Capitolo 12 pt. 2 - Il prezzo della gelosia

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Il resto della mattinata passò tra lezioni, compiti e brevi pause, e per tutto il tempo Katherine pensò a quale scusa potesse trovare per allontanare Damien con gentilezza, ma il pensiero di commettere un pasticcio si era insinuato prepotentemente nella sua mente.

Quando venne la pausa pranzo, Katherine si sbrigò a raccogliere i suoi effetti personali e con Diana e Sophie andò a vedere cosa stesse combinando Braiden, anche se il fatto che il preside non avesse fatto irruzione in classe durante quelle ore lo considerava un buon segno. Con grande stupore di tutt'e tre, aveva fatto amicizia (se così la si poteva poi definire) con un gruppo di ragazzi di seconda, che lo stavano ascoltando incantati, mentre farneticava sui suoi viaggi nei regni confinanti con Lafyen.

«Ma è cretino?» apostrofò Diana.

«Con un po' di fortuna, lo scambieranno per uno svantaggiato» sospirò Katherine, anche se il pensiero non la tranquillizzava affatto.

Sophie andò dritta da lui, mentre disperdeva la piccola folla che gli si era creata intorno. «Quale parte di: non attirare l'attenzione, non ti è stata chiara?» lo ammonì Sophie pacatamente, come un bambino, redarguendolo così da non fargli fare lo stesso errore.

Braiden la fissò, ma Katherine non sentì la sua risposta, perché fu distratta da una presenza alle sue spalle. Voltò appena il viso e con la coda dell'occhio vide i lineamenti di Damien con i suoi capelli arruffati e l'aria di chi avesse percorso una maratona.

«È un buon momento, adesso?» chiese lui, e Katherine annuì seguendolo, lasciando Braiden nelle mani di Diana e Sophie nella speranza che riuscissero a tenerlo a bada.

Si andarono ad appartare lontano dall'orda di studenti che facevano la fila e cercavano di trovare posti liberi a sedere.

«Mi dispiace se sono sembrato insistente, ma mi sono preoccupato molto. Non ho detto niente a Diana e Sophie, perché non ero sicuro che glielo avessi raccontato».

Damien distolse lo sguardo. Fu un gesto evasivo, che conteneva un significato che lui voleva lei inseguisse e decifrasse, ma non intendeva seguirlo su quella strada, perciò, si limitò a dire: «Dispiace anche a me. Ma comunque, come puoi vedere, sto bene.»

«Sono felice di sentirlo. E anche se il nostro primo appuntamento non è andato come previsto, spero di poter uscire di nuovo con te.»

Non voleva abboccare, oltrepassare quella soglia con Damien, e ignorò il commento, concentrandosi sull'obiettivo per cui era venuta a scuola. Damien prese il suo silenzio come lei voleva lo interpretasse e abbassò lo sguardo, fissandosi la punta delle scarpe.

«Sto correndo troppo, forse?» le domandò, e in quel momento Katherine non seppe proprio come rispondere.

«Non è quello...» iniziò, bloccandosi di colpo. La sua lupa era agitata, poteva percepirlo anche la pantera di Braiden e i rispettivi animali di Diana e Sophie. Non aveva la benché minima idea di come disinnescare quella bomba che lei stessa aveva creato.

Le dispiaceva deluderlo. Teneva a lui più di quanto avrebbe voluto, benché, in cuor suo, sapesse che non sarebbe mai potuta andare avanti, aveva sperato, per un momento, di potersi concedere di innamorarsi di Damien, che era sicura avrebbe lottato con le unghie e con i denti, pur non farle lasciare Atlanta.

«C'è un altro?» le domandò lecito.

Katherine si mise sulla difensiva e comprese con una consapevolezza amara che non desiderava complicare ulteriormente la narrazione, adesso che stavano interpretando i rispettivi ruoli. «Se anche fosse, non vedo come potrebbe interessarti. E comunque, non voglio continuare perché me ne vado via per un po'.»

Offesa, indietreggiò, facendo per andarsene, ma venne prontamente afferrata per un polso da Damien. «Che significa che te ne vai?» gli stava chiedendo, quando si sentì circondare anche le spalle da un braccio.

La pantera di Braiden l'aveva sovrastata nel giro di qualche istante, intrappolando la sua lupa sotto il suo manto nero e lei non ebbe il minimo coraggio di ribellarsi, perché si trovava in una posizione di svantaggio. Poteva sentire il suo forte odore inondarle le narici, ma anziché di tranquillizzarla, si agitò ancora di più.

Damien impallidì, allentando la presa.

«Mi sembra che ti abbia detto che non vuole avere niente a che fare con te» disse maliziosamente Braiden, come se fosse un gioco e lei sapeva che gli piacesse la sottile sensualità della sua voce.

Damien squadrò prima lei, poi Braiden, per poi tornare nuovamente su Katherine. «Se avevi già un altro bastava lo dicessi» disse amareggiato, e questa volta fu lui a indietreggiare, allontanandosi.

Benché avesse reagito in malo modo, non poteva permettersi di provare alcun rimorso. E se mai fosse tornata da Lafyen, avrebbe tentato di recuperare il rapporto con Damien. Katherine scansò brutalmente il braccio di Braiden di dosso, seccata lo ammonì: «Che cazzo ti è saltato in mente, eh?»

«Mi sembrava ti servisse un aiutino. Prego, non c'è di che!»

«Per te è tutto un gioco? La mia vita qui, le persone che conosco, pensi siano un bel passatempo e che appena andrò via li dimenticherò come se fossero stati una sbronza?» gli inveì contro, realizzando in un secondo momento che stava indirizzando la sua frustrazione alla persona sbagliata. Lui non c'entrava niente e lei lo sapeva bene, solo che era difficile controllare tutta quella rabbia.

La mensa della scuola sembrava improvvisamente troppo silenziosa, ora che Katherine fissava Braiden con occhi carichi di frustrazione. E si accorse del silenzio opprimente che si era instaurato intorno a loro. Gli sguardi di alcuni studenti curiosi si erano posati su di loro, ma lei ignorò tutto, concentrandosi sul volto di Braiden.

«Scusami» mormorò. «Non penso che la tua vita sia una recita, è solo che mi sei sembrata in difficoltà. Volevo solo aiutarti» disse, in tono ingenuo, cercando di scusarsi.

Katherine lo studiò negli occhi, cercando di comprendere la sincerità dietro le sue parole. Braiden in superficie era una delle persone più intriganti che Katherine avesse mai conosciuto; aitante, sagace, di buone maniere e anche attraente. Ma poi Katherine si fece una seconda impressione: era un bugiardo totale, assoluto. C'era in lui qualcosa di troppo studiato che le fece scattare un campanello d'allarme, una cautela che rasentava il finto formalismo dietro quella facciata che lui credeva fosse semplice disinvoltura.

Ma a Katherine, quando ormai era troppo tardi, sembrava che Braiden stesse conducendo una sorta di gioco con tutti loro, un gioco di cui lei non conosceva le regole. In seguito, avrebbe scoperto che anche Diana e Sophie avevano intuito tutto quanto, ma quel giorno non sapeva di essere destinata a diventare il suo principale obiettivo.

IL RISVEGLIO DELLE GUARDIANEWhere stories live. Discover now