ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 39

1.8K 66 3
                                    

𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐑𝐔𝐓𝐇 𝐔𝐍𝐓𝐎𝐋𝐃

ERICA

"Alla fine raggiunsero un'intesa.
Decisero amichevolmente di essere nemici."
STANISLAW JERZY LEE

Il tacchettio reboante dei miei tronchetti di pelle contro il pavimento a scacchiera bianca e rossa fendette il religioso silenzio. Ero nella Chiesa di San Lorenzo, l'ultimo posto in cui mi sarei aspettata di ritrovarmi quella mattina. Anche se non potevo più dire di avere una qualche parvenza di controllo nella mia vita. Stava andando a rotoli e io non sapevo come fermare tutto ciò.

L'odore di stantio unito a quello dell'incenso e dei fiori colpì violentemente le mie narici; l'umidità passò oltre gli indumenti e i pori della mia pelle, sedimentandosi nelle ossa. Mi fermai a inizio navata avvertendo il contrasto tra il calore della struttura e il vento che ululava alle mie spalle, e mi guardai intorno sentendomi a mia volta osservata. La fioca e tremula illuminazione conferiva un'aria decisamente sinistra agli sguardi delle statue e dei santi affrescati alle pareti. Persino Cristo, che pendeva dall'alto soffitto insieme alla sua inseparabile croce come se fosse sospeso in aria con la sola forza della fede, sembrava che storcesse il naso al mio arrivo. Non potevo dargli torto. Il nero dei miei abiti e la folata di vento che mi aveva accompagnata facevano di me un ospite sgradito. Ricordavano che provenivo dal peggior buco dell'Inferno, che ero leale seguace del Diavolo e degna discendente di Lilith. 

<<Mi dispiace, ma quest'oggi le visite sono sospese.>>

Inarcai un sopracciglio. Ok che era un giorno festivo, ma una volta che mettevo piede in Chiesa sbattermi la porta in faccia in questo modo, cazzo, era da maleducati. Avrei potuto sempre cambiare idea e decidere finalmente di intraprendere la retta via, e lui che fa? Mi caccia? Beh, non lo avrei fatto comunque. Tanto meno gli avrei chiesto di battezzarmi. Papà non aveva voluto, dichiarando che aveva preferito che fossi io a scegliere la mia propria fede anziché impormela per parentela. Da quel che sapevo mamma non aveva posto obiezione, ma stranamente aveva insistito per battezzare invece Giovanni e Giulia. Che si fosse pentita? Beh, si mettesse l'anima in pace perché non sarei tornata indietro.

Sorrisi mentre mi toglievo gli occhiali da sole e li incastravo nel colletto del maglione lasciato scoperto dal cappotto. Infilai poi una mano in tasca e lo osservai: mi dava le spalle e accendeva con dedizione i candelieri dell'altare spenti per il vento.

<<Pensavo che le porte della casa del Signore fossero sempre aperte>> commentai con tono gioviale. La mia voce rimbalzò contro le pareti di pietra e fece eco.

Padre Andrea si fermò, la schiena ora dritta, gli occhi fissi su un punto di fronte a lui. Mi aveva riconosciuta. Si voltò infine a guardarmi con le labbra arricciate in un sorrisetto. I suoi occhi neri luccicavano di felicità e nostalgia; i suoi capelli tendevano maggiormente verso il bianco di quanto ricordassi. Era invecchiato. Erano passati quattro anni dalla mia ultima visita conclusa con un acceso dibattito sulla veridicità della fede e segretamente era contento di rivedermi; in fondo ero la sua piccola peccatrice preferita. Non ero più tornata da allora, nemmeno per porgergli un saluto, rimarcando il mio distacco dalla religione, anche se questo aveva significato separarmi dall'unico adulto che mi aveva vista crescere e che era mio amico, prima di incontrare Edoardo Ferrari e perdere anche lui insieme a mio padre.

Socchiuse gli occhi come una vecchia volpe e mi osservò con un bagliore intenso dettato dalla curiosità. Il sorriso non abbandonava le sue labbra.

<<Cosa porta un ateo nella casa di Dio?>>

𝐁𝐮𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora