Capitolo 13 - A volte l'orgoglio può ferire

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Il senso di colpa appesantisce, non fa dormire la notte

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Il senso di colpa appesantisce, non fa dormire la notte. I battiti del cuore si accelerano e iniziano gli incubi.

PETER

Niente, quanto accaduto in passato nella vita di Peter, avrebbe potuto prepararlo a quello che l'avrebbe atteso di lì in poi. Era sempre stato arrabbiato, ma di una rabbia che non aveva sfogo. Furioso con le circostanze che lo avevano portato fino a quel punto.

Quando Peter arrivò con il barone Daviston alla tenuta della contessa Rosenthäl era stranamente ammutolito. Avevano fatto una breve tappa al cottage della maga Alayna, trovando un mucchio di macerie e resti di un incendio.

In quel momento il cuore di Peter aveva saltato un battito, si sentiva responsabile per non essere intervenuto e uno sciocco nell'aver creduto che la maga avesse abbastanza potere da riuscire ad affrontare da sola un gruppo di obscül.

«Quei maledetti bastardi» aveva ringhiato il barone, in un misto di rabbia e frustrazione, arrivando a dare un pugno a un albero: la mossa tipica di un uomo per dimostrare che ci tiene davvero. Erano perduti senza Alayna, e Peter lo sapeva bene, per questo era di vitale importanza che arrivassero dalla contessa Rosenthäl senza ulteriori indugi.

Il palazzo della contessa era situato sul pendio della collina, a breve distanza dalla città di Mühra, circondato da lussureggianti giardini, laghi, grotte e costruzioni enigmatiche. Era uno spettacolo di architettura eclettica, con le mura di mattoni bianchi, e il soffitto che si innalzava con imponenti guglie, terrazze e un intricato sistema di scale che conducevano a vari livelli del giardino.

La responsabilità pesava sulle spalle del barone Daviston, mentre accanto a lui Peter sedeva nel salottino con uno sguardo serio che tradiva l'ansia e la preoccupazione.

La contessa Rosenthäl, una donna di straordinaria bellezza con i capelli corvini e penetranti occhi grigi, stava discutendo animatamente con l'anziana arciduchessa Alethea. Quest'ultima era avvolta in un vestito da lutto, che rifletteva ancora di più il peso degli anni nei suoi occhi e nei capelli grigi che coronavano la sua testa.

La sala in cui si trovavano era decorata con lussuosi arazzi e mobili intarsiati, ma l'atmosfera era carica di tensione. La contessa, con un cenno della mano, indicò a Peter e al barone di unirsi a loro. Il barone Daviston si alzò con riluttanza, mentre Peter si levò in piedi con una flessione del capo.

La contessa Rosenthäl, con un sorriso freddo, iniziò a parlare: «Sono vere le voci, barone? È vero, dunque, la maga Alayna è davvero morta?»

«Temo di sì, contessa» iniziò il barone, e Peter pensò di non averlo mai visto così turbato e affranto. «Mio nipote ha assistito all'assassinio insieme alla guardiana del cavallo.»

«Questo non ci voleva» mormorò, e una strana espressione comparve sul viso.

L'arciduchessa Alethea prese la parola, la sua voce fredda e graffiante riempì la stanza: «Dunque i Protettori sono stati risvegliati».

IL RISVEGLIO DELLE GUARDIANEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora