Capitolo 14 - Se potessimo rimanere come siamo

3.2K 219 77
                                    

Temere la morte non è da vigliacchi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Temere la morte non è da vigliacchi. Succede quando cisi convince di non avere più via di scampo.

RYAN

La pioggia e la malasorte fecero di quella mattina di febbraio, la giornata più triste che Ryan avesse mai provato, da quando aveva perso suo padre. Peter era tornato, portando con sé la peggior notizia che potessero pronunciare le sue labbra: «Il barone Daviston è stato arrestato».

Ryan per poco non svenne.

Il senso di colpa lo divorò quasi immediatamente. Perché non era andato con lui? Aveva chiesto a Ryan di accompagnarlo, non a Peter e lui aveva preferito rimanere a Palais Daviston per puro egoismo. I Protettori erano rimasti ad ascoltare come fossero andate le dinamiche, in silenzio, mentre Peter riassumeva alla bene e meglio tutti i dettagli che era riuscito a ricordare, nonostante lo stato di shock in cui si trovasse.

«Ma ci sarà qualcosa che possiamo fare?» chiese Katherine, mentre si strappava nervosamente le pellicine del labbro inferiore.

«Sì, consegnare te e Braiden al rejhyli» rispose Peter, secco.

«Questo è fuori discussione» ribatté Ryan, fulminando il cugino con lo sguardo. Voleva tirargli un pugno anche solo per aver pensato una cosa simile.

Braiden, nel mentre se ne stava seduto quasi immobile, rivolgendo la sua espressione «non ne sapevo niente», la parodia di un nervoso senso di impotenza, le labbra tirate all'indietro, gli occhi leggermente di fuori.

La biblioteca di Palais Daviston era diventata il loro ritrovo. Ryan iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro nello spazio circostante; mentre lanciava occhiate disperate a Katherine, che aveva preso in mano il cellulare per inviare – Ryan dedusse – un messaggio a Diana e Sophie. Poco dopo vennero raggiunti anche da Richard, che aveva portato con sé un vassoio con delle tazze di caffè. Poggiò il vassoio sul tavolino in noce davanti a loro, e ciascuno prese una tazza tra le mani.

«Allora, siete giunti a una conclusione?» chiese Richard, andandosi a sedere sul divano accanto alla sorella.

Katherine si sporse verso di lui, e bofonchiò qualcosa come: «Bisogna avvisare Diana e Sophie» e Richard annuì.

Ryan, nel mentre, guardò suo cugino. «Il barone non ha lasciato detto niente, insomma, sì, prima di essere... arrestato?»

«No», rispose Peter per la milionesima volta. «Ma prima di seguire le guardie ha dato una lettera alla contessa Rosenthäl indirizzata al rejhyli di Firah» precisò.

Il piano del barone era di chiedere aiuto al rejhyli Edward, l'unico tra i tre sovrani della Tefstalia, ad essere da sempre andato contro a Rastus e per tanto, l'unico che avrebbe potuti fare qualcosa. Tuttavia, non potevano presentarsi a Firah senza il permesso del regnante. Per quanto Ryan sapesse, il palazzo era protetto molto bene, e trovandosi sulle montagne, era difficile anche da localizzare, per cui andare con gli amuleti dei Protettori era fuori discussione.

IL RISVEGLIO DELLE GUARDIANEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora