ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 46

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𝐓𝐇𝐄 𝐑𝐀𝐂𝐈𝐍𝐆'𝐒 𝐐𝐔𝐄𝐄𝐍

Piccola Nota
Prima di iniziare, voglio informarvi che
il capitolo sarà lunghetto.
Pertanto, vi consiglio di mettervi comodi
- a letto o sul divano, non ha importanza -
e di avere vicino a voi una tazza di thè o una
Red Bull (io ne sono dipendente)
o qualcosa da sgranocchiare.
Detto ciò, auguro a tutti voi
buona lettura.

ERICA

"Posso sentire l'amore, la vendetta e l'olio del motore che girano tutti insieme!"
MICHAEL KEATON

Oscar Wilde una volta disse: "Ci hanno promesso che i sogni possono diventare realtà, ma hanno dimenticato di dirci che anche gli incubi sono sogni". E io ne stavo vivendo uno proprio in quel momento, così reale da essere agghiacciante, così doloroso che la prospettiva di essere investita da un treno merci, in confronto, risultava sollevante. 

Il mio incubo era una donna alta un metro e sessantanove dai lunghi capelli castano cenere e gli occhi verde oliva, il cui taglio sinistro ricordava quello delle peggiori serpi del pianeta. La cosa peggiore era che indossava il mio vestito e le stava pure bene, che cazzo. Ma d'altronde a Elena Castelli tutto le era sempre andato bene. Il suo modo di essere, il suo portamento erano di una letale signorilità che tendevo a dimenticare quando subentrava il suo lato psicotico amplificato dal potere annebbiante dell'alcol.

<<Che cazzo ci fa qui?>> La sua voce era queta, ma di quella quietezza angosciante che porta a temere vivamente per la propria pelle. Sapevo che non ce l'aveva con me, almeno in parte. <<E vedo che indossa il tuo vestito. A quanto sembra, è riuscita a rimuovere le macchie di pittura>> osservò e la mia bugia andò a troie, come forse ci sarebbe andata anche quella serata del cazzo. <<L'hai invitata tu?>>

<<Ma ti pare?>> esclamai piano, inorridita per averlo anche solo supposto. <<Credimi, ne so quanto te. E per quanto riguarda il vestito, io...>>

<<Se è un'altra balla che stai per dire, risparmiatela>> mi liquidò, epigrafico, e così feci. <<Non me ne frega un cazzo del vestito. E ora vediamo di mettere la parola fine a questa serata e di farlo più in fretta possibile.>>

Fu il primo a muovere un passo verso l'ingresso, ma quel che dissi lo arrestò subito dopo.

<<Sei arrabbiato con me?>>

Che domanda idiota.
Certo che era arrabbiato con me.

Spesso andava a finire così. Non eravamo affatto una coppia facile, per di più il mio rimuginare continuo sulle cose, sulla situazione, in qualche modo ostacolava entrambi, per non parlare dei segreti, e credo che almeno su quello fossimo entrambi d'accordo.

<<Dovrei, ma onestamente non ne ho il diritto>> dichiarò, il tono nitido in netto contrasto con il mio, lasciandomi senza parole. <<Farei la figura dell'ipocrita>> continuò ed ero certa si riferisse alla sua tendenza a non parlarmi mai veramente di sé e di come glielo avessi quasi rinfacciato alla casa nel bosco e implicitamente di come io ne replicassi il comportamento, occludendo alla sua attenzione i miei costanti conflitti con Elena e il resto.
Eppure, nonostante ciò, eravamo comunque in grado di leggerci a vicenda. Oltre la coltre di enigmi, riuscivo a intravedere chi era, le crepe che si apriva da solo, per me, e a cogliere la bellezza quanto la spaventevole sensazione della verità nuda e cruda.

𝐁𝐮𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭𝐬 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Onde histórias criam vida. Descubra agora