2. ☞Misunderstandings☜

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«Devi venire a cenare.» dice Jace bussando alla mia porta.

«Non ho fame.» rispondo.

«Dai Ab, non fare così.» continua aprendo la porta e sedendosi accanto a me.

«No Jace. Non ho intenzione di mangiare e vedere il viso di mamma soddisfatto.»

«La credi così crudele?»

«Sì. Sapeva benissimo quanto odiassi quella scuola.»

«Ha avuto le sue ragioni.»

«Non me ne frega delle sue ragioni. Quella scuola è frequentata da persone che sono il mio opposto.»

«E allora?»

«Ci saranno tutti quei figli di papà che mi guarderanno dalla testa ai piedi solo perché magari i loro genitori hanno delle multinazionali e i miei no.»

«Non avevi detto che non te ne fregava dei giudizi delle persone?»

«Sì, ma questa volta è diverso.»

«Spiegati meglio.»

«Jace,non lo so. Non credo che una scuola come la New York High School faccia per me.»

«Tu non sei diversa dagli altri.»

«Ho le mie regole a differenza di altri. Se le persone credono che starò ai loro stupidi giochetti, si sbagliano.»

«Ab, credo che così ferirai solo la mamma.»

«Meglio.»

«Perché fai così?»

«Perché mamma non vuole capire che io non sono te!» grido.

Era da un po' che volevo dirglielo,però forse ho sbagliato. Non è colpa sua se mia madre non è fiera di me.

«Mi dispiace.» sussurra.

«No, Jace. Ho sbagliato io, scusa. Non volevo dirlo. È solo che per la mamma tu sei il figlio perfetto, mentre io no.»

«Sai bene che non è così. Mamma vuole solo il meglio per te.»

«Se per "il meglio" intendi farmi cambiare, allora no.»

«Forza sorellina,andrà tutto bene. Sono solo nove mesi di scuola.»

«Ovvero duecentosettanta giorni.»

«Passeranno in fretta.»

«Jace, sai cosa significa restare in una scuola per duecentosettanta giorni senza poter fare nulla che violi le regole?»

«Davvero hai intenzione di seguire tutte quelle regole?» chiede scoppiando a ridere.

Forse ha ragione. Non necessariamente devo seguire le regole, o almeno non tutte.

«Hai ragione.» rispondo scattando in piedi.

«Dove stai andando?»

«A cenare. Dimostrerò a mamma che la NYHS non potrà cambiarmi e che se veramente non mi odia, allora dovrà accettarmi per quella che sono.» rispondo correndo in cucina.

Mia madre ovviamente appena vede corrermi, mi fulmina con gli occhi.

«Quante volte ti ho detto che le signorine non corrono in casa?» dice.

Però se provo a camminare mi rimprovera dicendo che ho la grazia di un elefante. Insomma, qualsiasi cosa faccia, per lei non va bene.

«Scusa.» mi limito.

My Rebel HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora