- Voi ragazzi, - concluse Eric - siete la bandiera di questa rivoluzione. Siete la nostra miccia, la nostra bomba ad orologeria, la nostra speranza. Cercate di tornare tutti interi, intesi? Noi faremo il possibile per far sì che ciò accada.

Alexi strinse forte la mano di Kyle. Cercò il panico nel suo cuore, ma non ne trovò traccia. Una strana fiducia la invase. 

Possiamo farcela.

- Naturalmente - intervenne Chatarina con il suo solito tono saccente - noi vi guideremo per tutto il tempo e voi dovrete obbedire a tutti i nostri comandi. Solo in questo modo potremo garantire la vostra incolumità e la buona riuscita della missione.

Eric scosse impercettibilmente la testa. L'ultima cosa di cui quei ragazzi avevano bisogno era qualcuno che cercasse di metterli in riga.

- Basta chiacchiere, il tempo corre e voi non ne avete sicuramente da perdere. In bocca al lupo ragazzi. Qui tutti crediamo in voi. Sarete l'orgoglio della nostra nuova e gloriosa nazione! - il padre di Alexi tagliò corto per evitare incidenti diplomatici.

Ci fu un silenzio assenso e i cinque vennero scortati verso l'uscita della Tana. Eric si avvicinò a sua figlia e la strinse in quello che sapeva troppo di un abbraccio d'addio.

- Se dovesse succedermi qualcosa, fai in modo di andare a prendere Rose. Lei merita di crescere con suo padre. - Alexi sentiva ancora su di sè tutto il peso della responsabilità della sorella. D'altro canto, era stata lei a prendersene cura per tutti quegli anni.

Eric glielo promise e la salutò con un bacio in fronte.

- Buona fortuna, mia Alexander. Sii l'eroina di cui tutti abbiamo bisogno. Ti voglio bene, bambina mia.

- Ti voglio bene anch'io, papà.

Ad Alexi si spezzò il cuore ripensando ai discorsi che suo padre le faceva sul coraggioso Alessandro Magno e pregò con tutta se stessa di poterlo incontrare di nuovo, per avere il tempo di dirgli tutte quelle cose che negli anni non si erano mai potuti dire.

Chatarina se ne andò senza nemmeno augurar loro buona fortuna e, dopo che anche Eric se ne fu andato, si ritrovarono soli con Kairo. 

L'uomo mise le braccia robuste sui fianchi e li squadrò.

- Devo ammettere che siete il gruppo più strano che mi sia mai trovato a dirigere... ma mi piacete. Sono sicuro che faremo grandi cose assieme! Coraggio, tenete il passo. Allora. Adesso ci dirigeremo verso l'uscita est, poi passeremo per il bosco. Dovremo evitare di dare nell'occhio e sono sicuro non ci sia bisogno di ricordarvi come comportarvi. Mi dicono che siete il meglio del meglio, quindi mi aspetto come minimo la perfezione. Una volta sul camion, il viaggio sarà lungo e turbolento. Non ci sono strade dirette quindi l'arrivo è previsto per domani in mattinata, in una delle città satellite di Crown City. Per tutti, voi siete le reclute di CharmenCity. Immagino che sappiate simulare alla perfezione il pessimo accento dei suoi abitanti.

- Ci abbiamo lavorato tutto il mese - rispose Alexi.

- Ci avete lavorato? Cosa siete, il gruppo d'uncinetto di mia nonna Griselde?! - Kairo le lanciò uno sguardo di sfida.

- No, signore. Naturalmente siamo perfettamente in grado di usare l'accento di CharmenCity - rispose Alexi guardandolo dritto negli occhi.

- Quindi sicuramente saprai dove trovare una pappica, quando la tua signora te ne chiederà una. - la sfidò.

- Certamente, anche se dubito che mi chiederà mai di portarle un peperone.

Kairo si lasciò sfuggire un ghigno.

- E voi cosa ve ne fareste di una passeta? - disse rivolgendosi agli altri.

