Capitolo 9 - Princìpi incompatibili

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Confidarsi è un modo per sollevarci, in qualche modo ci si libera dalla vergogna e dal rimpianto degli sbagli commessi

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Confidarsi è un modo per sollevarci, in qualche modo ci si libera dalla vergogna e dal rimpianto degli sbagli commessi.

SOPHIE

Erano settimane che non aveva sue notizie ed ora eccolo lì, proprio di fronte a lei. La fronte era madida di sudore, gli occhi marroni erano sgranati, le labbra leggermente dischiuse. Tutto in Richard Torres faceva supporre che avesse attraversato gli Stati a piedi per bussare alla porta di casa sua.

Sophie non sapeva cosa dire. Era sorpresa di vederlo lì, lontano dal campus. Soprattutto quando i primi tempi, dopo la rottura, cercava sempre un confronto con lui che puntualmente le veniva negato.

«Mi dispiace di essere piombato qui senza preavviso» furono le prime parole che Richard Torres pronunciò dalla sua bocca. Non un «ciao» o un «come stai?». No. Gli dispiaceva di essere piombato nella sua vita senza avvisarla prima.

Cosa avrebbe dovuto provare, rabbia? Felicità, perché finalmente si era deciso di rivolgerle un'altra volta la parola? Perché, dopo mesi di silenzio, aveva deciso di punirla in questo modo? Perché non era rimasto alla Columbia?

Invece, si ritrovò a preoccuparsi di nuovo per lui. Come se avessero ancora un legame e Sophie non poté non sentirsi più patetica di così. «Che cosa è successo?» gli domandò, rimpiangendo di aver fatto quella domanda nell'istante successivo.

Quella mattina Richard aveva lo sguardo più triste del solito. Gli occhi marroni e la sua vacuità castana l'avrebbero rasserenata se si fosse trattato di una qualsiasi altra mattina. Ma tutt'a un tratto si innervosì, per qualche motivo si sentì a disagio.

«Posso entrare?» gli rispose Richard con un'altra domanda. E Sophie dubitò che stesse temporeggiando, però si fece comunque da parte e lasciò che si accomodasse all'ingresso. «Tua madre è in casa?» proseguì, notando il suo improvviso mutismo.

Sophie scosse forte la testa, sibilando: «No, è a lavoro» e in quel momento superò lo specchio appeso alla parete. Si passò rapidamente in rassegna, sentendosi ancor più in imbarazzo per l'aspetto così trasandato di quella mattina.

«Ma è domenica» le fece notare Richard.

«Però, che occhio!» lo sbeffeggiò lei. «Ha ricevuto una chiamata urgente da un suo paziente ed è corsa in studio. Lo sai, quando il lavoro chiama, Mammina Tenebrosa accorre» lo disse con un leggero tono di amarezza. Ormai si era abituata a quanto il suo lavoro la risucchiasse; tuttavia, una parte Sophie continuava a sperare che di tanto in tanto si ricordasse di avere una figlia. Avrebbe voluto che fosse più presente, che si interessasse alla sua vita, ma a parte per tartassarla con lo studio o per spingerla a confidarsi di più con lei, non era un genitore molto presente e delle volte andava bene così.

Richard aveva infilato le mani nella tasca della giacca e si era stretto nelle spalle. «Capisco.»

Nel frattempo, si erano spostati in cucina, dove Sophie gli offrì un bicchiere d'acqua che Richard prese senza esitazione. «Mi dici perché sei venuto fin qui? Dubito che fosse per chiedermi di mia madre.»

IL RISVEGLIO DELLE GUARDIANEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora