Capitoo 8 - Una tigre al guinzaglio

Start from the beginning
                                    

Fece dietro front, per uscire il prima possibile dal palazzo, ma appena palesò le sue intenzione, due guardie gli si pararono davanti per impedirgli la fuga. Indossavano entrambi un tricorno a larghe tese di colore nero, ornati con delle piume bianche. Una giacca cerulea gli scendeva lungo i fianchi, dal colletto e polsini bianchi, come il bavero.

«Dove state andando, ser?» gli domandò quella alla sua destra.

Peter cacciò giù il nodo che gli si era formato in gola. «Sono molto impegnato, ho pensato che fosse meglio tornare in un altro momento» disse, nella speranza di risultare il più convincente possibile.

«La prego di seguirci, ser. La stanno aspettando» fu l'atona risposta che ricevette.

Non potendo opporsi, Peter fece come ordinato e senza fiatare seguì le guardie, percorrendo a ritroso il corridoio.

Venne scortato fino alla sala del trono e Peter non poté fare a meno che sentirsi sorpreso, oltre che fortemente a disagio. Non aveva mai lontanamente sognato di posare gli occhi su quel luogo. Non era facilmente accessibile, soprattutto nell'ultimo periodo.

Con un cenno del capo le due guardie lo invitarono a entrare, lasciandolo da solo all'ingresso.

Peter attraversò con passo incerto la sala del trono, adornata da ambo le pareti da specchi che moltiplicavano la luce, donando un effetto tridimensionale all'ambiente. Il pavimento era tappezzato di damasco rosso, soffice e stranamente piacevole. Quando alzò gli occhi al soffitto, rimase senza parole nel vedere che era decorato con stucchi bianchi e dorati, dai quali veniva rappresentata una scena in cui il sole, metafora del sovrano, illuminava l'intero spazio. Da quanto aveva letto nei libri di storia, era stato il primo rejhyli del casato Bröwlord a commissionarlo, per rappresentare tutta la potenza della sua dinastia.

Al di là dell'arcata dissimulata da due vittorie alate, era posto un baldacchino in velluto rosso e oro, sotto al quale si ersero due troni, uno per il sovrano e uno per il suo consorte.

«Vi piace la vista?» proruppe una voce, oltre i tendaggi.

Peter seguì la voce con sguardo indagatore, appellandosi a tutto l'autocontrollo che possedeva per non sfoderare la spada. Era molto impulsivo, suo padre glielo aveva sempre ripetuto.

«So cosa volete fare, vi sarei grato se rifletteste bene prima di agire, marchese Hugbjör.»

Dal fondo della sala, in tutta la sua magnificenza, Peter vide emergere il prïjh Braiden, con la sua folta chioma di ricci castani creava un contrasto affascinante con la sua nobiltà regale. Squadrò Peter con i suoi occhi marroni dal taglio asiatico, profondo e penetrante. Il suo naso, con una piccola gobba, aggiungeva un tocco distintivo al suo volto, ma invece di nasconderne la bellezza, amplificava l'intensità del suo sguardo calcolatore.

Prima che dicesse qualcos'altro, Peter si inchinò mentre il giovane prïjh avanzava verso di lui. «Altezza, sono mortificato. Non mi aspettavo che mi degnaste della vostra presenza.»

«Potete alzarvi, marchese. Non sopporto i convenevoli, non sono mio padre o mio fratello. Ma perché siete qui?»

«Desidero riunirmi in colloquio con il re, ho delle qualità che potrebbero tornare utili alla corona.»

Braiden parve sinceramente incuriosito ora. «Qualità, dite? E quali sarebbero queste qualità di cui tanto vi vantate?»

Peter face per parlare, ma la voce gli morì in gola. «Permettetemi di dissentire subito con la vostra folle idea, marchese. Mio padre non vi permetterà mai di usare i vostri doni» riprese nuovamente Braiden, girandogli intorno. C'era una risolutezza negli occhi che rivelava una mente strategica e analitica, sempre in grado di valutare situazioni complesse con freddezza e discernimento.

IL RISVEGLIO DELLE GUARDIANEWhere stories live. Discover now