- Nulla - rispose Jan - perchè immagino che se i miei superiori mi trovassero su una sedia a gozzovigliare mi spedirebbero dritto in cella!

- Molto bene. - approvò Kairo

- Anche se - precisò Harry - tra i criteri di selezione di una recluta c'è anche la perfetta dizione e l'utilizzo della lingua nazionale, senza sporcature dialettali. Quindi, al massimo potrebbe caderci una parola qua e una là, nei momenti di relax.

- Ok, avete ripassato la lezione. - Kairo li guardò con aria soddisfatta - Ora vediamo se sarete anche bravi a sopravvivere.


Giunsero davanti ad una spessa porta di metallo, dove sei persone li stavano aspettando. Alexi non riuscì a capire cosa ci facessero lì. Non avevano nulla in comune tra loro: una donna incinta, un uomo che doveva avere almeno settant'anni, una robusta signora di mezza età, uno che aveva tutta l'aria di essere un giovane hacker con occhiali e cappellino, un omone con grossi baffi neri e, suo malgrado, la ragazza con i capelli neri e gli occhi azzurri che l'aveva chiamata "faccia da topo". Alexi notò che la guardava con fastidio e senza il minimo imbarazzo. Non c'era nulla da fare, la detestava.

- Cosa ci fa lei qui? - sibilò rivolta a Kyle, che però sembrava più sorpreso di lei.

- Non ne ho proprio idea. - rispose lui.

- Questi - intervenne Kairo, dissipando ogni dubbio - sono i Custodi. Per sicurezza, abbiamo escogitato questo metodo, finora infallibile, per controllare ogni accesso ed ogni uscita dalla Tana. Ognuno di loro possiede una chiave che permette di aprire questa porta. Se anche solo uno dei Custodi non è presente, non è possibile aprirla. Quando uno di loro esce da qui, lascia la chiave ad un vice-custode. In questo caso, Molly sarà la mia vice.

Fece un cenno di saluto alla corpulenta signora, poi estrasse una chiave lunga e stretta dalla tasca e la infilò in un buchino piccolissimo che si trovava alla base della porta. La girò sei volte in senso orario e due in senso antiorario, poi la estrasse e la lasciò cadere nel palmo di Molly.

Il tipo con l'aria da hacker estrasse una tessera che aveva l'aria di essere un aggeggio elettronico. La infilò in una fessura e una piccola luce verde si illuminò.

A quel punto la donna incinta si avvicinò ad un pannello che si trovava alla sinistra della porta e digitò, senza farsi vedere, un codice lunghissimo, dovevano essere quindici o venti cifre. Un piccolo "blip" indicò che l'inserimento era andato a buon fine.

Il signore con i baffi prese una grossa chiave dalla forma irregolare e curva e, con una tecnica raffinata, la inserì nella serratura, facendola roteare con un movimento di polso davvero particolare.

L'uomo più anziano strisciò semplicemente una carta magnetica e, in fine, la ragazza con i capelli neri si sfilò la collana che indossava, prese quello che Alexi aveva scambiato per un semplice ciondolo a forma di cilindro e lo infilò in un piccolo foro proprio accanto alla maniglia. A quel punto una luce rossa iniziò a lampeggiare sopra le loro teste e una voce metallica dichiarò: "Allarme disattivato".

Kairo li ringraziò e aprì la porta. Tutti continuavano a salutarli e ad augurare loro buona fortuna. Tra le tante voci, Alexi ne riconobbe una particolarmente femminile che sapeva come farsi distinguere.

- Torna tutto intero, Kyle!

La ragazza con i capelli neri lo fissava sorridente e gli fece l'occhiolino. Alexi avrebbe voluto tornare in dietro e prenderla a pugni, ma Kairo la spinse avanti insieme agli altri.

La pesante porta si chiuse con un rumore sordo dietro di loro. 

Improvvisamente, tutto si fece buio.


Rebel - Il Giorno dei DoniOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz