci saluta e ci avvisa che ci contatterà nei prossimi giorni per darci aggiornamenti, così io afferro le mie cose ed esco dal campo.
Circondata dal buio del parco cammino con lo sguardo basso fino all'entrata principale, poi sfilo il telefono dalla felpa per vedere l'orario e mi accorgo che è veramente tardi.
Ho un po' di paura ad andare a casa da sola e anche se mi riesce difficile ammetterlo, vorrei che Jack G e gli altri mi facessero compagnia.
Aspetto un po' speranzosa il loro possibile arrivo, ma passano dieci minuti ed ancora non si fanno vivi.
A questo punto mi faccio coraggio e mi incammino verso casa, ma neanche a metà strada una jeep nera mi suona da dietro.
Mi giro per vedere chi ci sia all'interno ma a causa dei fari troppo alti, non ci riesco.
Quando finalmente il ragazzo al volante li abbassa riesco a riconoscere Gilinsky all'interno dell'auto.
Sbuffo e mi avvicino per vedere cosa vuole e fortunatamente anche lui si avvicina risparmiandomi molti passi.
Sono davvero sfinita ler camminare ancora.
"Vieni con me?"mi chiede quando abbassa il finestrino della sportella del passeggero.
Sinceramente era quello che speravo mi chiedesse, però ripensandoci è sempre Jack Gilinsky.
Potrebbe rapirmi o che so...
"Dove mi porti?"chiedo alzando un sopracciglio.
"Non lo so, ti va di andare in una discoteca ?"mi chiede ridendo
Come non detto, sempre il solito.
"Coglione"sbuffo per poi rifiutare il suo passaggio.
Avanzo velocemente mentre Jack continua a ridere, riesco a seminarlo, ma poco dopo è dinuovo dietro di me che mi suona con il clacson.
Mi fermo nuovamente e lo sguardo stufa.
"Scusa, scherzavo, ti porto a casa"mi propone.
Faccio finta di pensarci un po' e poi accetto insicura.
Salgo nella bellissima jeep e poi chiudo la portella.
Appena Jack riparte, inizio a sentire il cuore battere e le mani tremare per la paura(?)
Sfreccia così veloce che il vento che passa dai finestrini aperti mi fa freddo.
Gilinsky se ne accorge e li chiude e poi rompe il silenzio imbarazzante che si è creato nel frattempo.
"Sei forte a basket"dice.
Sicuramente si aspetta che io gli dica che anche lui non è male ma io non lo faccio.
"Lo so"lo metto a disagio soddisfatta e poco dopo lui mi risponde.
"Interessante"dice.
"Già"continuo.
È strano ma ogni volta che parlo con lui, entriamo in competizione ed anche in questo caso, sento di dover essere io a dire l'ultima parola.
"Perchè sei sempre così acida? In due giorni mi hai tirato più sberle tu che mia madre in 19 anni di vita"scherza facendomi ridere ma subito la smetto.
Io non voglio ridere alle sue battute.
Roteo gli occhi e li porto fuori dal finestrino.
"Comincia a piovere"sussurro, ma da quel che mi risponde Jack, deduco lo abbia sentito.
A differenza sua, io non faccio caso alle parole che pronuncia e mi lascio trasportare dal rumore delle gocce d'acqua che si schiantano contro l'auto.
In questo momento il senso di depressione inizia ad assalirmi e per scacciarlo accendo la radio senza nemmeno il consenso di Jack.
"Come se fossi a casa tua"scherza lui, ma io lo ignoro.
Trovo una stazione radio e poi alzo il volume quasi al massimo.
Fortunatamente riesco a trovare la mia preferita così per tutto il tragitto mi godo tutte le canzoni.
Appena arriviamo al palazzo, Jack guida la macchina fino al parcheggio sotterraneo per evitare di farci bagnare e poi prendiamo l'ascensore.
Appena arriviamo ognuno d'avanti ai propri appartamenti, ci guardiamo per alcuni secondi e poi entriamo.
Prima di chiudere la mia porta di casa peró, Jack mi ferma.
"Verresti a cenare da Sammy più tardi? Ci farebbe piacere"mi chiede.
"Non farebbe piacere a me"ammetto digrignando i denti.
Allora Jack si appoggia insolentemente alla soglia della mia porta per avvicinarsi un po' di più a me, poi mi risponde con il suo solito fare arrogante.
"Acida"
•Ehilaaa, nuovo capitlooo!
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~BaciNoa•

In my mind and in my heart||J.GDove le storie prendono vita. Scoprilo ora