ℭ𝔞𝔭𝔦𝔱𝔬𝔩𝔬 35

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𝐆𝐀𝐌𝐄 𝐎𝐕𝐄𝐑

ERICA

"Gli disse che l'amore era un sentimento contro natura, che dannava due sconosciuti a una dipendenza meschina e insalubre, tanto più effimera - quanto più intensa."
GABRIEL GARGÌA MÁRQUEZ

Nessuna delle ragazze sapeva giocare a biliardo, eppure si accodarono a ruota mentre seguivo a mia volta Enrico e i ragazzi, e li sentivo parlare tra loro come se non ci fossi. 

<<Mio Dio, lo stiamo per fare davvero? Un torneo di biliardo con le ragazze?>> domandò Matteo, eccitato, gli occhi puntati su Enrico. 

<<Finirà prima che imparino a giocare>> commentò Stefano sicuro di sé. 

Accartocciai il volto in una smorfia di disappunto. Questo lo vedremo, stronzo.

<<Io non ne sarei così sicuro se fossi in te>> lo avvertì Christian con una punta di fierezza nella voce. Sorrideva e guardava avanti a sé in un modo che ti faceva pensare di avere di fronte il viso di una persona amata anziché un corridoio ampio ed elegante. 

<<Comunque sia, andrà a finire che qualcuno di noi si ritroverà all'ospedale.>> 

<<Sì, e probabilmente quel qualcuno sarai tu>> scherzò Matteo.

<<Non voglio essere con te quando i dottori scopriranno che le tue condizioni saranno dovute a una rossa riccia>>lo affiancò Christian. 

<<Ma che cazzate andate sparando?>>

<<Guarda che non attacca con noi. Ti abbiamo visto prima.>> 

<<Dalla balconata>> precisò Matteo. 

<<E allora?>> 

<<Eravate sul punto di arrivare alle mani.>>

<<È venuta senza invito>> scattò Stefano. 

<<Siamo stati invitati tutti, Steph>> gli fece notare Christian. 

<<Tutti no. Lei non la volevo qui.>>

Aggrottai la fronte tanto per la rabbia quanto per la curiosità. Che motivo aveva di prendersela tanto con Chiara? Ok, non andavano d'accordo, ma non era un motivo valido per escluderla dalla festa e quando poteva benissimo vederci. Cazzo, gli abitava di fronte!

<<Aggiungila di nuovo al gruppo>> gli ordinò Enrico, la sua voce fredda e ferma come la sua espressione, o almeno così mi sembrò osservandolo da dietro. Stefano si preparò a ribattere, ma Enrico non sentì ragioni. <<Adesso.>> 

Stefano borbottò qualcosa e tirò fuori il cellulare mentre Matteo sghignazzava e Christian camminava in silenzio. Sentii il suono di una notifica alle mie spalle, conferma che Stefano aveva fatto quello che gli era stato impartito. Ci lasciammo indietro il suono dei bicchieri che tintinnavano, delle bottiglie che venivano stappate, la musica e gli schiamazzi degli invitati. Il pavimento a scacchiera si sostituì presto a un costoso e chiaro parquet in legno. Entrammo in una vasta sala da biliardo arredata con uno stile classico-moderno. Al centro della stanza erano posizionati quattro tavoli da biliardo mentre le stecche erano affisse in bella mostra alla parete. Un divano in pelle a mezzaluna e un minibar di marmo nero all'angolo davano vita all'area ristoro. Lo stereo fendeva il silenzio con musica da sottofondo. Addosso alla parete adiacente l'ingresso, sei poltroncine di pelle offrivano la possibilità ai giocatori o agli eventuali spettatori di sedersi durante la partita. Le lunghe tende drappeggiate color porpora erano fissate ai lati delle finestre dando modo di osservare ciò che accadeva nel frattempo in piscina. I faretti led a cerchio sul soffitto insieme alle lampade sopra ai tavoli da biliardo contribuivano a conferire una giusta illuminazione alla stanza e a creare un'atmosfera rilassante.

𝔇𝔢𝔳𝔦𝔩𝔦𝔰𝔥 𝔓𝔩𝔞𝔶 [𝒾𝓃 𝓇ℯ𝓋𝒾𝓈𝒾ℴ𝓃ℯ✍️]Where stories live. Discover now