25 - La Favola Continua

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La sveglia suonò presto. Marco non era rientrato in camera ed ero solo. Mandai un messaggio ad Alice per incontrarla: volevo parlarle del tour e della mia decisione.

Mi rispose immediatamente.

"Ci vediamo all'ingresso tra mezz'ora. Bacio."

Mentre finivo di prepararmi mi guardai allo specchio. Ero sicuro della decisione che avevo preso? L'immagine che stavo osservando non era più quella decisa del giorno prima. Scacciai ogni pensiero e uscii dalla stanza con le cuffie alle orecchie ascoltando Dirty Rain di Ryan Adams.

Alice era sdraiata sul muretto appena fuori dall'Accademia. Indossava occhiali da sole, jeans e Converse rosse. Anche lei, come me, stava ascoltando della musica. Non mi aveva visto. Mi avvicinai e la sentii canticchiare: era la prima volta che sentivo la sua voce.

Le toccai un braccio per attirare la sua attenzione e lei fece un salto per lo spavento. Tolse immediatamente gli auricolari e mi sorrise.

- Ciao! Non ti avevo visto.

- L'ho notato. – Non dissi nulla sul fatto che stesse cantando, era un argomento del quale non avevamo più parlato e sapevo che la rendeva triste.

- Dove vogliamo andare?

- Passeggiata al parco?! - Mi propose.

Ci incamminammo mano nella mano.

- Cosa stavi ascoltando?

- Una canzone di Ryan Adams.

Mi bloccai.

- Dirty Rain?

-No. Do I wait. Ti piace Ryan Adams? Non me lo hai mai detto.

- Lo stavo ascoltando mentre venivo da te.

All'improvviso mi venne un'idea.

- Aspettami qui. Torno tra dieci minuti.

Non le diedi tempo di controbattere e ripercorsi velocemente la strada verso l'Accademia. Presi la mia chitarra e tornai da Alice.

- Dovevo immaginarlo. Non riesci a stare a lungo senza la tua chitarra.

Non le risposi. Continuammo a camminare e arrivammo in uno slargo. Ci sedemmo sull'erba e iniziai a suonare e a cantare un brano di Ryan Adams. Alice si sdraiò sul prato. Era particolarmente silenziosa e la cosa non mi piaceva. Cosa stava pensando?

Conclusi la canzone e le presi una mano.

- Tutto ok?

- Sì! Non preoccuparti. Oggi sono solo un po' malinconica.

- Come mai?

- Niente di particolare. Stavo ripensando a quest'ultimo anno. Tra poco mi diplomerò. Questi per me sono gli ultimi mesi in Accademia.

Non lo sapevo e avvertii una strana sensazione. Non riuscivo a capire se fosse delusione o paura.

- Quest'anno sono successe molte cose. Ho vissuto molti cambiamenti: la morte di mia madre, la perdita della mia voce... poi sei arrivato tu. Pensavo a tutto questo. E al fatto che tu partirai presto.

- Ascolta... - non mi fece continuare quello che stavo per dirle.

- Aprirmi a te mi ha fatto bene. Anche la mia musica ne ha beneficiato, perlomeno è quello che mi ha detto il mio Maestro. Ho voglia di suonare anche per gli altri, non solo per me stessa. E per questa cosa non so davvero come ringraziarti.

Il tuo amore ha toccato il tempo che si era fermato e adesso è ritornato a scorrere.

L'attirai a me e la strinsi dolcemente.

- Ti ho già detto che per te ci sarò sempre.

Alice non era a conoscenza dei miei dubbi e delle mie insicurezze, e dava per scontata la mia partenza. Decisi di dirle la verità.

- Ieri sera, dopo averti riaccompagnato in camera, ho fatto due telefonate.

Mi guardò incuriosita.

- Ho chiamato mio padre e poi Sara. - Non sapevo se, dopo quello che era successo con la mia amica, Alice fosse infastidita dal fatto che avessi risentito Sara, ma non disse nulla a riguardo.

- Avevo bisogno di un consiglio sulla mia partenza e loro due sono le persone che mi conoscono meglio e da più tempo. – Feci una breve pausa. - Parlare con loro mi ha fatto ragionare. Sarò sincero con te. Non partire, è il consiglio che mi ha dato mio padre. Secondo lui ho ancora tanto da studiare e imparare. E poi, la cosa più importante, è che non non voglio lasciarti sola. So con certezza che sentirei infinitamente la tua mancanza.

Anche la mia musica sta crescendo con te. Non so come hai fatto in così poco tempo, ma le tue parole riescono sempre a scuotermi e a tirare fuori il meglio di me, specialmente nei momenti di difficoltà. Non voglio partire anche perché sono terrorizzato da un pubblico così grande che noterà e commenterà ogni mio piccolo errore. Ho paura! – Presi la chitarra in mano e continuai. - Non voglio partire... ma devo. Lo devo a me stesso, al mio sogno, a questa chitarra che mi accompagna da anni e a te che credi in me. E' un'occasione unica e sono certo che se rimanessi qui, mi chiederei ogni giorno come sarebbe andata. Ci sono ancora innumerevoli incognite, non sono assolutamente sicuro di essere pronto, ma ho deciso di correre il rischio. Continuerò i miei studi al mio ritorno. Però voglio che tu sappia che penserò a te ogni giorno e che mi mancherai davvero tanto.

Attesi con ansia una sua risposta.

Alice mi sorrise.

- Per un momento ho pensato di dovere prendere a calci quel bel fondoschiena che ti ritrovi. Certo che devi andare! E non preoccuparti per me. Sto bene e non andrò da nessuna parte. Aspetterò il tuo ritorno, anche fuori dall'Accademia.

Ci abbracciammo stretti e rimanemmo così per un po', poi lei mi fece alzare.

- Torniamo in Accademia, voglio farti sentire una cosa.

Entrammo nella sala prove. Alice si sedette al pianoforte e iniziò a suonare. Non avevo mai sentito quel brano musicale. Fui trasportato col pensiero lontano da quella stanza. Era una melodia dolcissima, che mi penetrava.

Improvvisamente la musica s'interruppe: il brano si era concluso prima che potessi rendermene conto.

- Wow!

- Ti piace? L'ha composta un mio amico. E' una delle mie preferite.

- E' bellissima.

- Il titolo è "La Favola Continua" (Opera del pianista Michele Di Toro. Trovate il brano nella sezione multimediale del capitolo).

- Ti amo.

- Al tuo ritorno mi troverai seduta al pianoforte.

Le sue parole furono seguite da un tenero bacio.

Avevo deciso di partire e Alice aveva sostenuto la mia decisione.

Ero elettrizzato e non vedevo l'ora di intraprendere la mia nuova avventura.

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