PRIMA PARTE

1.1K 58 6
                                    


"Se Orfeo non si fosse girato, se Psiche non avesse tentato di conoscere, allora noi non avremmo creduto alla forza del loro amore."
Apuleio

1

Provo a chiamarla per la terza volta nell'arco della giornata e per la terza volta rifiuta la chiamata. Rimango perplessa davanti lo schermo nero del mio cellulare. Fuori il sole è ancora alto in cielo. Settembre è appena arrivato ma la città è ancora immersa nel caldo di agosto. Apro la finestra per far circolare l'aria. Il mio quartiere dista poco dal centro della città. La mia strada è costituita per lo più da vecchi edifici signorili, il mio risale alla fine dell'Ottocento, la struttura esterna riporta ancora gli elementi architettonici tipici di quel periodo ma gli spazi interni sono stati completamente modificati e modernizzati. Mi sono spesso chiesta se anche gli altri edifici avessero subito delle modifiche così drastiche. Quello di fronte alla finestra della mia stanza, ad esempio, è particolarmente bello. Due piani come il mio e con grandi finestre affiancate da paraste i cui capitelli sono decorati da quelle che sembrano essere delle foglie. Sopra ogni finestra, le cui persiane sono state cambiate di recente, delle cornici triangolari, molto semplici ma anche molto piacevoli alla vista. Il rumore del traffico riempie la stanza. Indietreggio con lo sguardo ancora rivolto verso l'edificio di fronte al mio. Inciampo sul letto e mi lascio cadere a braccia aperte. Il mio sguardo si sposta sul lampadario e sul soffitto bianco. Un tempo c'erano delle stelle. Di mattina si notavano ben poco, ma la notte, con tutte le luci spente, facevano risplendere la stanza e a me sembrava di trovarmi realmente sotto un cielo stellato. In città le stelle non si vedono molto bene.

Penso di aver chiuso gli occhi con l'intenzione di dormire per qualche minuto ma quando gli riapro il buio ha già avvolto la mia stanza e il rumore dei clacson si è fatto più insistente. Rimango qualche altro minuto sul letto. Le gambe a penzoloni e le mani sul viso. Mi tocco i capelli, mi devo ancora fare la doccia e il mio stomaco ha iniziato a brontolare. Mi stupisco il silenzio che proviene da casa mia. Di solito mia sorella ascolta musica a tutto volume e la televisione del soggiorno è sempre accesa. Mi alzo in piedi e mi avvicino alla scrivania. Sul display del cellulare l'orologio segna poco più delle ventuno. Pensavo fosse più tardi. Nessuna chiamata, nessun messaggio. Il sonno ha attenuato l'angoscia e la tristezza che già da qualche giorno non vogliono lasciarmi. La terribile sensazione di restare da sola. Di non aver nessuno da poter chiamare, con cui potermi sfogare o semplicemente ridere. Non avere nessuno affianco a me è la sensazione più spaventosa che potessi mai provare. Un incubo che diventa realtà. Ma forse doveva andare così. Forse non era realmente mia amica se si faceva sentire giusto quando voleva lei. Forse era un bene quello che mi stava succedendo. Un bene... Si, forse. Ma rimango comunque sola. Quando ero bambina piangevo spesso, non ho mai avuto molti amici. Come si trovano degli amici?

Mi avvicino alla finestra per chiuderla. Mi fermo di colpo con le mani per aria. Rimango interdetta. Sapevo che l'edificio di fronte il mio era disabitato sebbene di recente aveva subito qualche ristrutturazione da parte del vecchio proprietario. Ma allora com'è possibile che la stanza di fronte la mia ha la luce accesa?

******

Eccomi! Sono curiosa di sapere cosa ne pensate della storia. Si, lo so. Un solo capitolo non basta per valutare una storia ma prometto di aggiornare presto! Au revoir!

MayaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora